Operai morti nel crollo del ponte, i familiari in lacrime: «Tredici anni senza giustizia»
Grosseto, a perdere la vita tre dipendenti di Enel Green Power. La struttura era stata travolta dalla piena del fiume: come ogni anno, la commemorazione nel punto della tragedia
GROSSETO. «Sono passati 13 anni e ancora giustizia non è stata fatta». Piange Claudia Martelli, Aldo Pacini la sostiene; e ripete il suo messaggio e lo rafforza.
La tragedia
Come ogni anno, da quel maledetto 12 novembre del 2012 quando i dipendenti Enel Green Power Paolo Bardelloni, Maurizio Stella e Antonella Vanni persero la vita mentre a Marsiliana stavano attraversando in auto il ponte sul fiume Albegna crollato mentre veniva travolto dalla piena del fiume, si è svolta ieri mattina, 16 novembre, la cerimonia di commemorazione nel punto della tragedia.
La commemorazione
Presenti i familiari, gli amici del Free Bikers, il gruppo sportivo follonichese cui apparteneva Stella e rappresentati da Pacini, i rappresentanti attuali e precedenti dei Comuni di Manciano, Magliano e Orbetello e una rappresentanza della Uisp; hanno partecipato anche l’ex ciclista professionista mancianese Andrea Gurayev e una parte del comitato delle vittime dell’alluvione di Albinia.
Un momento di dolore e di ricordo particolarmente intenso anche a così tanto tempo di distanza da quella maledetta serata autunnale.
«Ringrazio a nome mio e della nostra famiglia ogni singola persona che ha partecipato per ricordare Maurizio, Paolo e Antonella che ci hanno lasciato 13 anni fa – ricorda Martelli, follonichese, vedova di Stella – Purtroppo dopo tutti questi anni non possiamo ancora permetterci di vivere privatamente e dignitosamente il nostro dolore: siamo ancora argomento di articoli e notizie legati alle vicende legali, che dopo tutti questi anni non hanno ancora visto una fine. Ogni volta il dolore ritorna potente e per noi è sempre più difficile e faticoso riportarlo a un livello che ci possa far vivere la nostra vita con l’equilibrio che, a mio modesto parere, meritiamo. Per tre o quattro volte l’anno – spiega – ci ritroviamo ancora negli uffici degli avvocati, rivediamo le foto di quei giorni, firmiamo una marea di fogli, poi cerchiamo di elaborare il dolore per stare meno male possibile ma questa situazione non finisce mai e puntualmente dopo qualche mese torniamo a rivivere questa odissea burocratica. Capisco i tempi tecnici della giustizia ma bisogna anche capire che dall’altra parte ci sono famiglie che cercano di andare avanti con la propria vita. I miei figli sono diventi un uomo e una donna, che hanno studiato lavorando per contribuire alle spese che da sola non avrei potuto sostenere».
Un’attesa lunga 13 anni
Lo scorso anno è scomparso anche il padre di Maurizio Stella, Aldo, dopo aver vissuto per tutti questi anni nel dolore assieme alla famiglia e senza aver visto la conclusione della vicenda giudiziaria.
«Mio suocero ci ha lasciati senza neanche avere la magra consolazione di vedere finito tutto ciò – continua Martelli – il dolore lo ha spento piano piano e ora è tornato dal suo figlio tanto amato. Quando si leggono notizie di situazioni giudiziarie con persone che trascorrono decenni della loro vita nei tribunali sembrano solo dei film, ma quando devi lavorare e crescere i figli in modo educato e rispettoso, sapendo che hai comunque un macigno da spostare dall’animo ogni giorno, la vita diventa tanto più difficile. Grazie di nuovo a tutti per il sostegno, noi dopo 13 anni ancora attendiamo di vedere la conclusione della estenuante burocrazia processuale, non possiamo ancora dire che finalmente è finita per poter avere una vita un po’ più serena».
