Via utero e ovaie, ma il tumore non c'era
Due medici e due ospedali condannati a risarcire una donna di Collesalvetti, dopo 10 anni il giudice riconosce un danno da 45mila euro
LIVORNO. Al Santa Chiara le diagnosticarono un tumore all’utero, ma sconsigliarono l’intervento. Che, invece, venne eseguito al Lotti di Pontedera. Salvo poi scoprire che l’asportazione di utero e ovaie era stata inutile: non di cancro si trattava, ma di una patologia infiammatoria cronica.
Si parte dall’epilogo per ricostruire la decisione di una donna, 66enne di Collesalvetti, di chiedere i danni all’Asl 5, all’Azienda ospedaliera pisana e ai professori Virgilio Facchini e Orlando Goletti.
Paziente da risarcire. Il Tribunale civile, giudice Marco Viani, in primo grado ha dato ragione alla paziente condannando le due aziende e i docenti a risarcirle un danno fissato in circa 45.000 euro. Le parti hanno già fatto appello contro la sentenza.
La diagnosi. La storia risale alla fine del 2005 e arriva fino all’agosto 2006 nelle sue tappe cliniche. Dopo una serie di accertamenti nell’aprile 2006, il professor Facchini, allora direttore di Ostetricia e Ginecologia del Santa Chiara, diagnostica un carcinoma da trattare con la rimozione dell’utero.
Intervento no. Solo che al momento del ricovero, emergono delle controindicazioni all’anestesia.
Così la paziente viene dimessa e le viene prescritto di fare radioterapia. Solo che la diagnosi del professor Fiacchini, un luminare della medicina, la tormenta.
Il pensiero di avere un tumore che non può essere tolto la spinge a rivolgersi a un altro professionista di livello. È Orlando Goletti, all’epoca dei fatti, direttore della chirurgia generale del Lotti di Pontedera.
Intervento sì. Eseguiti alcuni esami, con diagnosi tumorale, nell’agosto 2006 si arriva all’operazione con cui vengono tolti utero e ovaie. Ma le analisi successive portano a un altro responso.
«L'esame citologico degli organi e tessuti asportati rilevavano reperti di natura benigna, riferibili a patologia infiammatoria cronica e non a eteroplasia» si legge nella sentenza.
Consenso informato. La donna a quel punto chiede il risarcimento del danno lamentando l'errore di diagnosi del professor Facchini, fatto proprio dal professor Goletti, e il difetto del proprio consenso informato.
Si era fatta operare «sulla base di un'erronea rappresentazione dei fatti, perché, ove le fosse stata rappresentata la sua reale patologia, l'attrice avrebbe rifiutato l'intervento» prosegue il giudice Viani.
In particolare, «l'esame del dicembre 2005 aveva escluso un tumore, quello del marzo 2006 era scarsamente diagnostico, e sarebbe stato quindi necessario disporre nuovi esami citologici».
Diagnosi errata. Insomma, secondo la tesi della paziente Fiacchini avevano sbagliato la diagnosi e Goletti si era basato sulla valutazione errata dell’illustre collega per procedere con l’intervento.
Sottolinea negli atti il professore, ora in servizio a Cisanello, di «essersi basato sulla valutazione dei ginecologi pisani e osserva che tutti gli esami avevano diagnosticato una neoplasia maligna dell'utero».
Perizie decisive. Le perizie disposte dal giudice sono state decisive nell’emissione della sentenza di risarcimento alla paziente.
Stando alla relazione peritale «è assolutamente certo l'errore commesso dal professor Facchini, che formulò una diagnosi di carcinoma in assenza di elementi certi, e di fronte, anzi, a un referto bioptico esplicitamente dubbio, fondato su materiale scarsamente diagnostico e da correlare con ulteriori elementi clinici, tanto che lo stesso consulente definisce la conclusione inspiegabile. Ma è assolutamente certo, e anzi conclamato, l'errore commesso dal professor Goletti, che non soltanto non disponeva di elementi ulteriori rispetto a quelli noti ai sanitari pisani e in base ai quali era stata formulata la diagnosi oggi inspiegabile di carcinoma, ma anzi, come sostanzialmente ammette, accettò la diagnosi del professor Facchini senza procedere a un'autonoma rivalutazione del materiale raccolto, con ciò accettando pienamente il rischio dell'altrui errore».
La prossima tappa, nel duello basato soprattutto sulle perizie di parte, si svolgerà in Corte d’Appello.