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Il racconto

Grosseto, aggredito da un branco di bulle adolescenti davanti alla figlia di 10 anni: «Erano ubriache»

di Elisabetta Giorgi

	Il luogo dov'è successo l'episodio
Il luogo dov'è successo l'episodio

Colpito allo sterno e al volto da un branco di adolescenti in stato di alterazione, l’uomo racconta la notte di violenza e paura vissuta con la figlia sotto choc

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GROSSETO. È stato aggredito vicino casa sua in centro a Grosseto da un branco di giovani bulle (e un bullo) sui 17-18 anni, che l’hanno colpito una prima volta nello sterno e altre due volte ai lati del viso. È stato dileggiato, preso a male parole «da ragazze in stato di alterazione, sicuramente erano in preda all’alcol». Tutto questo davanti alla figlia di 10 anni che, sotto choc, si è messa a piangere.

Il racconto dell'uomo

È successo venerdì sera tra via Bonghi e piazzetta Rattazzi. «Un bruttissimo episodio – racconta turbato un grossetano di 50 anni, dipendente aziendale – che ha spaventato me e mia figlia».

Succede intorno a mezzanotte. Luca (nome di fantasia) venerdì sera passa la sera con moglie e due figlie di 6 e 10 anni in un locale cittadino, poi intorno alle 22 – dice – «mia moglie decide di tornare a casa con la figlia di 6 anni, mentre io resto fuori con i miei amici e l’altra figlia di 10 anni. Verso mezzanotte torniamo a casa anche lei e io».

Il 50enne abita nella zona di via Rattazzi/via Bonghi.

«Già mia moglie – prosegue – rientrando aveva visto subito una decina di ragazzi in una situazione “alterata”, con bottiglie di vino e vodka, ma dopo quando sono arrivato io la situazione è degenerata. Arrivo con la macchina, parcheggio lungo via Rattazzi. Quando scendo noto una prima situazione strana: c’è una ragazza che prende a calci una “ciabatta”. Un gruppetto di giovani arriva da via Bonghi verso via Rattazzi: sono 4 ragazze e un ragazzo sui 17-18 anni, italiani. Sono soprattutto le ragazze, le femmine, a essere le più violente e aggressive, sia verbalmente che fisicamente».

Il gruppo sfila davanti agli scalini e fa per salire nel piazzale Rattazzi – lo slargo sopraelevato che fiancheggia l’omonima via - «quando io, che ho appena parcheggiato, li incrocio e me li trovo di fronte».

Da lì in poi è la cronaca di una serata delirante.

L'aggressione

Una delle ragazze guarda l’uomo con fare sfrontato e lo apostrofa malamente. «Ma che ca… guardi, ce l’hai con me?», gli fa. Lui basito risponde a tono: «Ma scherzi? Che cosa vuoi da me?».

«C’è mia figlia accanto di 10 anni che assiste alla scena e inizia a tremare. Un ragazzo – l’unico maschio – si alza, si intromette anche lui e mi dice “Stai calmo”, per poi darmi una spinta tirandomi un colpo secco nello sterno». È la prima botta, ma non finisce lì. «Subito a ruota ecco arrivare una ragazza, che si avvicina e di scatto mi tira altri due cazzotti, a fila, nell’orecchio. Colpi secchi e ben assestati; mia figlia intanto continua a piangere e a tremare».

È piena notte. C’è un gruppetto agguerrito intorno, le altre ragazze del gruppo si mettono a dire “Vai via, levati di torno, guarda che cosa stai facendo a tua figlia”, lo accusano di essere lui a farla tremare e piangere; intanto arriva un’altra ragazza ancora, una quinta, con una bottiglia in mano, ma che rimane in silenzio. Il gruppo è piuttosto compatto, l’atmosfera è surreale e per nulla pacifica. In tutta questa situazione può davvero succedere di tutto, già sono stati sferrati tre colpi.

«Le ragazze erano le più aggressive»

«La cosa impressionante è che erano le femmine le più aggressive, sicuramente avevano bevuto. Io ho anche provato a parlarci dicendo giusto due cose: “Ma vi rendete conto di quello che fate?...”, mentre il ragazzo alla fine è apparso davvero il più pacato», alterandosi anche lui, ma forse per “farsi grosso” e dimostrare qualcosa alle bulle. Come finisce? «Che a un certo punto riesco ad andarmene con mia figlia». Alla fine le ragazze hanno avuto un sussulto di pietà al cospetto di una bimba che piangeva e hanno mollato la presa. «Siamo saliti in casa, lei e io, poi ci siamo affacciati e abbiamo continuato a sentire casino giù sotto». Il bilancio emotivo di questa storia è stato pessimo. Anche alla luce di altri episodi che hanno visto protagonisti ragazzini terribili in città e fuori, «secondo me siamo allo sbando. Vorrei davvero che le pattuglie controllassero di più questa zona, di notte. E mi chiedo come sia possibile che le famiglie non dicano niente se vedono tornare a casa le loro figlie e i loro figli in queste condizioni». 
 

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