Ictus, quella manciata di minuti che può bastare a salvare la vita: i sintomi più frequenti e cosa fare
Un male improvviso che va fermato subito: esperti a confronto in Sala Pegaso a Grosseto con Fondazione Confcommercio Toscana per sensibilizzare i cittadini
GROSSETO. Sono almeno diecimila le persone colpite da ictus cerebrale ogni anno in Toscana, 200mila in tutta Italia. Una patologia difficile da prevenire, ma i cui danni fisici e neurologici possono essere limitati grazie a un intervento tempestivo.
Si parlerà proprio di questo stamani a Grosseto nel convegno “Ictus, pochi minuti valgono una vita”, organizzato dalla Fondazione Confcommercio Toscana Onlus con il patrocinio di Regione Toscana e Provincia di Grosseto e la collaborazione dell’Azienda Usl Toscana sud est in relazione alla giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, che cade ogni anno il 29 ottobre.
A ospitare i lavori dalle 10 alle 12,30 è la Sala Pegaso della Provincia di Grosseto, in piazza Dante Alighieri. Aprirà il convegno la ricercatrice del Cnr Marzia Baldereschi, che presenta un semplice ed efficace video informativo a cura della Regione Toscana. Seguiranno i saluti istituzionali dell’assessore regionale alla salute Simone Bezzini, del presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola, del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e del presidente di Confcommercio Grosseto, Giulio Gennari, insieme al presidente della Fondazione Confcommercio Toscana Onlus, Antonio Fanucchi.
L’iniziativa, giunta alla IV edizione, prima di Grosseto ha già toccato varie città toscane (Firenze, Arezzo, Prato, Lucca, Livorno e Portoferraio) ed è realizzata con la collaborazione dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale Alice Toscana, della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana, della sezione toscana di Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) e del Comitato regionale della Croce Rossa.
I relatori
Il dibattito, moderato dal giornalista Giancarlo Capecchi, prevede l’intervento tecnico di ricercatori e medici come Giovanni Orlandi, responsabile clinico della Rete Ictus Toscana, Roberto Marconi, direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) Neurologia dell’ospedale Misericordia di Grosseto, Mauro Breggia, direttore del Pronto soccorso, Giuseppe Panzardi, direttore del 118 Siena-Grosseto, Mauro Mancuso, direttore Uoc Recupero e Rieducazione funzionale, e Renato Tulino, direttore del Dipartimento di medicina generale Ausl Toscana sud est.
Insieme spiegheranno nei dettagli non solo come riconoscere l’insorgenza di un ictus fin dai primi sintomi e cosa fare per allertare la rete dei soccorsi, ma chiariranno anche il funzionamento delle varie fasi di degenza, da quella acuta fino alla riabilitazione, con particolare riguardo alle strutture sanitarie del Grossetano.
Aumentare la consapevolezza
«Attraverso questi convegni vogliamo aumentare la consapevolezza del pubblico su questa malattia, che secondo le statistiche causa il 10-12 per cento dei decessi nell’arco di un anno ed è la principale causa d'invalidità e la seconda di demenza», sottolinea il presidente della Fondazione Confcommercio Toscana onlus, Antonio Fanucchi. «Eppure per evitare le conseguenze peggiori basterebbe stare attenti ai primi segnali di allarme e mettere in moto la rete dei soccorsi, che in Toscana per fortuna esiste ed è molto efficiente, come ci spiegherà il responsabile clinico della Rete Ictus Toscana, Giovanni Orlandi».
«Confcommercio vuole essere parte attiva della vita sociale del nostro territorio, oltre che della vita economica – commenta Giulio Gennari, presidente Confcommercio Grosseto – anche attraverso iniziative come questa, portate avanti dalla nostra Fondazione regionale, che ringraziamo. Promuovere la cultura della sicurezza, della prevenzione e della salute più in generale, in azienda e non solo, per la nostra associazione è da sempre un impegno costante e di primaria importanza».
I sintomi, come agire
Bocca storta, braccio debole, difficoltà a parlare e vista annebbiata: ecco alcuni dei sintomi da tenere in considerazione prima di chiamare il 112. «Intervenire tempestivamente è fondamentale», spiega la ricercatrice Cnr Marzia Baldereschi. «Il cervello può resistere al massimo 5 minuti senza afflusso di sangue, poi i neuroni cominciano a soffrire e si verificano danni permanenti. Durante un ictus muoiono 2 milioni di cellule cerebrali ogni minuto. Quindi più si anticipano i soccorsi meno gravi saranno i danni al paziente colpito».
L’intervento di rete
«Nella cura dell’ictus e nelle conseguenze della malattia, il tempo di intervento e un percorso assistenziale multidisciplinare, basato sulla sinergia ospedale-territorio, sono gli aspetti che più fanno la differenza, a volte, anche in termini di vita o di morte», spiega il dottor Roberto Marconi, direttore area dipartimentale Neurologia e Uoc Neurologia del Misericordia. «L’ictus rientra tra le patologie tempo-dipendenti, ciò significa che si rende necessario intervenire entro pochi minuti dall'evento scaturente per salvare il paziente e garantire maggiori probabilità di recupero delle funzioni. Nella provincia di Grosseto, grazie a professionisti competenti e a una rete strutturata composta dall’Emergenza-urgenza, dalla Neurologia con Stroke Unit e Neuroradiologia, dalla Riabilitazione e dalla Medicina generale, possiamo assicurare una presa in carico appropriata. Inoltre, da alcuni anni, è attivo lo Stroke team che sancisce la stretta sinergia tra i neurologi della Stroke unit, coordinata dal dottor Manuele Bartalucci, all'interno della Neurologia; i neuroradiologi, coordinati dal dottor Marco Cireni; e i professionisti del Pronto soccorso, diretto dal dottor Mauro Breggia, per una migliore presa in carico in termini di tempestività d’intervento, di qualità dell’assistenza e di esito post trattamento. Il vantaggio infatti è la possibilità di assicurare, direttamente in Pronto soccorso un approccio multidisciplinare, determinante nella gestione della fase acuta della patologia ischemica, che può salvare la vita. Il convegno è un’occasione per far conoscere meglio il percorso ictus ai cittadini e anche un modo per ricordare la necessità di imparare a riconoscere i campanelli di allarme, così come riveste uguale importanza la prevenzione, adottando stili di vita sani e sottoponendosi a controlli».
«Nonostante l’estensione del territorio dell'Azienda – evidenzia il dottor Massimo Forti, direttore della Rete ospedaliera Usl Toscana sud est – l'impegno costante e la dedizione dei professionisti della Rete tempo-dipendente garantiscono ottime performance per il trattamento e la cura dell'ictus cerebrale nel nostro territorio».
L’impatto sociale ed economico
Evitare i danni permanenti dell’ictus serve anche a diminuirne l’impatto sociale ed economico, come sottolineerà il direttore di Inps Toscana Maurizio Emanuele Pizzicaroli parlando dei costi dell’ictus cerebrale. Basti pensare che ogni anno un medico di famiglia assiste dai 4 ai 7 pazienti colpiti da ictus acuto e deve seguirne almeno 20 sopravvissuti.
La riabilitazione
Si parlerà infine di riabilitazione dei malati e del sostegno alle loro famiglie, settori in cui è molto attiva l’associazione Alice Toscana, che a Grosseto sarà rappresentata dal presidente regionale Alessandro Viviani e dalla presidente provinciale Annamaria De Angelis.
Regione in campo
«Ringrazio la Fondazione Confcommercio per questa importante iniziativa che vede la preziosa collaborazione delle associazioni di volontariato e il sostegno delle istituzioni. È infatti fondamentale promuovere maggior consapevolezza e conoscenza dell’ictus cerebrale: il fattore tempo è decisivo ed è necessario poter intervenire prontamente e in modo appropriato», commenta l’assessore regionale al diritto alla salute e sanità Simone Bezzini. «La Regione Toscana nel 2016 ha dato vita alla Rete regionale Ictus, basata sulla piena integrazione territorio-ospedale-territorio, per assicurare gli interventi appropriati, secondo standard clinico-assistenziali omogenei, al fine di ridurre la mortalità e gli esiti permanenti dell'evento acuto. Siamo al lavoro per potenziarla ancora di più, con particolare attenzione alla sicurezza dei pazienti e al miglioramento della qualità assistenziale e dei percorsi di cura complessi e ridurre l’impatto dei costi sanitari e sociali correlati alla malattia».