Il Tirreno

Il lutto

Morto Furio Colombo, giornalista ed ex direttore dell’Unità: è stato anche parlamentare “ribelle”


	Furio Colombo durante un convegno in Toscana
Furio Colombo durante un convegno in Toscana

Ha lavorato in Rai e al Fatto quotidiano, per anni è stato corrispondente dagli Stati Uniti

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 E’ morto a 94 anni a Roma Furio Colombo, una vita passata tra giornalismo e politica, "assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria”, come annunciato dalla famiglia che ha poi ricordato il lungo cursus honorum nel panorama dei quotidiani italiani: direttore dell’Unità, cofondatore del Fatto Quotidiano, editorialista di Repubblica. Ma anche la sua carriera politica, come parlamentare per tre legislature per i DS, l’Ulivo e il PD. Un ruolo, quest’ultimo, svolto secondo una logica di non allineamento ideologico.

Un parlamentare ribelle

Stando al portale OpenParlamento, infatti, alla data del 27 maggio 2011, Colombo contava il maggior numero di voti ‘ribelli’ (633), ovvero contrari alle indicazioni del partito. Valdostano doc, Colombo era nato a Chatillon, si laurea in giurisprudenza all’università di Torino e mentre si prepara per diventare avvocato partecipa alla scrittura di programmi culturali per la Rai, insieme a giganti come Umberto Eco e Piero Angela. Non abbandona, in ogni caso, il mondo accademico e nei primi 70 contribuisce a fondare la facoltà di Dams nell’Alma mater di Bologna, diventando anche professore a contratto del corso di studi.

Protagonista della cronaca italiana e poi inviato dagli Stati Uniti

Giornalisticamente parlando sottoscrive, nel 1971, la ‘Lettera aperta’ dell’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi, in relazione alla morte di Giuseppe Pinelli. Una storiaccia collegata alla strage di piazza Fontana. Nel 1975 è autore dell’ultima intervista, sulla Stampa, a Pierpaolo Pasolini, che il quotidiano torinese pubblica alla vigilia dell’omicidio dell’intellettuale bolognese. Per la Stampa, e per Repubblica, è stato corrispondente dagli Stati Uniti e durante l’esperienza americana pubblica articoli anche per il New York Times, oltre a insegnare giornalismo alla Columbia University.

Gli anni all’Unità e poi il Fatto Quotidiano

Nel 2001 diventa direttore dell’Unità, ruolo ricoperto sino al 2005 quando decide di dimettersi. Partecipa quindi alla fondazione del Fatto Quotidiano, nel quale è editorialista sino al 2022. Dal giornale di Marco Travaglio decide di uscire nel 2022 per diversità di vedute sulla guerra in Ucraina, che esprime in una lettera diretta allo stesso Travaglio e all’altro confondatore, Antonio Padellaro. Torna quindi a collaborare come editorialista con Repubblica. Poi la politica: è stato deputato per il PDS e per i DS, in seguito senatore – sempre dei DS – iscrivendosi al gruppo parlamentare dell’Ulivo. Rieletto con il PD, è stato – dopo la morte di Mirko Tremaglia – il più anziano deputato della XVI legislatura sino al suo scioglimento, nel 2013. Con il suo contributo è stata, fra le altre, approvata la legge che ha fissato nel 27 gennaio il Giorno della Memoria della Shoah. Nel 2007 ha tentato la corsa alla segreteria del PD, cui ha in seguito rinunciato per una querelle burocratica. Nel 2015, per gli 85 anni di Marco Pannella, ha annunciato la sua iscrizione al partito radicale trasnazionale. 

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