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I primi quarant’anni del Grosseto 3: festa grande ricordando D’Ascenzi
Il gruppo che ha ancora sede all’Addolorata nacque da un’intuizione dell’allora parroco
GROSSETO. Quaranta anni. E non sentirli. Anzi, sentirli tutti e assaporarli fino all’ultimo, con l’obiettivo di guardare avanti e metterne alle spalle almeno altrettanti. I quaranta anni sono quelli del gruppo scout Agesci Grosseto 3, nato, cresciuto e ancora attivo nei locali della parrocchia dell’Addolorata, nel quartiere di Gorarella. Un’idea felice, un’intuizione dell’allora parroco Vincenzo D’Ascenzi: per lui, quando era in mezzo agli scout, la macchina del tempo tornava indietro. Lui si divertiva, e si vedeva eccome. E così come lui, anche i ragazzi si divertivano.
Oggi continuano a farlo. Come quelli che tra il 1984 e il 1985 raccolsero l’invito di questo sacerdote: padre Vincenzo coinvolse i capi di un altro gruppo e la truppa si infoltì di giorno in giorno, ragazze e ragazzi del quartiere che iniziarono a giocare nel segno di B.P., sir Robert Baden Powell, il fondatore del movimento mondiale. Insieme a loro venne aperto un reparto di esploratori e guide, il “Triana”. Dicono i ragazzi di allora, molti dei quali capi di oggi, che quella scelta ha prodotto frutti preziosissimi: e che ciò che era nato quaranta anni fa non poteva restare chiuso tra le quattro mura di una sede. Così il gruppo (branco, reparto, noviziato, clan, comunità capi – a seconda dell’età e delle responsabilità) ha deciso di celebrare la nascita di quel percorso con un momento di festa, per gratitudine nei confronti di D’Ascenzi ma anche di tutti coloro che in questo progetto educativo hanno cercato di mettere un mattoncino, a qualsiasi titolo, genitori compresi, ieri come oggi.
Alla Cava di Roselle, messa a disposizione da Uscita di Sicurezza, il Grosseto 3 ha abbinato l’altro giorno due eventi: la classica “uscita di apertura” (con la quale le attività riprendono ufficialmente dopo la pausa estiva, al termine dei campi e delle route) e appunto la festa dei quaranta anni. Giochi, divertimento, preghiera, canti, salsicce e musica: quella della band “L’Ostile Scout” (gioco di parole che richiama uno dei capisaldi del comportamento scout, che deve essere improntato a un preciso “stile”), composta da capi scout, che da Prato sono venuti ad animare il pomeriggio con i classici canti dell’associazione, spesso interpretati in modo originale, con i loro ritmi trascinanti, con simpatia ed energia travolgenti. I ragazzi, un centinaio circa tra i 8 e i 19 anni, si sono comportati proprio come se fossero in un campo scout: hanno montato le tende, hanno organizzato il fuoco di bivacco la sera, hanno vissuto coinvolti e spesso commossi il momento dei “passaggi” dei più grandi nelle branche superiori, giocato, ballato e cantato, e celebrato il loro stare insieme anche con nel momento della celebrazione eucaristica, officiata dal loro assistente ecclesiastico, don Claudio Bianchi. Non è mancato il momento degli auguri e delle “candeline”, con una bella torta con i colori del fazzolettone del gruppo.
Dicono ancora i responsabili del Grosseto 3: «Il contributo di ciascuno ha permesso di realizzare questa bella impresa, ma la gratitudine più grande va sicuramente a chi ci ha creduto quaranta anni fa e si è messo in gioco in prima persona, senza riserve, dubbi o timori, e ci ha trasmesso il gusto per l'avventura, la cura per il creato, l'impegno sociale e civile e la gioia dello stare insieme facendosi carico l'uno dell'altro, secondo la testimonianza della vita di Gesù di Nazareth. In altre parole, la passione per quel grande gioco che è lo scoutismo.»
E da oggi si riparte, c’è un altro traguardo da tagliare. Anzi, l’avventura è già ripartita. Non si è mai fermata da quel giorno in cui Vincenzo D’Ascenzi ebbe la “pazza” idea di creare un gruppo scout.
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