Livorno l’unico municipio in Toscana chiuso ai cittadini
Da Pisa a Firenze nessun limite agli accessi. Per la stampa è vicino il dietrofront. La delibera Nogarin ne ricalca una identica emanata dal sindaco grillino di Pomezia
LIVORNO. Un primato la delibera numero 307 della giunta Nogarin l’ha già raggiunto: Livorno sarà il primo Comune della Toscana, tra i centri più importanti, in cui per accedere al palazzo sarà obbligatorio lasciare un documento all’entrata, ma soprattutto sarà il primo e l’unico Comune in cui ci sarà una limitazione strettissima per assistere al consiglio comunale, dove potranno recarsi 30, 40 persone al massimo, anch’esse rigorosamente controllate (e di fatto selezionate) all’ingresso.
UNICI IN TOSCANA. Non accade a Massa, non accade a Carrara, non accade a Lucca, a Grosseto, a Pistoia e nemmeno a Pisa: ovunque si entra in municipio senza dover rendere conto a nessuno, al massimo si saluta l’usciere.
A Firenze non sarà così, penserà qualcuno considerando i livelli di sicurezza in vigore nel capoluogo. E invece no, l’accesso non è limitato neanche a Firenze, con i suoi 380mila abitanti e migliaia di turisti e pendolari in giro per le strade. Anzi, la cronaca racconta che nel 2010 l’allora sindaco Matteo Renzi spalancò - con tanto di cerimonia - tutti i quattro portoni di palazzo Vecchio alla città, alcuni dei quali erano chiusi dall’attacco alle torri gemelle, e allo stesso tempo eliminò tutti i metal detector agli ingressi. Ancora oggi per entrare nel cuore del Comune fiorentino basta scegliere l’entrata preferita e varcare la soglia, per un tour turistico, per andare in un ufficio, per assistere al consiglio comunale.
LA FOTOCOPIA DI POMEZIA. Se Nogarin potrà vantarsi di essere il primo sindaco toscano ad aver chiuso la casa dei cittadini ai cittadini, potrebbe rischiare tuttavia l’accusa di... plagio. Perché c’è qualcuno che una delibera pressoché identica l’aveva già firmata un anno fa: è il sindaco di Pomezia - comune di 63mila abitanti della provincia di Roma - Fabio Fucci.
Nel settembre 2015 Fucci ha emanato un nuovo regolamento di accesso agli uffici comunali. E come il sindaco di Livorno l’ha motivato rigorosamente con questioni di sicurezza: «riduzione dei rischi derivanti dall’ingresso di soggetti non autorizzati, tutela delle persone, dell’edificio e delle attrezzature».
Nel testo firmato da Fucci i cittadini e i giornalisti - definiti visitatori - sono obbligati a farsi identificare attraverso un documento e possono accedere al Comune solo dopo che i controlli abbiano verificato l’esistenza di un appuntamento con un amministratore o un dipendente.
Ci si chiederà: di che partito è Fabio Fucci? E’ uno dei primi sindaci eletti col Movimento Cinque Stelle.
SICUREZZA DA CHI? E così, vista la somiglianza impressionante delle due delibere viene da pensare che il problema della sicurezza del palazzo sia un vero e proprio cult grillino. Resta da capire sicurezza da che cosa: dal contatto con i cittadini, i lavoratori, i disoccupati e i senzatetto che da sempre varcano la soglia di palazzo civico e salgono le scale per incontrare faccia a faccia sindaco e assessori, raccontare i loro problemi, chiedere una soluzione, rappresentare, talvolta gridare, le loro istanze? O dalle contestazioni, che spesso quest’anno hanno superato il senso della misura, ma che ovunque vengono tollerate come libertà di manifestare il proprio pensiero (sempre nei limiti della legalità), come del resto è accaduto per 70 anni anche a Livorno?
LA RETROMARCIA SULLA STAMPA. C’è anche chi - è il caso del sindaco leghista di Padova Bitonci - una delibera simile l’ha fatta per motivi di sicurezza dalla... libera informazione, tentando di tenere fuori dal Comune i giornalisti e di chiudere dentro paletti strettissimi il loro lavoro. Un mese fa Bitonci ha fatto un atto che impediva il libero accesso dei cronisti in Comune.
Ma la sua delibera è durata una settimana. Ora a rilanciare l'intento del sindaco leghista ci ha pensato Nogarin: anche il suo atto proverà a limitare l’accesso dei giornalisti in Comune, interrompendo di fatto i rapporti con le fonti e ostacolando il loro lavoro quotidiano. Sempre che, come nel caso di Padova, anch’esso non duri una settimana. Non è un caso che ieri in municipio si sussurrasse di un clamoroso dietrofront proprio riguardo al trattamento della stampa, lasciato intendere anche da un post stizzito del sindaco, che sulla sua pagina Facebook garantiva che “i giornalisti verranno accreditati e riceveranno un pass permanente che consentirà loro di entrare liberamente senza passare più dai controlli”. Non dice però Nogarin se i cronisti potranno entrare liberamente, senza rendere conto di dove vanno, solo negli orari di apertura degli uffici (dunque due giorni e mezzo a settimana) o tutti i giorni a tutte le ore come è sempre accaduto. Quando chiarirà anche questo elemento si capirà se la retromarcia sarà completa o si tratterà invece solo di una dichiarazione di facciata affidata senza un contraddittorio alla sua bacheca Facebook.