Estate 2025 in Maremma, balneari scontenti? Macché. Soffre invece l’interno: l’esito di un sondaggio
Ecco i risultati del sondaggio Confesercenti: 300 le attività che hanno partecipato. C’è qualche “sorpresa”. E la destagionalizzazione spesso è frenata dai costi elevati
GROSSETO. Altro che caro ombrelloni, verrebbe da dire sfogliando le pagine del sondaggio rivolto alle attività produttive del turismo, commercio e servizi della Maremma. Appena Confesercenti Grosseto ha analizzato le risposte per trarne un report – quest’anno hanno partecipato in 300, più 20% rispetto al 2024, tra associati e non – s’è scoperto che a essere più soddisfatti – o meno insoddisfatti, a vedere le percentuali- sono proprio loro: gli stabilimenti balneari. Si dichiara scontento il 35% dei votanti, in calo rispetto al 50% dell’anno scorso. Si dichiara quindi soddisfatto o molto soddisfatto il 65%.
I bagnetti “strappano” così il podio alle strutture ricettive, che nel 2024 avevano sorriso e che invece ora – per il 44% – non ridono per nulla. «Questo risultato mi ha un po’ stupito, ma non troppo. C’è stato un eccessivo allarmismo, anche sui costi. Invece dipende da dove si va e a quale target si rivolge la struttura. Il turismo luxury, ad esempio, non ha subito alcuna flessione. Quella che ha sofferto di più è la fascia legata al ceto medio-basso», commenta Gianluca Soldateschi, presidente provinciale Assoturismo. Perciò niente espressioni stupite se, guardando i dati da un punto di vista di zone territoriali, gli imprenditori più felici in percentuale sono a Castiglione della Pescaia. Qui il riscontro positivo – sempre secondo il report – è del 59%. Con una nota negativa, visto che il dato è in diminuzione: l’anno scorso si diceva contento il 69%. A seguire c’è Follonica (soddisfatti il 56%, sempre in calo rispetto al 61% dell’anno prima), poi Grosseto (bene per il 42% contro il 34% dell’anno prima) e Orbetello e Argentario (il 40%). Ultimo in classica è l’entroterra maremmano (Colline Metallifere, Amiata grossetana e Colline dell’Albegna): le imprese per nulla soddisfatte ad “alta quota” sono il 76%, in netta crescita rispetto al 2024, quando gli scontenti erano “solo” il 55%. Tradotto: «La sensazione avuta durante i mesi centrali dell’estate – sottolinea il presidente provinciale di Confesercenti, Andrea Biondi – era che le minori frequentazioni sul litorale si fossero in parte riversate nel più fresco entroterra. Invece, stante alle risposte del campione preso in esame, le zone interne registrano la percentuale più alta di insoddisfazione». Qui, secondo Soldateschi, vanno tenuti in considerazione i numeri assoluti: «L’oscillazione è più veloce – fa notare Soldateschi – perché le presenze non sono paragonabili alla fascia costiera. Mi colpisce più il 10% di insoddisfazione in più in un anno a Castiglione».
Se invece l’analisi si concentra sul che cosa soddisfa – oppure no – le aziende, ad emergere è un altro aspetto. «Una domanda in più fatta quest’anno – spiega Biondi – riguardava la primavera: visti i ponti era vantaggiosa e infatti la soddisfazione è stata buona sia come presenze, sia come consumi. Meno per i ricavi». Questa, in realtà, è la tendenza in generale, che riguarda anche i mesi estivi. E appunto è proprio la soddisfazione per i ricavi che s’è guadagnata la percentuale più bassa. Per il 55,5% dei partecipanti al sondaggio questi non sono soddisfacenti. «E le previsioni per settembre e ottobre parlano di un’insoddisfazione per i ricavi rispetto ai costi al 60%», aggiunge Biondi. E qui entra in gioco il discorso sulla destagionalizzazione: «Una buona parte delle attività – spiega Biondi – ha scelto di allungare la stagione, ma lo possono fare le aziende che hanno una gestione familiare, perché altrimenti non riescono a rientrare nei costi. E se in primavera e in autunno c’è soddisfazione come presenze turistiche, alla fine i numeri, al di fuori della stagione estiva, non riescono a coprire i costi fissi, rendendo difficile pensare alla Maremma come a un luogo in grado di offrire servizi anche fuori stagione. Quindi la Maremma è destinata a essere solo una meta turistica balneare, “schiava” dei mesi centrali? Finché non verrà elaborata una strategia, chiara la risposta è scontata. Ed è sì».
In ogni caso i costi fissi da sostenere vanno “fronteggiati” tutto l’anno. Sono loro uno dei principali problemi individuato dalle imprese. Se aggiunti a un altro fenomeno, ossia il calo dei consumi con relativo abbassamento dello scontrino medio, la morsa rischia di diventare implacabile. «A pesare maggiormente – precisa Biondi – sono il costo del personale e quello legato all’energia». Ma non scherzano nemmeno «materie prime e tasse», aggiunge Soldateschi.
Un’altra tendenza che incide sui guadagni riguarda i periodi di soggiorno. Che si sono notevolmente ridotti. E attenzione: «Il susseguirsi di soggiorni corti, a parità di occupazione delle strutture ricettive, aumenta i costi di gestione» fa notare il report. Si torna sempre lì: i ricavi s’assottigliano ancora di più, mentre sempre più pericolosa è la concorrenza sleale. «Per le strutture ricettive – spiega Biondi – questa è legata alla percentuale di sommerso nell’affitto delle seconde case (sono circa 30mila in provincia, non tutte affittate), con ricadute anche per gli stabilimenti balneari in termini di spesa. Dalla ristorazione denunciano invece feste e sagre che in realtà non lo so, perché non hanno alcun limite di giorni e in pratica diventano un ristorante a cielo aperto senza avere le stesse incombenze».
Dal report poi emergono anche giudizi piuttosto severi sulle attività solitamente demandate alla regia pubblica. Le politiche si sviluppo turistico condotte dagli enti locali vengono bocciate dal 79% nel 2025 (l’anno prima erano il 76%). Insomma, niente è migliorato per gli imprenditori. Anzi. Bocciato pure dal 79% l’impiego degli introiti dell’imposta comunale di soggiorno a favore del comparto. «Sia per come vengono spesi i soldi, sia per quel che riguarda i risultati di queste spese», aggiunge Biondi. Su questa base è stata anche stilata una “pagellina” dei territori, una novità del report 2025. Si scopre così che i giudizi negativi si sono concentrati su Orbetello e l’Argentario: l’89% esprime un giudizio pessimo o insufficiente sulle politiche di sviluppo e per l’87% questo si estende anche alla proposta di servizi di intrattenimento offerti al turista. Il giudizio è negativo un po’ in tutti i territori della costa, anche se l’area nord va meglio da questo punto di vista. Castiglione si salva (quasi, con il 53% che esprime un giudizio negativo) per la promozione territoriale e online. Segue Follonica, con percentuali negative attorno al 70%; qui va meglio la proposta di intrattenimento, “bocciata” dal 56% di votanti. A seguire Grosseto. Migliore invece la percezione nei confronti delle opportunità di miglioramento e innovazione grazie al sostegno pubblico, dai bandi in giù. «Cosa si dovrebbe fare? Bisogna migliorare – invita Biondi – le infrastrutture pubbliche, con iniziative di incoming e promozione di un unico brand territoriale “Maremma Toscana”. Abbiamo anche chiesto quali sono i turismi su cui puntare: le indicazione vanno verso il turismo enogastronomico e culturale».