Il Tirreno

Livorno

L’iniziativa

Renato, il prediletto dai livornesi, ora un archivio per i 2500 Natali

di Simone Fulciniti

	Il maestro con a sinistra l’amico collezionista Ugo Ughi
Il maestro con a sinistra l’amico collezionista Ugo Ughi

Il nipote di Ugo Ughi, collezionista e amico del maestro, firma dal notaio. L’obiettivo: fare ordine sulla vasta produzione e difendere il pittore dai falsi

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Renato Natali è stato uno degli artisti più amati della nostra città. Pittore straordinario, dotato di una mano "magica" in grado di immortalare Livorno come nessuno ha fatto mai, di coglierne l’essenza, il colore, la luce. Una Livorno spesso serale o notturna tra veglie, risse, popolani, e alcune splendide incursioni nel mondo del teatro.

L’idea dell’archivio

Daniele Ughi vive a Roma, ed è nipote di Ugo Ughi, un grande collezionista e amico del maestro (arrivato a possedere 600 quadri), appassionato come nessuno, elemento cardine nella storia che stiamo raccontando. Ebbene il fedele nipote, che ha ereditato questa passione smisurata, dopo aver realizzato un sito internet dedicato (renatonatali.it) in questi giorni ha formalizzato un atto ben più significativo. «Sono stato dal notaio per costituire l’Archivio Renato Natali - spiega -, con l’intenzione di mettere ordine nell’ampissima opera, che conta circa 2500 pezzi.

Il programma è quello di avere un archivio vero, un catalogo, organizzare mostre , difendere dai falsi, dare un futuro in senso storico e artistico a questo pittore».

Il nonno collezionista

La vicenda, come detto, parte da lontano. «Mio nonno era proprietario di alcuni bar storici di Livorno, per esempio il "Merlo d’Oro" che non esiste più, o il bar dei Quattro Mori. Insomma era un uomo della città. Ad un certo punto della sua vita, si è appassionò d’arte e cominciò a invitare a casa pittori anche sconosciuti che stimava. Uno di questi fu Giovanni Bartolena: infatti gli ortaggi o la frutta dipinti nelle sue celebri nature morte erano successivamente mangiati da mio padre.

Poi scoprì Natali e cominciò a collezionarlo; tirando su i prezzi tanto che un giorno, lo stesso Natali, appese un cartello alla porta del suo studio di piazza Lavagna con su scritto "Da oggi i prezzi sono aumentati" pensando che se altri guadagnavano così sulla sua arte, anche lui avrebbe dovuto adeguarsi». L’idea dell’archivio.

«Quando nonno è morto io e mio fratello abbiamo ereditato questa collezione, condivisa con mio zio. Mio padre invece se ne è sempre disinteressato. Ho cominciato a girare per aste, gallerie, mercanti, collezionisti, e, come facile intuire, me ne sono innamorato».

Alle aste andava mia nonna

Tanti gli aneddoti, anche gustosi, che è impossibile non fissare sul foglio. «Un artista che conosco grazie ai continui racconti di Ugo, che, alle aste, mandava mia nonna: non voleva far trapelare l’interesse per il quadro, perché sarebbe lievitata la quotazione. E lei contrattava fino all’acquisizione».

E prosegue.«Il nonno vendette dei quadri di Natali a prezzi all’epoca inconcepibili. Una volta gli fecero un assegno da 5 milioni la valutazione era 500 mila lire. E lui in giro Livorno in lungo e largo per far vedere a tutti che Natali stava prendendo valore, riducendo questo assegno in modo così consumato che alla fine non riuscì più di farselo cambiare».

«Era fatto così. Venivano collezionisti dal Veneto per comprare: se offrivano un milione li mandava via perché non erano in grado di apprezzare l’arte».

E ancora, «Verso la fine del 1958, gli avevano parlato di un bel quadro intravisto presso l’Antiquario Consorti in via Margutta a Roma : "un arlecchino, una mondana con cagnolino e un carabiniere". Telefonate col gallerista per avere qualche informazione con i dettagli realizzativi e Ugo partì in macchina per la capitale con il figlio Giovanni. La trattativa non decollò ma Ughi non volle tornare a Livorno senza l’Arlecchino. Padre e figlio passarono più di un’ora al riparo dalla pioggia "nascosti" in un portone di via del Corso per riflettere sul da farsi. Finché l’antiquario li raggiunse in strada con il quadro in mano offrendolo per la cifra proposta».

Natali sul web

Un sito internet che brulica di contatti. «Vi sono raccolti una serie di pezzi delle collezioni Ughi, e parecchi altri, autentici, di collezionisti che mi scrivono: non passa giorno in cui non mi viene chiesto di valutare economicamente un’opera o di dare certezze sull’autenticità. Ovviamente con la massima attenzione. Oggi sono un ottimo conoscitore, non il massimo esperto. Spesso ho confronti con la mia rete di contatti».

Daniele Ughi sottolinea la grandezza del pittore.

Il prediletto dai livornesi

«Indubbiamente - spiega Ughi - la capacità di descrivere scene livornesi reali, che si potevano trovare agli angoli delle strade di un tempo. Lui dipingeva a memoria. Si racconta che si innamorò di Livorno quando era a Parigi, e laggiù dipinse alcuni capolavori livornesi. Il suo dipingere la città non fu un limite: la ricorrenza nei soggetti è propria di importanti pittori. Forse sono mancati i veri appassionati in un momento in cui essere internazionali era più facile. Oggi è considerato pittore minore rispetto ad altri nomi. Il mio intervento punta anche a dargli un respiro più ampio. E per cominciare trovato tracce di Natali anche all’università di Pittsburg».

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