Caos sugli autobus livornesi, l'allarme: «Dopo la scuola sulla linea per Colle si fumano le canne»
La protesta di alcuni dipendenti di Autolinee toscane: «Sulla tratta 104 gli studenti sono fuori controllo, l'ultimo caso 15 giorni fa»
COLLESALVETTI. Una linea dei bus extraurbani dove «abitualmente si fumano le canne». È la numero 104 che da Livorno, precisamente da piazza Grande, porta a Collesalvetti passando da via Firenze, Stagno, Guasticce, Le Murelle, Vicarello e la via Emilia. E proprio qui – secondo diversi autisti di Autolinee Toscane, che Il Tirreno ha incontrato ieri per chiedere conto delle continue aggressioni ai loro danni – ci sarebbero diversi problemi con alcuni studenti al ritorno da scuola. In particolare ttorno alle 14.
L’ultimo caso, con un autista costretto a chiamare il 112, è avvenuto una quindicina di giorni fa. Alcuni ragazzi, infatti, avevano deciso di fumare la droga sui sedili posteriori. Contravvenendo a ogni legge, regola di mobilità e buon senso civile. «Purtroppo quella tratta ha questi problemi e da quanto ne so le forze dell’ordine non sono riuscite nemmeno a intervenire – racconta Marco Spigoni, dipendente di Autolinee toscane che, dai tempo di Atl e poi Ctt nord, si batte anche con i ministeri per far installare le cabine di guida chiuse su tutti i mezzi pesanti della flotta – ma le criticità in verità non sono solo sull’extraurbano, pure sul cittadino: non più tardi di qualche giorno fa, alla Guglia, sono saliti alcuni ragazzi che fumavano la sigaretta elettrica. È proibito anche questo e magari le persone non lo sanno. Altri problemi che si manifestano sono le persone che ti ostruiscono la visuale: in piazza della Repubblica, ad esempio, all’altezza dell’incrocio con via de Larderel siamo costretti a chiedere loro di spostarsi perché non vediamo le macchine sopraggiungere. Con una cabina chiusa, tutto questo, non accadrebbe. Per non parlare delle maleodoranze di alcuni passeggeri. C’è sicuramente malessere generale e ci sono persone con problemi mentali, ma non è colpa né dell’azienda, né chiaramente di noi conducenti».