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Draghi vuole lasciare il governo, Mattarella respinge le dimissioni: mercoledì il passaggio in parlamento


	Mario Draghi sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni 
Mario Draghi sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni 

LA CRISI DI GOVERNO. Dal Partito democratico: “Piombiamo in una situazione gravissima, non possiamo permettercelo”. Giorgia Meloni: “Legislatura finita, ora al voto”. Poco dopo le 19 il premier è salito al Quirinale per la seconda volta in giornata: rassegna le dimissioni, Mattarella le respinge. La Lega: “Diamo la parola agli italiani”. Conte convoca d’urgenza consiglio nazionale 5Stelle. Mercoledì il premier riferirà alle camere

14 luglio 2022
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ROMA. L’indiscrezione arriva alle 18,52 di giovedì 14 luglio. E trova conferma pochi minuti più tardi. Nel corso del consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha annunciato la volontà di presentare le dimissioni da presidente del consiglio: “Stasera mi dimetto”. Queste le parole che ha pronunciato il primo ministro durante la riunione del consiglio dei ministri. E l’Italia piomba in una delicatissima crisi politica. Gli scricchiolii nella maggioranza si sentono da giorni, ma si sono fatti particolarmente intensi dalla mattina di giovedì 14 luglio, con il voto sul decreto Aiuti e la presa di posizione del Movimento 5 Stelle. Draghi, mercoledì 20 luglio – salvo colpi di scena - riferirà alle camere sul futuro del governo. Tutti i ministri gli hanno tributato un lungo applauso, dopo l'annuncio della volontà di rassegnare le dimissioni. Subito dopo il ministro del lavoro, Andrea Orlando, avrebbe sollecitato un "ripensamento", ma lo stesso Draghi avrebbe chiuso la riunione senza mostrare alcun segnale di possibile “retromarcia”. Una manciata di minuti dopo le 19 Draghi si è diretto da Mattarella – per la seconda volta in giornata – stavolta per comunicare di voler lasciare la presidenza del consiglio. Il presidente della Repubblica, però, ha respinto le dimissioni. "Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del consiglio a presentarsi al parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi giovedì 14 luglio presso il Senato della Repubblica”, si legge in una nota del Quirinale. Poi un’altra comunicazione dal Colle, attorno alle 21: “In riferimento ad alcune notizie circolate nel pomeriggio si sottolinea che nel colloquio tra il presidente Mattarella e il presidente Draghi si è registrata una totale identità di vedute”. E poi c’è Giuseppe Conte – per alcuni artefice della crisi -, che ha convocato d’urgenza il consiglio nazionale del Movimento 5Stelle per le 20. Niente di fatto, a pochi minuti dalla mezzanotte viene comunicato che l’assemblea pentastellata si aggiornerà venerdì 15 luglio. Di seguito, le tappe della giornata bollente per Draghi e il governo.

L’ORIGINE DELLO STRAPPO

Il decreto Aiuti è stato trasformato in legge dal Senato, ma la fiducia al governo passa senza il voto dei Cinque Stelle. Tutti i senatori del Movimento hanno disertato l'aula durante lo scrutinio, giovedì 14 luglio. Alla fine, i sì sono stati 172, 11 più della maggioranza assoluta. Ma lo strappo con l'esecutivo si è consumato e, un minuto dopo, il presidente del Consiglio Draghi è salito al Quirinale per confrontarsi con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Inizialmente, sembrava che il rischio dimissioni da parte del premier fosse scongiurato, poi, però il colpo di scena.

LA REAZIONE DEI MERCATI E L’ATTACCO AI 5 STELLE

Nelle ore precedenti alle dimissioni (respinte) di Draghi, c’era già stata una reazione molto negativa dei mercati alla situazione politica italiana. Piazza Affari, la peggiore d'Europa, cede il 3,7% mentre il premier sale al Colle. Lo spread con il Bund sale a 215 punti, il rendimento del Btp decennale al 3,35%. L'Europa guarda alla situazione italiana con preoccupazione e stupore. Il capogruppo del Ppe Weber attacca i Cinque Stelle: “Di fronte alla recessione economica e alle continue sfide della guerra russa in Ucraina, l'Europa ha bisogno di un governo stabile a Roma. Disertando il governo Draghi, gli estremisti 5 Stelle non solo peggiorano le prospettive economiche dell'Italia ma anche dell'Europa. Un atteggiamento irresponsabile e incomprensibile”. Richiami alla responsabilità che il M5s ha rinviato al mittente. “Oggi difendiamo la nostra dignità - ha detto in dichiarazione di voto la capogruppo Castellone -. Dire che si indebolisce l'azione del governo quando si sta cercando di indicare con chiarezza la linea politica, è falso. Bisogna rispondere al malessere sociale che sta montando. Gli irresponsabili non siamo noi, irresponsabile è chi non dà risposte al Paese”. Di fronte allo strappo dei Cinque Stelle, il centrodestra cerca di ricompattarsi per puntare alle elezioni il più presto possibile. In questo senso l'azione della Lega e la spinta di Fratelli d'Italia, mentre Forza Italia garantisce: “Noi non abbiamo paura delle elezioni”.

IL CENTROSINISTRA

Il centrosinistra starebbe tentando invece le ultime carte per rendere possibile un governo Draghi-bis, che avrebbe la maggioranza anche al senato, come dimostra il voto sul decreto Aiuti, e potrebbe forse contare sull'adesione di un nuovo fronte di responsabili per allontanare la data delle elezioni. Lo hanno fatto la capogruppo del Pd al Senato Malpezzi e il leader di Italia Viva, Renzi, che ha chiesto al presidente del Consiglio di andare avanti. Tanto più che il governo sta affrontando l'emergenza dovuta agli effetti della guerra in Ucraina. Sono pronti 10 miliardi per il decreto Aiuti di luglio, che dovrebbe prevedere misure per azzerare l'Iva sul carrello della spesa, avviare il taglio del cuneo fiscale, sostenere famiglie e imprese contro il caro bollette. In attesa della manovra che dovrà prevedere la Legge di Bilancio 2023. Il rischio invece è che restino ferme in parlamento le riforme previste dal Pnrr. Bloccate anche la proposte di legge sui diritti avanzate dal centrosinistra, dallo ius scholae alla legalizzazione della cannabis per uso domestico. "Ora c’è solo da lavorare perché mercoledì 20 luglio alle camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi", la dichiarazione che arriva dal panorama Pd al primo sussulto di Draghi in ottica dimissioni.

RENZI: “LAVORIAMO A UN DRAGHI-BIS”

"Draghi ha fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi (14 luglio). I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su Pnrr, legge di Bilancio e situazione ucraina". Lo scrive su twitter il leader di Italia Viva, Matteo Renzi.

BRUNETTA: “NON POSSIAMO FARE A MENO DI LUI”

"L'Italia non può fare a meno di Mario Draghi. Dobbiamo portare a termine il lavoro iniziato 17 mesi fa. Non possiamo perdere, in momenti così difficili, la credibilità e fiducia conquistate in Europa e nel mondo". Lo ha scritto su Twitter il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

MELONI: “E’ FINITA”

"Non accettiamo scherzi, per Fratelli d’Italia questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa". Così la leader di FdI, Giorgia Meloni sul palco della festa dei Patrioti a Palombara Sabina.

LA LEGA

«La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito Democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi (14 luglio), condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani». Così una nota del partito di Matteo Salvini.

DI MAIO: “TUTTA COLPA DEL PARTITO DI CONTE”

"Il partito di Conte ha causato la crisi dell'Italia, piange il cuore nel vedere che a Mosca, un'autocrazia, c'è Medvedev che festeggia perché una delle più potenti democrazie, la nostra, è stata indebolita e mentre noi qui oggi facciamo le riflessioni su quello che succederà domani". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ospite dello Speciale Tg1, su Rai Uno.

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