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Follonica, rubata la carrozzina all'atleta paralimpico: ritrovata dai carabinieri

di Matteo Scardigli
Follonica, rubata la carrozzina all'atleta paralimpico: ritrovata dai carabinieri

Marco Morganti, campione paralimpico e autore di un libro sulla sua rinascita dopo l’ictus, aveva denunciato il furto del suo dispositivo. Ritrovato all’ex Ilva, tra le frasche. «Tornerò ancora a Follonica: qui mi avete salvato»

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FOLLONICA. Qualche anno fa ha visto la morte in faccia, lo scorso fine settimana avrebbe voluto vedere – sempre in faccia ma per altri motivi – i «bipedi senza cuore» che gli avevano rubato la sua carrozzina con propulsore e le stampelle. Oggi, invece, sulla sua di faccia c’è un sorriso: i carabinieri hanno trovato il dispositivo e glielo hanno restituito.

Marco Morganti è un turista nella Città del Golfo, ma non uno come tanti. Il 5 aprile del 2017, a 39 anni, sposato e con due figli, il black out: prima un forte mal di testa, poi un malore davanti ai propri cari nei locali della palestra Millennium di San Frediano a Settimo (località di Cascina, provincia di Pisa), di cui è titolare e personal trainer. È un ictus. La sua «seconda vita», come la definisce lui (ci ha scritto anche un libro), inizia dopo cento giorni di ospedale, con la parte destra del corpo che deve imparare a conoscere di nuovo. Dalle competizioni di sollevamento pesi passa quindi al nuoto ed entra nella Federazione italiana nuoto paralimpico: diventa campione regionale dei 50 metri in stile libero ed è secondo nei 50 rana. Solo per dirne alcune.

Non è che a Morganti manchino le sfide: lui è uno che le cerca; e le lancia. Come l’ha lanciata a chi gli aveva preso il mezzo, avvertendolo via social di aver sporto denuncia ai carabinieri (e all’Asl, che gli aveva passato il dispositivo): «Se pensano di fermarmi si sbagliano di grosso», aveva detto, mostrando il caricabatterie che i malviventi non avevano potuto portargli via.

Per fortuna (sua o dei malviventi, a seconda), i militari sono arrivati prima. Scartata la pista della “bravata” – la carrozzina era parcheggiata fuori, coperta e chiusa con un lucchetto – i militari hanno svolto un lavoro d’indagine alla vecchia maniera, battendo palmo a palmo la città fino ad arrivare all’ex Ilva (luogo simbolo di rinascita, a credere nelle coincidenze): ben riposta e custodita – segno che era destinata a essere rivenduta – sotto delle frasche eccola lì.

A trovarla due militari in borghese del Norm (il Nucleo operativo radiomobile) comandato dal capitano Romualdo D’Anna, che ieri ha inteso organizzare per Morganti, accompagnato dal padre, un momento particolare alla Stazione di via Pietro Nenni: una restituzione non solamente simbolica. Anche perché – si apprende – a Follonica non ne erano stati mai denunciati prima di lui: risolvere il caso, una questione d’onore.

«Il dispositivo elettrico mi serve per muovermi in autonomia, altrimenti ho sempre bisogno di qualcuno che mi dia una mano: in questi giorni mi sono sentito in gabbia. Ringrazio tutti, in primis i carabinieri (siete stati fantastici, mi avete salvato la vita) ma anche tutte le persone che mi hanno offerto il loro aiuto», premette Morganti, dato che a Follonica sono stati in tanti a mobilitarsi – a tempo di record – per aiutarlo. E a Follonica, promette, malgrado la disavventura, tornerà ancora per trascorrere le vacanze.

Lieto fine? Certo che sì, ma come va di moda al cinema potrebbe esserci una “scena dopo i titoli di coda”. Risolvere il caso, per i militari del Golfo, è una questione d’onore. «Quello ci fa più piacere è che siamo riusciti a restituire uno strumento indispensabile a una persona che ne ha davvero bisogno per muoversi liberamente: a rendergli la sua normalità», assicura D’Anna, che infine anticipa: «Siamo vicini all’individuazione dei responsabili del furto». Il sale è sulla coda.

 

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