Ippodromo addio Alla Torricella nascerà un resort con miniorti
Bellumori conferma le voci di una riqualificazione dell’area Architetti al lavoro, ma resta un mistero chi sia l’investitore
capalbio
Al posto della pista per il galoppo e dei box per i cavalli purosangue nascerà un resort tutto in legno circondato da fazzoletti di terra che gli ospiti potranno coltivare. Come Grosseto ha già fatto con il Casalone, anche la Piccola Atene dovrà dire addio al suo ippodromo (mignon). Trovano conferma i rumor riportati nell’edizione di ieri del Tirreno e che indicano che nel futuro della Torricella – che ad agosto avrebbe dovuto ospitare quattro giornate di galoppo – c’è ben altro che l’ippica.
Da qualche giorno circola voce che la famiglia Fratto, proprietaria della Torricella – siamo sull’Aurelia, due chilometri dopo l’uscita Capalbio, per chi viaggia in direzione Grosseto-Roma – abbia venduto l’area su cui sorge la pista di galoppo e i box per i cavalli. E si dice che gli acquirenti vogliano realizzare lì un piccolo villaggio turistico. «Del progetto – dice il sindaco di Capalbio Luigi Bellumori al Tirreno – me ne parlò circa un anno fa Mimmo», così tutti chiamano Domenico Fratto, il popolare patron della Torricella. «Come Giunta ci dichiarammo interessati – continua Bellumori – anche perché ci è parso un progetto di grande riqualificazione dell’area». Il sindaco accenna dunque ad «un resort tutto in legno, ecosostenibile e molto “ambientalizzato”, con piccoli orti urbani a disposizione degli ospiti».
Il progetto dunque c’è. Resta da capire chi lo realizzerà. «Io so che c’è un team di architetti che sta lavorando al progetto che per quel che ne so io è di Fratto – dettaglia Bellumori – Se invece La Torricella è stata venduta, io non so chi l’abbia acquistata: lo scoprirò probabilmente il 3 agosto». È fissato per venerdì, infatti, un incontro tra tecnici del Comune e della Provincia e proprietari della Torricella nel quale si comincerà a verificare se il progetto del resort è realizzabile: «Mentre il regolamento urbanistico (del Comune) può andare “in variante” – spiega Bellumori – bisognerà soprattutto verificare se il progetto resta entro i vincoli imposti dal Piano territoriale di coordinamento (della Provincia). Credo, comunque, che non dovrebbero esserci ostacoli». Per svelare il mistero di chi siano gli investitori, dunque, non resta che attendere. –