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Campagnatico, polizia al Comando dei vigili: il Comune ferma il "famoso" autovelox

di Matteo Scardigli
Campagnatico, polizia al Comando dei vigili: il Comune ferma il "famoso" autovelox

Agenti e funzionari via con decine di pagine di documenti

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CAMPAGNATICO. Sorride al telefono Elismo Pesucci, sindaco e da pochi mesi autonominato responsabile della polizia municipale (il suo predecessore se n’era andato l’anno scorso, diretto verso un altro ente), dopo la visita della polizia stradale al Comando del paese: una decina di persone, tra agenti e funzionari in borghese, per acquisire la documentazione relativa al “famigerato” autovelox della Senese. E premette (e promette) che il rilevatore di velocità rimarrà nel ripostiglio; almeno per un poco.

I poliziotti sono arrivati intorno alle 9 di ieri mattina, giovedì 21 agosto, e se ne sono andati verso l’ora di pranzo con sottobraccio decine di pagine relative a gestione e posizionamento dell’apparecchio. La notizia ha fatto rapidamente il giro del borgo che «neanche il controspionaggio del Kgb», ironizza il primo cittadino, che rassicura: «Si è trattato di normali verifiche come sono state fatte negli altri 13 territori che fanno uso dell’autovelox». Le cose, però, non stanno esattamente così.

Un passo indietro. Il recente decreto che disciplina l’utilizzo dei rilevatori su strade urbane ed extraurbane toglie di fatto ai Comuni italiani la libertà di installare gli apparecchi senza previo accordo con le rispettive prefetture, e in questo contesto i municipi della provincia si sono adeguati in attesa che venga varata la norma che disciplini l’omologazione i dispositivi; tranne – appunto – Campagnatico, che ha continuato.

Per il momento, infatti, i rilevatori di velocità possono essere installati solo se su un determinato tratto di strada si è registrato un livello di incidenti elevato nei cinque anni precedenti, se la velocità media rilevata è superiore ai limiti consentiti o ancora se esiste un’impossibilità documentata a procedere alla contestazione immediata delle infrazioni. Tra l’altro la gestione operativa degli autovelox dev’essere totalmente a carico delle forze di polizia, senza possibilità di delega a società esterne.

L’accesso amministrativo ha quindi permesso di acquisire relativa documentazione destinata a essere sottoposta a vaglio tecnico, all’esito del quale l’attività potrebbe anche proseguire lungo un iter sanzionatorio.

Anche perché un conto è la voce del popolo, secondo il quale l’apparecchio veniva posizionato in violazione delle prescrizioni del decreto Salvini, un conto è la valutazione professionale degli organi competenti; che per altro in passato si erano già espressi in senso contrario: la questura, in particolare, aveva sottolineato la mancanza dei requisiti di sicurezza per gli operatori. E l’ex responsabile si era – in pratica – dimesso appena poggiata la penna usata per firmare una determinazione con oggetto “Affidamento diretto del servizio di sopralluogo e istruttoria per l’installazione di una postazione fissa di controllo della velocità sulla Ss223 di Paganico a favore di Anas spa”.

Gli ultimi “avvistamenti” collocavano il dispositivo – a intervalli di tempo più o meno regolari – nella piazzola di servizio al chilometro 13+800: entro un chilometro fra una variazione di velocità sulla strada e l’altra (in quel punto sarebbero circa 900, per passare dai 110 km/h ai 90, e non si potrebbe), con il cartello sussidiario accanto all’auto di servizio (dovrebbe stare almeno 25 metri prima) e senza spazio per fermarsi (occupato proprio dalla polizia municipale).

«Abbiamo fatto tutto in regola», ribadisce Pesucci, considerando che «le distanze sono rispettate (in quel tratto la vettura si vede da mezzo chilometro)» e che comunque «altri Comuni mettono delle “trappole” ma nessuno dice nulla». D’altronde anche le contestazioni sono state contenute, con «sette ricorsi negli ultimi tre mesi, grossomodo», e poi «il municipio, proprio in via cautelativa, aveva già tirato la cinghia: storicamente il rilevatore faceva sui 500mila euro l’anno, nel 2024 ne abbiamo messi a bilancio preventivo circa 100mila; per ora siamo arrivati a 30mila».

Insomma, niente da temere. «Qui si fa un discorso di omologazione, a rischiare è chi impiega autovelox datati. Il nostro, invece, è tra gli ultimi modelli», assicura il primo cittadino, spronando quindi il governo ad accelerare (i tempi): «Il decreto è scritto male, sia fatta chiarezza: mancano gli strumenti per potersi adeguare. È dimostrato che il deterrente, che faccia la multa o sia anche solo una “scatola vuota”, è l’unica arma per limitare con efficacia la velocità».

Fatto sta che l’apparecchio non si farà vedere sulla Senese; almeno per un poco. Agli automobilisti, nel tratto che “invita” a schiacciare il piede a tavoletta, corre comunque l’obbligo di rispettare il limite di velocità secondo le norme del Codice della strada.

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