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Grosseto, tre auto date alle fiamme in città: sotto accusa un imprenditore - Chi è

di Pierluigi Sposato
Grosseto, tre auto date alle fiamme in città: sotto accusa un imprenditore - Chi è

È accusato anche di minacce e porto di una pistola oggetto di furto

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GROSSETO. Tre incendi ritenuti dolosi, avvenuti in città tra l’ottobre 2023 e il febbraio 2024, con tre auto a fuoco. Un solo imputato, un imprenditore che è sotto processo anche per minacce e per la detenzione abusiva di una pistola Hv 38 e quattro proiettili, nonché per la ricettazione dell’arma risultata rubata. Sono i dati salienti del processo nei confronti di Riccardo Bennati, 50 anni, già noto per un precedente arresto per evasione dai domiciliari e per essere stato coinvolto per la liquidazione giudiziaria della sua ditta, la Brico & Garden. Alla fine del febbraio dell’anno scorso, Bennati era stato messo ai domiciliari perché contro di lui erano stati raccolti gravi indizi di colpevolezza. E i testimoni ascoltati dal giudice Marco Bilisari – cioè le vittime dei reati che sono stati contestati all’imprenditore – sono convinti che non possa che essere stato lui l’autore degli incendi.

Tesi che i difensori di Bennati (presente all’udienza, accompagnato però adesso dalla polizia penitenziaria perché detenuto a Pisa), gli avvocati Stefano Antonelli e Franco Balestrieri, stanno contestando su ogni fronte, ritenendole frutto di mere congetture, senza una base concreta di prova. Bennati è finito sotto accusa anche perché le immagini della videosorveglianza avevano immortalato sia lui sia la sua auto, una Porsche Cayenne, nei pressi della Citroen Picasso andata a fuoco in via Trento la sera del 26 ottobre. Una ventina di minuti prima, intorno alle 22,30, era andata a fuoco un’Audi Q3 in via Santorre di Santarosa. Altre telecamere in città avevano registrato i passaggi dell’auto in orari compatibili.

Perché la procura ritiene l'imprenditore responsabile

I carabinieri del Nucleo investigativo avevano appurato che entrambe le auto erano riconducibili a persone che avevano avuto frequenti contatti con Bennati: la Q3 per un contratto di noleggio a lungo termine stipulato da Bennati per la sua società, la Picasso perché in uso alla moglie di un collaboratore dell’imprenditore (e anzi, ha detto la donna in aula, più spesso usata dal marito). La terza auto è una Lancia Y, andata a fuoco il 5 febbraio dell’anno scorso ancora in via Trento: era di proprietà di una donna, cognata della donna vittima del primo incendio. Il collaboratore di Bennati è il punto cardine: perché rispettivamente fratello e marito delle donne le cui auto erano andate a fuoco in via Trento. A lui, secondo gli accertamenti di indagine, Bennati avrebbe anche chiesto del denaro: e secondo l’imputazione, sarebbe stato il destinatario di minacce (il 2 febbraio), con una frase («Vedrai che oggi ammazzo qualcuno») accompagnata dall’esibizione di una pistola che l’imprenditore teneva in auto.

Per l’Audi, invece, il discorso è diverso: chi aveva in uso quell’auto aveva spiegato che gli era stata prestata un mese prima da Bennati (che aveva confermato in sede di presentazione di una denuncia in seguito all’incendio) ma di non aver alcun sospetto. I carabinieri avevano poi ricostruito, sulla base delle parole dello stesso imprenditore, che qualche mese prima degli incendi di ottobre chi aveva in uso la Q3 avrebbe preteso da lui a titolo di garante la restituzione di 90mila euro prestata al collaboratore di Bennati stesso.

Vicenda particolarmente complessa, per la quale sia il collaboratore (nonché la moglie e la cognata) sia il proprietario della pistola (rubata nel maggio 2019) sono costituiti parte civile con le avvocate Valentina Guerriero e Serena Iazzetta. Vicenda per la quale hanno cercato di fare chiarezza le risposte alle domande rivolte dal viceprocuratore onorario Leonardo Brogi e dai difensori. Sono stati ascoltati tutti, sia per le auto, sia per la pistola, e in aula l’incendio del 26 ottobre è stato ricostruito anche dal carabiniere che quella sera intervenne insieme ai vigili del fuoco: aveva raccolto le parole della proprietaria dell’auto, scesa in strada dopo aver visto che la Citroen aveva preso fuoco dalla parte posteriore sinistra, aveva raccolto la testimonianza di due giovani che avevano sentito una forte esplosione e si erano affacciati, dopo aver udito anche delle sgommate, aveva parlato con una donna che aveva fatto una registrazione con il cellulare.

Occorrerà almeno un’altra udienza per completare i testimoni dell’accusa e il giudice ha fissato il prossimo appuntamento fra un mese. A conclusione dell’udienza, i difensori di Bennati hanno presentato richiesta di revoca o sostituzione della custodia in carcere. Il giudice si è riservato.


 

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