Grosseto, quanti ragazzini sbandati di notte. La psicologa Lucia Cortecci: «Cari adulti, fate la vostra parte»
Psicoterapeuta, nonché istruttrice “mindfulness”, situazioni problematiche ne segue molte: «Crtocircuito tra genitori e figli»
GROSSETO. «C’è un cortocircuito fra genitori imprigionati come dice il professor Massimo Ammaniti nella “adultescenza” e figli incapaci di esprimere sentimenti e privi di punti di riferimento». A prendere per le corna senza troppi riguardi il problema dei “comportamenti devianti” degli adolescenti è Lucia Cortecci, psicologa e psicoterapeuta, nonché istruttrice “mindfulness”, che di situazioni problematiche ne segue molte.
Piazza San Francesco a Grosseto, ma non solo: torme di ragazzini e ragazzine dai 13 ai 17 anni che bevono come forsennati fino a note fonda. Che cosa succede?
«Quella è l’età della trasgressione, in cui si cerca un confine da oltrepassare per legittimarsi sprigionando energia. Il problema è che il confine non viene trovato mai, e si inizia a coltivare uno stile di vita non caratterizzato da energia positiva, ma da quella distruttiva alimentata dall’alcol che fa da riempitivo di un vuoto affettivo/emotivo e della noia. Già in età giovanissima è preoccupante che questi episodi delineino uno stile patologico di conduzione del tempo libero, poi riprodotto in età adulta».
Ci sono connotazioni sociali? Tipo famiglie in povertà economica ed educativa?
«Certe manifestazioni patologiche sono sempre esistite in alcune fasce marginali della popolazione. Oggi la novità consolidata è che il disagio economico e culturale non spiega più le cose, perché i comportamenti sono trasversali alle fasce sociali. Coinvolgono anche famiglie abbienti e con un buon grado di istruzione».
Quindi?
«Può apparire semplicistico chiamare in causa i genitori, ma oggettivamente c’è una diffusa responsabilità nello stile genitoriale rispetto alle generazioni precedenti. Spesso i genitori non comprendono lo stato d’animo dei figli, ma hanno atteggiamenti collusivi. Dovuti alla mancanza di dialogo reale per paura di esternare le rispettive emozioni, rispettando i ruoli ed esercitando la fatica della responsabilità. Il professor Ammaniti parla di “adultescenza”: il prolungamento all’infinito dell’adolescenza nel corso dell’età adulta. Adulti che non hanno realizzato la loro identità in maniera solida rinunciano al proprio ruolo nel rapporto coni figli».
Tradotto in comportamenti concreti?
«Se dei ragazzini rimangono fino alle quattro in piazza San Francesco a ubriacarsi, significa che i genitori a casa non hanno dato loro un orario, non li aspettano a notte fonda per parlarci, oppure non sono a casa a quell’ora. Assecondano un’idea di libertà mistificata, perché la libertà va conquistata attraverso l’esercizio della responsabilità. La libertà non è vuoto».
Sono così fragili i ragazzi?
«Nei ragazzini c’è un tessuto depressivo di fondo. Caricati di aspettative: bravi a scuola, esteticamente corrispondenti a un cliché, eccellere in quello che fanno. Ma troppo spesso non ci si preoccupa della loro felicità. Più facile assecondarli: il pianto di un bambino diventa un dramma. Se un adolescente lascia la cartella a casa, gli viene recapitata a scuola da un genitore. E così capita fatalmente che la frustrazione di un figlio che non ottiene quel che vuole, fare tardi o avere l’ultimo telefonino, genera scatti di violenza e aggressione dei genitori».
È tutta colpa della famiglia quindi?
«Non è una questione di “colpe” ma di esercizio di una responsabilità da parte degli adulti in generale, come comunità educante a seconda dei ruoli. Qualche esempio: troppi soldi in tasca, non considerare una cosa grave perdere giorni di scuola. Adulti che a tavola non parlano, incollati ai telefonini. Insegnanti che si trincerano dietro il fatto che non riguarda il loro lavoro, quando un genitore confida i problemi comportamentali del proprio figlio. Trasmettere il messaggio che fare i soldi può giustificare scorrettezze».
Pattugliamenti delle strade e cani antidroga nelle scuole sono la risposta?
«Mi sembrano interventi costosi e inefficaci. Meglio investire sul sostegno psicologico oggi carente in maniera drammatica da parte del servizio pubblico. Bisogna insegnare a esprimere i propri sentimenti e promuovere l’educazione all’affettività, più che parlare di preservativi. Meglio un cane per la pet therapy che lo spauracchio di un cane antidroga. Mandare i figli al lavoro in estate aiuta molto di più».
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