La favola metropolitana dell’introvabile figurina di Pizzaballa
Storia vera e straordinaria della Panini e dei suoi album La “rarità artificiale” è vietata ma non fu mai smentita
A proposito del libro “Pizzaballa ti odio”, un nostro lettore ci ha inviato la sua ricostruzione storica.
di MAURIZIO ALDERONI
Caro Tirreno,
ho letto con interesse la recensione di Roberto Riu sul libro di Massimo Volpi.
Siamo in temi, fortunatamente, leggeri, per cui può essere l'occasione per sfatare una volta per tutte , il mito che la figurina del portiere Pizzaballa fosse introvabile. Un mito paragonabile ai coccodrilli ciechi nelle fogne di New York, una balla che la Panini, che ha un marketing sveglio e preparato, non solo non ha mai smentito , ma che spesso utilizza in road show e fiere con gigantografie del "portierone " atalantino.
Come ci racconta Riu, il libro di Volpi ( che leggerò certamente ), utilizza la presunta rarità della figurina come gancio per entrare in un mondo di valori più semplici, attraverso nostalgici dejavù. Resta il fatto che Pizzaballa figurina rara è una balla sesquipedale , come avrebbero scritto Gianni Brera o Luciano Bianciardi sul Guerin Sportivo quando era fatto di foglio.
La Panini, è la prima azienda al mondo ad aver inventato la miscelazione automatica delle figurine, fin dagli anni '60. L'ultimo dei Mitici Fratelli Panini , l' "ingegnere" Umberto Panini , scomparso pochi giorni fa , fu l'inventore della FifiMatic, macchina inventata ai primi anni '60 ( una impressionante innovazione tecnologica per quei tempi ), nella quale entravano i fogli di carta con le figurine ( Fifi , in dialetto modenese era il lemma vernacolare con il quale veniva chiamata la figurina ) ed uscivano i cartoni imballati con le scatoline già pronte al loro interno.
Questo avveniva , non solo per garantire i collezionisti, ma anche e soprattutto perché esiste una legge dello stato risalente a prima della guerra che proibiva il trucco delle figurine rare. Questa è la storia. Era il 1934 quando scoppiò in Italia un fenomeno che non aveva certo avuto precedenti. Una trasmissione radio ideata dai giornalisti Nizza e Morbelli, parodia umoristica del famoso romanzo di Dumas "I tre moschettieri", fu sponsorizzata dalla Buitoni-Perugina che la legarono ad una raccolta di cento figurine. Queste furono disegnate dal torinese Angelo Bioletto e rappresentavano tutti i personaggi della trasmissione radiofonica scaturiti dalla fantasia degli autori. Se si terminava un album si aveva diritto ad un premio ma completandone molti, invece, le vincite diventavano particolarmente gradite sino ad arrivare ad aggiudicarsi delle motociclette. Al mitico traguardo di 150 album completi si aveva diritto ad una "Topolino", l'utilitaria della Fiat uscita proprio in quegli anni e che certo era un sogno per moltissime famiglie di italiani.
Si scatenò così una gigantesca caccia alla figurina sopratutto a quelle, rarissime, del "feroce saladino" e della figurina "jolly" che poteva sostituire qualunque altra. La rarità di alcune figurine era spesso frutto del caso, ma anche voluta, essendo stampate in un numero minore.
Un decreto del Ministero delle Corporazioni regolerà in seguito questi "concorsi" ed obbligherà a stampare tutte le figurine con la stessa tiratura per evitare le rarità "artificiali" pre-programmate. Questa legge, se pur rimodernata, è ancora vigente. Non è mai esistito, quindi, un Pizzaballa "raro. Ma questo è ormai parte dell'immaginario collettivo, per non dire della disinformazione, che sul mondo delle figurine e della Panini in particolare si è sempre distinta.
La recente scomparsa di Umberto Panini, detto appunto l'Ingegnere, è stata definita come " la scomparsa del Re delle Figurine ". Niente di più falso. Il Re delle Figurine era il Cavalier Giuseppe Panini, che fu il vero genio, ed al quale venne in mente non tanto di fare una collezione di calciatori ( che già esisteva ) , ma di industrializzarla e distribuirla a livello globale. La grandezza dei Fratelli Panini fu nello sfruttare le caratteristiche di ognuno dei fratelli.
Franco, bancario e valente ragioniere, fu fatto licenziare dalla banca dove lavorava ( incredibile, se pensate in che anni eravamo no ? ) per diventare il deus ex machina della finanza della azienda Modenese. Il fratello Umberto, che era emigrato in Argentina, fu richiamato in fretta e furia, per sfruttare le sue conoscenze enormi in fatto di meccanica ed elettrotecnica. Un autentico inventore di macchine, ma non il Re delle Figurine, delle quali non sapeva quasi nulla…
La medesima disinformazione o comunque informazione non corretta , non consente di chiarire anche altri aspetti legati al mondo Panini. Come i più vecchi di noi sanno, l'album Calciatori della Panini non è stato ne il primo né il solo. Nel corso degli anni numerosi editori hanno cercato di contrastare l'egemonia paniniana : Flash, Vallardi, Lampo, Merlin e tanti altri ancora.
Ma se la Panini ha mantenuto il predominio ed anzi, adesso è il monopolista , non è solo grazie alle indiscutibili qualità del suo prodotto ed alla validità della sua azienda. Alla fine degli anni '90, la Merlin, editore inglese del gruppo Topps ( leader mondiale delle trading card collezionabili, nonché editore di Pokèmon , attualmente ancora la collezione di figurine più venduta di sempre in Italia con 155 milioni di bustine vendute nel 2000 ), ha incalzato a tal punto la Panini fino ad arrivare ad erodergli oltre il 25% del mercato dei Calciatori. La reazione della Panini fu decisa, tanto da imporre alla Associazione Calciatori , detentrice dei diritti, di affidarle l'esclusiva totale, cosa che è stata oggetto di numerosi esposti al garante dell'Antitrust e della Concorrenza, perché è palesemente impossibile blindare così un soggetto che peraltro anche connotazione legate al mondo della informazione. Dovette intervenire la Comunità Europea, per imporre la cessazione di questo stato di cose, tanto è vero che la Associazione Calciatori fu costretta a lanciare una gara per i diritti.
Gara che , naturalmente, fu vinta dal colosso Topps, ma che fu assegnata lo stesso alla Panini, per motivazioni di "tradizione". Ma la cosa ancora più divertente è che le proteste in difesa della originalità dei calciatori Panini fu cosi vibrante che perfino alcuni parlamentari in modalità bipartisan si scatenarono con interventi sui social netowrk per " salvaguardare un prodotto dell'ingegno italiano".
Ma pochi sanno che la Panini di italiano ha solo la sede, visto che il controllo e la proprietà sono di una famiglia Argentina. Questo peraltro non toglie niente alla tradizione, ed ai collezionisti che comunque se ne fregano di queste cose, ed attendono ( ormai manca meno di una settimana ) l'uscita di quella che resta comunque, dal 1960, la collezione di figurine più venduta , nella sua globalità di uscite annuali, al mondo.