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Salute

Infarti, a Grosseto l’indice di mortalità più basso d’Italia: il Misericordia eccellenza nazionale

di Maurizio Caldarelli

	L'ospedale di Grosseto (foto d'archivio)
L'ospedale di Grosseto (foto d'archivio)

Oltre 500 casi all’anno, Ugo Limbruno «Buona sopravvivenza nonostante l’età media avanzata in Maremma. Troppi refrattari ai controlli»

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GROSSETO. «Le malattie cardiovascolari sono una delle maggiori cause, se non la prima, causa di morte della popolazione. Per questo è fondamentale fare prevenzione». Sono state queste le linee guida di un convegno su “Gestione del rischio cardio-vascolare oggi e domani” che per due giorni ha visto confluire nell’auditorium del Misericordia specialisti locali, ma anche provenienti da Udine, Savona, Rovigo, Perugia e Torino, per parlare di infarti, ictus e altre patologie del genere. Stando al programma nazionale esiti che misura la mortalità dopo un ricovero per infarto, la provincia di Grosseto, ormai da cinque anni, ha la percentuale di mortalità più bassa in Italia a 30 giorni dall’infarto, il 3%.

Un dato che si sta consolidando nel lungo periodo e che fa del Misericordia un’eccellenza nazionale. «Sono 500 i ricoveri all’anno al Misericordia – sottolinea il dottor Ugo Limbruno, direttore dell’unità operativa di cardiologia – con 700 pazienti sottoposti ad angioplastica, alcuni infartuati, altri stabili. Facciamo altri tipi di intervento, le valvulo plastiche aortiche, le “Tavi” e altre procedure fisiologiche di vario tipo».

Come sta il cuore dei grossetani? «La popolazione grossetana ha un’età avanzata rispetto alla media italiana – risponde Limbruno – e questo comporta un carico di morbilità, un numero maggiore di casi registrati, rispetto a una popolazione mediamente più giovane. Nel complesso, se giudichiamo l’andamento dei pazienti che vengono ricoverati per infarto e poi dimessi, la sopravvivenza è molto buona. Bisognerebbe evitare che i pazienti avessero l’infarto, oltre che curare quelli che purtroppo ce l’hanno. Sulla prevenzione possiamo fare ancora meglio ed è quello che cerchiamo di fare. C’è la tendenza a essere refrattari a sottoporsi a degli esami, ma anche della medicina in generale che è più portata a curare che a prevenire. Nel convegno abbiamo anche cercato di prevenire l’evoluzione verso la malattia. Nell’area grossetana – prosegue Limbruno – vengono fatti circa 2.000 ricoveri l’anno, sono invece 7-800 pazienti all’anno che vediamo in ambulatorio. Tra questi oltre 1.600 li seguiamo in modo remoto con il tele monitoraggio; molti pazienti hanno dei pacemaker, dei defibrillatori che noi possiamo controllare a distanza quotidianamente dall’ospedale e quindi vengono seguiti giorno per giorno senza bisogno che si rechino in ospedale. Li chiamiamo noi se succede qualcosa che richiede una presenza in ospedale. Attualmente al Misericordia ci sono medici operativi 16, ne mancano sei, e abbiamo quattro medici specialisti ambulatoriali».

Il dottor Andrea Montagnani, “primario” di una un’unità operativa complessa importante come medicina interna, con 47 posti letto, due setting e soli 9 medici in organico, con oltre 2.500 ricoveri all’anno, spiega come è nato il convegno sulle malattie cardiovascolari che si è concluso ieri. «L’ospedale Misericordia è popolato da professionalità importanti, non conosciute o non valorizzate abbastanza. Abbiamo voluto dare anche a Grosseto un contesto di apertura; hanno partecipato relatori dalla Toscana ma anche fuori regione. Amici, colleghi di cardiologia o medicina interna si sono radunati per dire che Grosseto è anche un punto in cui le professionalità sono collegate a livello nazionale e internazionale alla comunità scientifica sull’argomento. Il convegno – dice Montagnani- è il riconoscimento dall’esterno dell’eccellenza di Grosseto: il rischio cardiovascolari occupa la cardiologia, ma in maniera altrettanto importante anche la medicina interna».

Anche a lui la domanda fatta al dottor Limbruno. Com’è lo stato di salute dei grossetani? «I grossetani stanno sostanzialmente bene – risponde – I dati epidemiologici e statistici fanno però vedere che la Maremma ha un’incidenza sulle malattie cardiovascolari superiore alla media nazionale e soprattutto ci sono delle zone della provincia, con statistiche superiore di altre e questo non dipende solo dalla familiarità, dalle genetica, ma anche da certe abitudini di vita che il grossetano può e deve migliorare». 

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