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Violenza

Livorno, entra nella cabina del bus in corsa e tenta di farlo schiantare su un muro

Stefano Taglione
I carabinieri durante un intervento per dei violenti su un bus (foto d'archivio)
I carabinieri durante un intervento per dei violenti su un bus (foto d'archivio)

Livorno: paura in via de Larderel dove un passeggero ha tentato di sabotare la linea A. Il motivo? L’autista, all’andata, si era rifiutato di farlo salire in mezzo alla strada

30 marzo 2023
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LIVORNO. Ha minacciato e aggredito il conducente dell’autobus tentando di farlo finire contro il muro di un palazzo. Una tragedia sfiorata, quella avvenuta nella serata di lunedì 27 marzo in via de Larderel, con un livornese di circa 65-70 anni, poi fuggito, che ha girato verso di sé lo sterzo del mezzo pesante dopo essersi sporto nella cabina di guida e solo grazie alla prontezza di riflessi dell’autista di Autolinee Toscane non è riuscito a provocare gravi ripercussioni ai circa 15 passeggeri a bordo della linea A, diretti verso il centro, rimasti  tutti illesi.

La rabbia del passeggero

Ma come mai il passeggero ha aggredito il conducente? Bisogna fare un passo indietro rispetto al momento dell’aggressione, avvenuta attorno alle 21.40 di quattro giorni fa. L’autista stava transitando in via de Larderel, diretto verso la stazione dei treni, quando lo stesso passeggero che poi si trasformerà in persona violenta rincorre il pullman cercando di salire fuori dalla fermata, in mezzo alla strada, non certo in condizioni di sicurezza per se stesso e per gli altri passeggeri che sono a bordo e stanno andando verso Livorno centrale. Così, il giovane, gli fa segno di non poterlo aiutare (per costrizione, non certo per volontà) e tira dritto, oltrepassando il semaforo verde e imboccando viale Carducci. L’autista certo non poteva aspettarsi che al ritorno, una volta diretto verso il centro per la corsa successiva, lo stesso sessantacinquenne-settantenne lo aspettasse allo stop del Cisternone per regolare i conti. E così ha fatto, inveendo contro di lui, minacciandolo, cercando di tirargli addosso uno zaino con dentro una bottiglia di metallo e tirando a sé lo sterzo rischiando di farlo finire contro il muro di un palazzo di via de Larderel, vicino al tribunale civile, visto che dopo averlo ospitato a bordo il conducente, ovviamente, ignaro di quello che potesse accadere di lì a pochi secondi aveva rimesso in marcia il pullman per concludere il percorso stabilito dal contratto di pubblico servizio.

La violenza

Ed è proprio mentre il bus numero A4096 (linea A cittadina) è ripartito che si è scatenata l’immotivata e illogica violenza, che avrebbe veramente potuto comportare gravi conseguenze per i passeggeri a bordo. Prima, il sessantacinquenne-settantenne, ha insultato il giovane autista in tutti i modi. Poi si è sporto nella cabina mettendosi davanti alla sua faccia e cercando di tirare lo sterzo verso destra, quindi in direzione del marciapiede e dell’edificio a bordo strada. È a questo punto che l’autista, con una grande prontezza di riflessi e forza fisica, è riuscito a fermarsi. Rallentando, arrestando il mezzo e schivando, per fortuna, il lancio del suo stesso zaino che il passeggero violento era riuscito ad afferrare per tirarglielo in faccia. L’aggressione è stata evitata anche grazie all’intervento di un ragazzo e di un uomo, fra i 15 passeggeri a bordo in quel momento, che hanno prima provato a calmare la persona violenta – capelli grigi lunghi e baffi marcati, altezza di circa un metro e 70 centimetri – poi di peso a fermarla per evitare che potesse scavalcare ed entrare nella cabina di guida per picchiare l’autista di Autolinee Toscane che nessuna provocazione, ovviamente, aveva mai rivolto nei suoi confronti, rimanendo sempre calmo e non rispondendo ai ripetuti insulti pronunciati nei suoi confronti. Offese anche gravi, irripetibili, soprattutto scaturite dal nulla e dopo un quarto d’ora da una decisione, quella dell’autista, che non poteva essere soddisfatta: farlo salire fuori fermata in mezzo alla strada trafficata.

«Scendo con te...»

Il passeggero, nonostante l’intervento delle altre persone a bordo, non si è affatto calmato. Rifiutandosi di scendere: «Io scendo quando scendi tu... non prima», sottintendendo neanche troppo velatamente di voler picchiare e ferire il dipendente dell’azienda controllata da Ratp Dev, la società d’oltralpe partecipata dal gruppo pubblico francese Ratp. Minacce andate avanti per diversi minuti, con l’autista che nel frattempo aveva aperto le porte per far scendere l’uomo e proseguire il servizio. E che solo alla fine, messo alle strette anche dagli altri ospiti a bordo, ha deciso di andarsene e incamminarsi verso viale Carducci, e la stazione dei treni, dove era diretto visto che all’andata aveva chiesto di salire fuori fermata proprio sulla corsa che aveva come capolinea piazza Dante.

«Sei un vigliacco»

Il conducente, subito dopo l’aggressione, ha chiamato il 112, con la centrale unica di emergenza che ha allertato i carabinieri. Nel frattempo, però, il passeggero è sceso urlandogli «Vigliacco» proprio perché, a suo dire, l’autista non avrebbe dovuto avvertire i militari dell’Arma: «È l’unica cosa che posso fare», così gli ha risposto il ventiseienne. Alla fine, nella telefonata, il responsabile della corsa ha comunque spiegato alla centrale di viale Fabbricotti di non richiedere più l’intervento, dal momento che il bus stava ripartendo e il passeggero violento, purtroppo, aveva già fatto perdere le sue tracce. Ma la colluttazione è stata immortalata in alcune immagini che presto potrebbero essere messe a disposizione degli inquirenti, in modo da risalire all’uomo che rischia ora una denuncia per interruzione di pubblico servizio (ma anche minaccia aggravata). L’autista, che ha regolarmente concluso la sua corsa senza ritardi, ha deciso di non farsi refertare al pronto soccorso, visto che per fortuna non era rimasto ferito.

Ora più telecamere

Le telecamere a bordo sono uno dei rimedi individuati dall’azienda, così come il “Panic button” ovvero un pulsante che avvisa direttamente la centrale di Autolinee Toscane del pericolo, ma secondo il sindacato Usb l’occhio elettronico è ritenuto «un palliativo inadeguato e pertanto inutile. La quasi totalità delle volte queste aggressioni avvengono per mano di squilibrati con patologie mentali o per l’effetto dell’assunzione di stupefacenti o alcol, che non hanno la reale percezione della gravità delle loro azioni. Pertanto è assurdo e fuori luogo immaginare che la presenza di una o più telecamere possa agire da deterrente». In ogni caso, gli impianti di sorveglianza, potrebbero contribuire a rintracciare gli aggressori o i ladri: è il caso del borseggio di due giorni fa in via della Scopaia, sul bus 11: purtroppo, su quel pullman, di quattro telecamere non ne funzionava nemmeno una e la polizia difficilmente potrà risalire alla donna che ha derubato un anziano di 85 anni.

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