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Dal Cecioni a New York, lo scienziato delle formiche pubblicato da Nature

di Flavio Lombardi
Una immagine di Jacopo Razzauti scattata in laboratorio da un suo collega l’altro ieri poco dopo il collegamento in video chiamata col Tirreno
Una immagine di Jacopo Razzauti scattata in laboratorio da un suo collega l’altro ieri poco dopo il collegamento in video chiamata col Tirreno

Jacopo Razzauti, 25 anni, è dottore di ricerca alla Rockfeller. «E pensare che al liceo...»

03 dicembre 2022
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LIVORNO. Neuroscienziato, 25 anni, da un anno e mezzo nella Grande Mela alla Rockfeller University nel gruppo di ricerca dei laboratori scientifici dell’omonimo ateneo, e già sotto i riflettori per lo studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nature” che porta la firma sua e di altri suoi 8 colleghi con il professor Daniel JC Kronauer capofila.

Un giovane fenomeno del microscopio, impegnato in un’indagine sulla secrezione delle pupe delle formiche che diventa nutriente per le larve. Gli stadi, prima di avere una formica completamente sviluppata, sono infatti tre: uovo, larva, pupa. La secrezione, che diventa letale per la pupa creandole infezioni, diventa però un nutriente per la crescita della larva se una formica adulta la succhia e la dà alla larva. Nelle prove di laboratorio si è anche capito che le larve che non ricevono il fluido crescono peggio ed hanno meno vitalità.

Anche le formiche, nel loro piccolo, s’ingegnano, potremmo dire oggi, citando ma non fedelmente, il titolo di un libro di qualche anno fa. Si tratta di studi importantissimi, come lo sono tutti quelli degli entomologi. Che studiano gli insetti e la loro relazione con l’uomo, l’ambiente e altri organismi. Grandi sono i contributi a campi diversi come l’agricoltura, la chimica, la biologia, la salute umana e animale e la scienza molecolare. Lo studio degli insetti, serve anche, per esempio, da base per gli sviluppi nel controllo dei parassiti biologici e chimici, nella produzione e nella conservazione di alimenti e fibre, nell’epidemiologia dei prodotti farmaceutici e nella diversità biologica. Si può inoltre capire, con queste ricerche, il ruolo degli insetti nella diffusione delle malattie o il modo in cui gli insetti benefici contribuiscono al benessere di esseri umani, animali e piante.

Venticinquenne, si è detto. Nato nell’anno famoso anche per il film diretto da John Carpenter “1997 Fuga da New York”, con Kurt Russel protagonista, lui, Jacopo Razzauti a New York, c’è invece voluto andare. A chiusura di un cerchio iniziato quando, a 19 anni, diplomato in Scienze Applicate al liceo scientifico Cecioni, lascia Livorno per studiare in Scozia, a Dundee, frequentando il corso di laurea in neuroscienze. Per due motivi: all’epoca non esisteva, in Italia, la triennale uscendo dalle superiori; e poi, perché prima della Brexit, l’università per scozzesi ed europei (tranne per gli inglesi che dovevano pagare) era gratis. Lì, era il 2018, ha avuto opportunità di studiare i lemuri direttamente nella giungla del Madagascar, poi un Erasmus in Canada a studiare fisiologia e antropologia. «Durante la permanenza all’Università di Dundee - racconta Jacopo al Tirreno - ho vinto alcune borse di studio che mi hanno permesso di studiare in atenei prestigiosi come il Max Planck Institute of Neurobiology a Monaco. Ebbi pure l’opportunità dei miei sogni già nel 2020 per la Rockefeller University ma, a causa del Covid, saltò tutto. Siccome, a volte le occasioni tornano, la seconda volta che la Rockfeller ha chiamato, non ho saputo resistere. Rinunciando così a situazioni altrettanto interessanti come quelle di Oxford e Cambridge che nel frattempo si erano stagliate all’orizzonte. Insomma, ho scelto di fare il mio dottorato a NY, città meravigliosa anche per viverci».

È balzato alle cronache dopo la pubblicazione su “Nature” per le formiche, ma già ha voltato pagina. E si prepara alla prossima. «Ho appena cominciato ad occuparmi dei meccanismi di repellenza nelle zanzare e i rispettivi substrati neurali».

Quando era più piccolo, gli amici pensavano fosse un po’ strano. Ma forse, non più di tanto. Tra le sue passioni, tutto quello che ha a che fare con la natura e gli animali. «Non c’è nessuna differenza fra pescare gamberetti ai Pejani quando avevo 6 anni e li guardavo quando li mettevo nell’acquario cercando di capire cosa stessero facendo, cosa stessero pensando e quello che faccio ora. Lo spirito è lo stesso. Solo che ora ho più risorse. Babbo è un veterinario, sono sempre stato in mezzo agli animali e ho sempre avuto passione per studiarli; non potrei fare qualcosa che non coinvolga questo regno».

Fra le passioni c’è l’immersione subacquea col brevetto preso a Livorno e il birdwatching anche nei giardini pubblici. «Mi piace tutto quello che è rapporto con la natura».

Lo guardi e non pensi a uno scienziato. Capello spettinato, occhiali con montatura da basket alla Jabbar, abbigliamento come tutti i giovani della sua età, vive a colori, non è fidanzato ma con le coetanee ha successo. Perché è intelligente ed ha quella simpatia tutta livornese che gli dà una marcia in più. Il fuoco che arde dentro l’ha sempre avuto. Valorizzandolo da quando è all’estero. Il periodo del liceo, lo salta a piè pari. «Forse più per colpa mia, avevo anche 7 in condotta, facevo gli scherzi e forse qualche prof potrebbe pure chiedersi come io sia arrivato a certi risultati». Si capisce che qualche sassolino da togliersi ce l’avrebbe, ma va oltre. Il genio a volte non è del tutto compreso dai comuni mortali e per fortuna, l’arrivo, è sempre al Vigorelli.
 

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