Furti di motorini a Livorno: la nostra provincia sul podio per cinquantini spariti
Siamo secondi in Italia: 51,4 denunce ogni 100.000 abitanti per gli scooter più piccoli. Ma anche per i motocicli la graduatoria non è rosea
LIVORNO. Ben 280 motocicli rubati in un anno, 85,7 ogni 100.000 abitanti. E 168 cinquantini spariti, 51,4 ogni 100.000 residenti. I numeri – frutto di un’elaborazione dei dati forniti dal ministero dell’Interno – sono quelli del Sole 24 Ore, utilizzati per l’ultima edizione dell’indice provinciale della criminalità. Le cifre, relative al 2021, collocano Livorno in cima alle classifiche nazionali: seconda provincia d’Italia per furto di ciclomotori e quinta per motocicli. Il confronto viene realizzato provincia per provincia in base alle denunce presentate dai cittadini, un dato affidabile quando si parla di scooter spariti visto che viene da pensare che chiunque, non trovando più il proprio mezzo a due ruote parcheggiato, anche solo per l’aspetto assicurativo vada a sporgere querela alle forze dell’ordine.
Molti motorini in città
Ma come mai Livorno è così in alto nelle graduatorie? Sicuramente i furti ci sono e le persone denunciano sempre, tanto che arrivano querele ogni 20 ore. Ma c’è altro. Innanzitutto la nostra città è fra quelle col più alto numero di motorini in rapporto agli abitanti, il che spiega anche perché ci sono tanti furti. Più mezzi ci sono, infatti, più statisticamente possono aumentare i reati a essi collegati. E come mai quasi sempre sono Sh? Anche qui la risposta c’è. Il modello di punta della Honda è largamente il più venduto in città, tanto che uno dei principali rivenditori cittadini, Balzarini Moto, al Tirreno ha più volte fatto presente come Livorno da questo punto di vista sia una roccaforte per la casa nipponica. E gli Sh, evidentemente, hanno anche mercato e sono facilmente piazzabili dai ricettatori.
Furti su commissione
Altre inchieste, in passato, hanno dimostrato il coinvolgimento dei minorenni sulla sparizione dei motorini in città. Furti su commissione, con gli ordini dei pezzi di ricambio su Telegram, il programma di messaggistica istantanea simile a Whatsapp, con i suoi canali. Altre volte, invece, gli scooter vengono semplicemente rubati per compiere altri furti e poi abbandonati per la strada. «Capita – aveva spiegato nei mesi scorsi una fonte anonima della questura al Tirreno – che gli scooter, specie i cinquantini, vengano utilizzati per le “spaccate” nei negozi o per mettere a segno altri furti. Se un ladro viaggiasse con un motorino a lui intestato, grazie alle telecamere cittadine, verrebbe probabilmente smascherato. In questo modo, invece, riesce ad aggirare l’ostacolo e quando verifichiamo il mezzo con cui si è mosso scopriamo, magari, che pochi giorni prima il proprietario lo aveva denunciato».
Il riciclaggio
Non solo furti e ricettazioni, a Livorno la scorsa settimana due persone sono state arrestate per riciclaggio mentre smontavano uno scooter in un campo. Sono il quarantaquattrenne Riccardo Ricci e il quarantunenne Federico Semeria – difesi dagli avvocati Luciano Picchi e Barbara Luceri, coinvolti anche nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Niccolò Volpe sulla ricettazione e il furto dei motorini nella seconda metà del 2020 – il cui arresto è stato convalidato su richiesta della pubblico ministero Ezia Mancusi. I due sarebbero stati sorpresi dalla polizia di Stato mentre stavano smontando uno scooter rubato, con affissa la targa di un altro mezzo. Da qui l’accusa di riciclaggio. Il reato in questione, secondo il codice penale, punisce «chiunque sostituisca o trasferisca denaro, beni o altre utilità provenienti da un delitto o compia in relazione a essi altre operazioni in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa» con la reclusione da «quattro a 12 anni e con la multa da 5.000 a 25.000 euro», anche se «la pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena di reclusione inferiore nel massimo a cinque anni». l
S.T.
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