Scavi di Civitella Paganico e archeologia partecipata Gli studiosi si confrontano
civitella paganico. C’era una volta l’archeologo che studiava nel proprio ambito, Soprintendenza o Università, e si recava poi sul territorio per scavare. Svolta la ricerca, spesso il tutto terminava con una relazione o con una pubblicazione per addetti ai lavori.
Oggi l’archeologia pubblica rappresenta un metodo imprescindibile, che lega indissolubilmente archeologia, cultura popolare, testimonianze orali e affezione al proprio territorio. E di “Archeologia pubblica nel territorio di Civitella Paganico” si parla domattina alle 10 in una tavola rotonda organizzata da Università di Siena, Fondazione Polo universitario Grossetano, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, Associazione archeologica Odysseus, nella cornice del cartellone estivo 2021 della Fondazione Pug. E non è un caso che si parli di Civitella Paganico e della Maremma.
L’archeologia pubblica è nata ufficialmente con la Convenzione di Faro del 2005. Il territorio maremmano però già la conosceva, essendo stato indagato da uno dei pionieri dell’archeologia pubblica, che la praticava prima che venisse decodificata, il professor Riccardo Francovich. Partecipare agli scavi, sorvegliarli, tagliare l’erba, ma anche e soprattutto diffondere la consapevolezza del patrimonio culturale di cui tutti sono testimoni e custodi: questo faceva Francovich. Un esempio sono gli scavi condotti in più località del comune di Civitella Paganico, ricco di testimonianze dall’epoca previllanoviana, a quella etrusca e romana, fino al 16° secolo.
Dei due scavi principali e dei molti altri in piccoli ma significativi siti si parlerà nella tavola rotonda di domani. L’incontro si potrà seguire in diretta su www.polouniversitariogrosseto.it. —
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