Rifiuti in strada e urla in Comune: Livorno a un bivio
Il consiglio comunale decide sul concordato di Aamps. Azienda piena di debiti, maggioranza grillina a rischio
LIVORNO. Da 48 ore gli spazzini livornesi sono in assemblea permanente e la città si è svegliata non soltanto sommersa dall’immondizia che ormai invade strade e marciapiedi, ma pure travolta da una pericolosa contrapposizione sociale e politica su cui prefettura e questura da venerdì hanno puntato la massima attenzione.
Alle 10 in municipio (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI) è in programma il consiglio comunale che dovrà decidere il futuro di Aamps, l'azienda dei rifiuti di proprietà al cento per cento del Comune, che da oltre un anno ha bussato alle porte dell'amministrazione Nogarin chiedendo 10 milioni per saldare gli impegni più urgenti con i fornitori-creditori, senza però ricevere un euro secondo quanto affermato dal presidente del collegio dei revisori dell'azienda.
Sono stati proprio i revisori a dare l'aut aut: o quei 10 milioni vengono stanziati dal socio (ne servono 3,8 entro Natale e gli altri entro giugno 2016) o sarà avviata la liquidazione.
Il sindaco Nogarin ha prima annunciato l'intenzione del Comune di ricapitalizzare, giovedì scorso però ha cambiato linea, dando piena fiducia al suo assessore al bilancio Gianni Lemmetti, che si è sempre opposto all'iniezione di denaro fresco in Aamps. «Dovremmo tagliare su sociale, trasporti, scuola e non vogliamo farlo. L'unica strada per salvare la società è quella del concordato, che garantisce la continuità aziendale e tutela i dipendenti», è la posizione del sindaco.
Ma i lavoratori, i sindacati, le opposizioni e una minoranza del gruppo M5s non sono d'accordo: «Se il tribunale non accetta il concordato, Aamps fallisce e i suoi 300 dipendenti resteranno senza lavoro - è la loro tesi - Basta che un creditore si opponga al concordato, perché scatti il default. Oltretutto scaricare questa scelta politica sull'indotto, che rischia di vedersi pagare appena il 25% delle proprie fatture, non solo non è etico, ma significa mandare in frantumi piccole e medie aziende del territorio che danno lavoro a 250 persone».
Se questo è l'ordine del giorno su cui stamani dovrebbe incentrarsi la discussione, di fatto la giornata di oggi è qualcosa che andrà ben oltre il futuro di Aamps. Su Livorno si sono accesi i fari della politica nazionale, le immagini delle migliaia di sacchetti dell'immondizia disseminati per la città, la centralissima piazza Cavallotti lasciata per 18 ore sommersa da cassette di plastica e resti di frutta e verdura dopo il mercato del sabato, la durissima contestazione contro il sindaco da parte di 200 dipendenti di Aamps nell'aula consiliare durante la commissione bilancio di venerdì scorso, hanno fatto il giro d'Italia e sono diventate vetrina del grillismo, da leggere in due sensi opposti: ecco che cosa hanno prodotto 18 mesi di amministrazione Cinque Stelle, oppure ecco come hanno ridotto la città 60 anni di governo della sinistra.
Nel giro di un weekend il dramma dei lavoratori Aamps è diventato insomma il terreno di scontro in vista delle elezioni comunali di Roma e Milano, e la scelta sulla gestione del maxi-debito dell’azienda - accumulato negli anni anche per colpa di una morosità da record nel pagamento della Tia - la proiezione su scala nazionale di un modello ideale di amministrazione.
Non è un caso che domenica 29 ci sia stata una vera e propria chiamata alle armi nel mondo stellino, e che - in mezzo alle bufale messe in rete sulla presenza addiritura di ministri Pd in aula consiliare - per tutta la giornata il blog di Beppe Grillo abbia aperto la sua homepage con la foto del sindaco Nogarin e un messaggio chiaro: “42 milioni di debiti della gestione Pd li deve pagare il Pd, non i cittadini. Domani (cioè lunedì 30, ndr) tutti a Livorno. Facciamoci sentire”.
Sono due i timori del M5s. Il primo è un bis della contestazione di venerdì scorso durante il consiglio comunale, l’altro è il rischio che l’aula bocci la decisione della giunta sul concordato, mandando in minoranza l’amministrazione su un atto non determinante (tra l’altro si tratta di un atto di indirizzo e dunque non vincolante per la giunta) ma dal significato simbolico ormai diventato non locale ma globale. I quattro grillini dissidenti che avevano annunciato di votare no e che avrebbero portato il gruppo Cinque Stelle da 19 a 15, nel weekend sono diventati tre. Col voto del sindaco la maggioranza dunque dovrebbe essere garantita, per quanto risicatissima: 17 voti su 33 totali.
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E così, se pure non siano previste sorprese nell’esito della votazione, ora dopo ora il duello su Aamps ha assunto le sembianze socio-emotive di una finale di Coppa, con le tifoserie che stamani si troveranno davanti al municipio ancor prima che i portoni vengano aperti, per prendere posto in aula consiliare. I 300 addetti Aamps e quelli dell’indotto, terrorizzati dall’idea di perdere il lavoro, per far pressione sul consiglio perché trovi una soluzione alternativa al concordato, i sostenitori del M5s di tutta la Toscana per sostenere la maggioranza partendo dall’equazione Aamps uguale Pd uguale Cgil, uniti dunque contro un unico nemico.
Il timore dei lavoratori è che per motivi di ordine pubblico venga imposto lo svolgimento del consiglio a porte chiuse e d’altra parte l’aula può accogliere circa 200 persone e l’atrio esterno forse altre 200. Probabile tuttavia che chi riuscirà ad entrare per primo possa assistere al dibattito.
La tensione ha raggiunto il culmine sabato sera in piazza Cavallotti, dove una cinquantina di operai dell’azienda hanno presidiato la zona per evitare che arrivassero squadre esterne chiamate dal Comune per rimuovere la spazzatura (cosa che per fortuna non è avvenuta). Ieri mattina i toni si sono calmati, perché gli spazzini - che già sabato avevano garantito i servizi essenziali, ritirando i rifiuti da scuole, ospedale e caserme - hanno ripulito anche il pavè di piazza Cavallotti, per dare un segno di distensione e di dialogo, sia all’amministrazione che alla città. Poi in massa i lavoratori sono andati al mercatino in zona stadio, dove con le loro pettorine gialle hanno girato in mezzo alla gente, fermandola e spiegando le ragioni della loro protesta. Al termine del mercato le strade sono state pulite. «E’ il nostro ramosciello di ulivo - dice Giovanni Golino (Cgil) - Ora l’amministrazione ci tenda la mano e ritiri il concordato».
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