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Eike Schmidt: «Gli Uffizi, una risorsa per Livorno. Ma abbattete il cavalcavia della stazione»

Flavio Lombardi
Eike Schmidt: «Gli Uffizi, una risorsa per Livorno. Ma abbattete il cavalcavia della stazione»

Il direttore del grande museo fiorentino in visita alle Terme del Corallo. Ancora più convinto della validità del progetto, tuona: «Via il ponte»

02 settembre 2022
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LIVORNO. Sono ormai quasi le 13,30, il ritorno di Eike Schmidt da quel 30 dicembre 2020, sta per volgere al termine. Una stretta di mano per tutti, anche agli operai, poi il pensiero per il ristorante «quello dove si mangia bene, del resto sono a Livorno, si deve mangiare pesce...».

Un grande trasporto, tante idee. Come fosse Michelangelo Buonarroti davanti ad un blocco grezzo di marmo che attendeva di diventare una statua, lui ha compiuto ogni passo dentro le terme del Corallo pensando già a locali completamente restaurati. Un “rendering”, già impresso nella mente e con l’aiuto del telefonino che ha scattato immagini in molte occasioni. Come il grande artista protagonista del Poderoso Rinascimento Italiano, questo tedesco mezzo manager e mezzo uomo dalla grande cultura per la grande cultura, potrebbe essere ricordato un giorno come uno di quelli che contribuì al Rinascimento di Livorno. Ha la visione completa di questo luogo e non lo nasconde. «Sono ancora più entusiasta di quando venni la prima volta, perché allora si poteva parlare di un sogno concreto, dove però era la convinzione di potercela fare a essere il motore di tutto; questa volta posso dire che è già tangibile il segno che la macchina ormai si è messa in moto. Alcuni punti interrogativi che erano rimasti, ora sono fugati. Per esempio, non potei vedere le zone sotterranee, dove c’erano i bagni con le vasche ed alcune stanze ad uso medico. Erano invase da acqua e macerie. Adesso ho visto bene e mi sono venute altre idee che assieme ai tecnici ed al comune, possiamo realizzare». Non c’è solo la struttura principale, ma anche altro. Cose notate di sfuggita la volta scorsa, che a questo giro invece sono state guardate e immagazzinate nella memoria. «I giardini, gli altri annessi, e poi la vecchia sala cinematografica che è stupenda. Ci potremmo fare di nuovo un cinema che proiettasse in 15’/20’ la storia di Livorno, delle terme e che avviasse al percorso museale di ciò che fosse esposto in un particolare momento. Una cosa bellissima per i turisti, ma soprattutto per i ragazzi. Importante, sarà coinvolgere le scuole, dove si formano i nostri ragazzi. Che sono quelli rappresentano il nostro futuro. Dell’Italia, dell’Europa». Con la fantasia è già volato a quando tutto sarà compiuto. «Penso a quanto le terme recuperate, possano trasformare Livorno, quanto possano aggiungere. Un’offerta culturale con ritorni economici importanti. Sono grato al sindaco, agli architetti, i tecnici, gli operai, i volontari dell’associazione. Questi ultimi, hanno fatto una cosa enorme mossi dalla passione per la loro città. Confermo le potenzialità infinite di questo posto. Naturalmente tutto è legato all’abbattimento del cavalcavia. Che non si può vedere. E’ come il muro di Berlino. Qui, nel prossimo futuro, chi arriverà con il treno potrà raggiungerci subito». Dopo il primo lotto già finanziato per 2,2 milioni e per il cui recupero si è già partiti, dovranno essere intercettati altri 13-16 milioni. In parte col PNRR, in parte con altri fondi europei dedicati. «I crocieristi avranno un motivo in più per essere intercettati, e chissà quante navi saranno dirottate da Spezia verso Livorno. Qui, può diventare, con Montelupo, un esempio virtuoso di Uffizi diffusi. A Firenze abbiamo dei numeri considerevoli di ingressi nonostante l’attuale la defezione turistica dalla Cina, in gran parte Russia, India, Pakistan e Sud America. Dobbiamo prepararci però a nuove ondate che certamente verranno. Tutto questo, renderà più forte Firenze ma anche Livorno. E uniti, facendo squadra, il risultato di 1+1 non fa 2, ma molto di più». La sua visita non era programmata. Avverte quindi in diretta l’architetto Valerio Tesi, soprintendente per i beni architettonici e ambientali di Livorno e Pisa . Che si complimenta per la presenza di Schimdt nella città dei Quattro Mori, invitandolo a raccontargli tutto nei dettagli a breve.

Il suo sogno non è tornare quando sarà tutto fatto. «Assolutamente no, verrò in molte altre occasioni per curiosare, entusiasmandomi ogni volta per vedere gli ulteriori passi avanti. E’ immesamente più stimolante seguire il progresso dei lavori che non esserci all’inaugurazione. Il mio desiderio è quello di accompagnare il recupero di questa meraviglia. Mi sono insomma regalato un giovedi fantastico, che segue una serata precedente stupenda che ho trascorso alla Terrazza Mascagni per assistere alla rappresentazione di “Cavalleria”».

Il tour col sindaco

Si comincia poco dopo le 11, dopo la posa di tutti gli intervenuti per la foto di gruppo. Immortalare un gran giorno in cui, qui, si fa la storia degli ultimi anni dopo il degrado. Si ferma sulla costruzione alla sinistra del cancello d’ingresso. «Qui, potrebbe venirci un grazioso caffè. Sapete? Ogni punto di ristoro, è meglio se è piccolo. Crea intimità, fa sentire più a proprio agio i visitatori. L’effetto mensa è deleterio. Le stesse attività in cui vendere oggetti di merchandising devono essere concepite col solito criterio. Per i bambini, un posto dedicato, per gli oggetti rivolti agli adulti, idem. Uno spazio dove si vende tutto insieme, invece, diventa dispersivo e quindi dannoso. Si deve differenziare, funziona meglio».

Si prosegue, inaugurando la ricognizione dove si lavora, dove in cima ai ponteggi ci sono i restauratori. Tutti giovani. Che si affacciano, salutano e tornano alle loro cose. Schmidt, nota delle piastrelle. Magnifiche. «Vengono da Montelupo?», la domanda. Nessuno sa dare una risposta. Lui le guarda ancora e dice: «Si, per me sono di Montelupo. Vicina a Livorno, tradizione nella lavorazione della ceramica che parte dal 1200. Dove avrebbero dovute comprarle, se non lì?». Ma Eike, adesso è curioso di visitare i sotterranei. Quelli che venti mesi fa non vide. Si entra, gli vengono illustrate le stanze dedicate agli uomini ed alle donne. Ceramiche col marchio prestigioso inglese, il solito di Buckingham Palace, dove sta la Regina Elisabetta. «Le avessero ordinate a Montelupo, sarebbero state belle lo stesso...». Più campanilista di un toscano. Del resto, ormai, è fiorentino d’adozione. «Questi sotterranei, sono adatti ad illustrare la storia di questo posto, come sono nate le terme, e le acque che c’erano. Poi, l’acquisto della Coca Cola, o ancora prima, quando, dopo la liberazione, ci hanno fatto stanza i soldati Usa». Guarda oltre un muro; al di là di quella fessura ci sono affreschi. E’ costretto a reggersi con le mani e stare sulla punta dei piedi. Si sporca un po’ il vestito. Nemmeno se ne accorge, non fosse che la moglie, Roberta Bartoli, esperta rinascimentale di fama mondiale lo avvicina e lo spazzola, divertita, con una mano. Si prosegue, tante ipotesi buttate di getto parlando col sindaco e con la direttrice dei lavori Melania Lessi. Da una finestra, lo sguardo verso la galleria dove un tempo, chi veniva alla “Montecatini a Mare” la sera ballava. «Qui un giorno non lontano, torneremo a far festa. Livorno se lo merita».


 

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