Ricatto a luci rosse, vittima un 70enne: «Un ex calciatore mi ha detto: “Dammi i soldi o dico che mi hai adescato”»
Il 24enne avrebbe preteso 200 euro oltre a quelli pattuiti per la prestazione (che non è avvenuta)
GROSSETO. Si è presentato in aula per raccontare di quella volta che aveva ospitato a pranzo un giovane uomo contattato su internet: gli accordi erano quelli di consumare successivamente un rapporto sessuale, ma l’ospite si era tirato indietro. Non prima di essersi fatto pagare i 200 euro pattuiti per l’incontro ma anche altri duecento per non rivelare particolari intimi.
Sintesi del presunto ricatto a sfondo sessuale che vede imputato un ex calciatore, tra l’altro con un passato nelle giovanili della Fiorentina, Idris Ben Moussa, 24 anni, già diversi grattacapi con la giustizia per questioni simili, finito sotto processo davanti alla giudice Agnieszka Karpinska per una vicenda del giugno 2022, una vicenda narrata in aula dal 70enne che, superato qualche comprensibile imbarazzo, ha risposto a tutte le domande poste dal viceprocuratore onorario Massimiliano Tozzi.
Il racconto dell’aula
«Avevo preso contatti con lui per avere rapporti. Lo avevo contattato su un sito per incontri. Si era presentato come Mattia? Non me lo ricordo. Mi ricordo soltanto che avevamo iniziato a chattare su WhatsApp, mi sembra anche che ci siamo sentiti per telefono: ci siamo accordati sulle sue “prestazioni”. E siamo rimasti d’accordo che lui sarebbe venuto a casa mia e si sarebbe fatto dare 200 euro».
Sull’anno, l’uomo non è stato certissimo ma ha poi finito per concordare con il pm che si trattava del 2022. «Abbiamo pranzato insieme. Io vedevo che lui riprendeva con il telefonino, non so se faceva video o foto, ma a me non interessava. Diciamo che poi io volevo avere un rapporto sessuale con lui. Ma lui mi evitava, non voleva. Allora io gli dissi “prendi questi soldi e vai via”».
Ma il rapporto ci fu o no? «No, non ci fu. Ma lui prima di andare via pretendeva di avere altri 200 euro». Altrimenti avrebbe diffuso quelle immagini. «Anzi, disse che era minorenne, che io lo avevo adescato e che mi avrebbe fatto passare dei guai se non gli avessi dato quei soldi, perché aveva registrato tutto». E gli dette anche gli altri 200? «Sì». E lo ha mai più visto? «No». Lo saprebbe descrivere? «Magro, secco...». Lo aveva riconosciuto all’epoca nella foto che gli era stata mostrata dai carabinieri. Lo ha riconosciuto anche ieri – 12 dicembre – nell’album che gli è stato mostrato dal pm: «È il numero 3».
Prima di lui era stato sentito uno dei carabinieri che aveva svolto le indagini. Il difensore d’ufficio, l’avvocato Domenico Fiorani, ha chiesto di poter far parlare Ben Moussa, che ieri non si è presentato a palazzo di giustizia, alla prossima udienza. La giudice ha rinviato la trattazione a giugno.
