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In aula si piange per Dayana e il processo deve fermarsi

In aula si piange per Dayana e il processo deve fermarsi

Il direttore alberghiero della nave Concordia ricorda gli ultimi momenti di vita della bambina «La nave si ribaltò, lei cadde in acqua...». Commozione in aula a Grosseto, udienza interrotta

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GROSSETO. Racconti della tragedia l'aula del teatro ne ha ascoltati già tanti. E ci sono state anche lacrime ad accompagnare le deposizioni. Ma nelle 15 udienze finora tenute del processo contro Francesco Schettino non si era mai arrivati a interrompere per la commozione. Forse perché non si era mai parlato della morte di una bambina.

Quando Lorenzo Barabba, direttore dei servizi alberghieri della Concordia, ha ricordato gli ultimi momenti in cui Dayana, 5 anni, fu vista viva, il giudice ha accolto la richiesta di sospensione dell'udienza. Dayana è Dayana Arlotti, in crociera con il padre William, 37 anni, di Rimini, anche lui morto nel naufragio. «La bambina, la bambina» aveva gridato nel buio il padre mentre la piccola gli scivolava via dalle mani, giù nel corridoio diventato voragine, mentre era in corso l'ultima fase del ribaltamento della nave, di fronte al ristorante Milano. I loro corpi erano stati ritrovati dai vigili del fuoco oltre un mese dopo il naufragio, il 22 febbraio: con loro c'erano altre due salme.

«La bambina cadde in acqua, io ero al centro della nave ed era il momento in cui la nave si ribaltò. La bimba scivolò indietro con un anziano, era difficile riprenderla. E il padre disse: “La bambina, la bambina”. Poi non la vidi più». Queste le parole di Barabba che hanno fatto calare il silenzio nel teatro. Ma anche quelle della catena umana («il serpente» come l'ha definita) da lui formata con i colleghi per salvare i passeggeri sono state significative: «Per passare sul lato sinistro, ci tenevamo tutti quanti per mano perché si scivolava sulla nave dove l' inclinazione aumentava. A un certo punto eravamo appoggiati su una paratia diventata tipo pavimento, e parlammo con un megafono ai passeggeri nella 'fossa' creatasi nella zona degli ascensori per calmarli, dicendo che li avremmo tirati fuori».

Barabba si fece dare una fune: «La lanciammo nella fossa, cercavamo di tirare fuori questa gente. Anche se, chi tiravamo su, poi andava via, senza rimanere ad aiutarci come invece speravamo. Non ricordo quanti ne abbiamo tirati su. Avevo gli addominali danneggiati, le mani insanguinate». Quando le pareti erano diventati pavimenti, Barabba vide Dayana. Poi l'uscita sull'esterno della nave e il raggiungimento della biscaggina. «Vidi gli elicotteri e capii che eravamo salvi. Io scesi tra gli ultimi, alle 5.30, alle 5.45».

Dayana era nell’area giochi, al ponte 10, quando la nave aveva urtato contro le Scole. Il padre e la sua compagna, Michela, erano corsi a riprenderla. William era rimasto senza giubbotto salvagente. I tre erano arrivati all’area B della muster station, erano stati fatti spostare più avanti. Ma c’erano acqua, fumo e cavi elettrici, aveva raccontato Michela ai carabinieri. «Nel tornare indietro, Dayana è scivolata nell’acqua, ma fortunatamente è stata ripresa da un turista. Mentre camminavo qualche metro avanti, William e Dayana mi seguivano ed è in questo momento che ci siamo persi di vista». Ha parlato di loro, sempre in fase di indagine, il figlio di un’altra vittima, Claudio Masia: suo padre Giovanni, William e Dayana erano caduti nell’acqua: «Guardai nel pozzo vicino a noi e vidi tre persone che avevano avuto modo di poggiare i piedi su un piano, credo una porta: rassicurai la ragazza che mi ha detto di chiamarsi Michela, dicendole di stare tranquilla ché William era lì». L’uomo e la bambina non ce l’avevano fatta: «Ho udito William chiamarmi - ha raccontato invece Alessia Sirigu, prossima testimone al processo - e dre fare il mio nome, urlava, come tutti lì dentro».

Il processo è aggiornato al 9 dicembre, quando fra gli altri saranno sentiti il capitano di fregata Gregorio De Falco che da terra aveva apostrofato Schettino («c... torni a bordo») e il contrammiraglio Ilarione Dell’Anna, capo della sezione operativa della capitaneria di Livorno.

Pierluigi Sposato

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