Una Cittadella da far rivivere
Sede di scuole superiori e impianti sportivi, oggi l’area si anima solo di giorno
GROSSETO. Anno 1964, anno del baby boom. In Italia nascono 1,05 milioni di bambini, il numero più alto mai raggiunto nel Dopoguerra, quando dal 1947 le nascite iniziano a salire. È sulla scia di questa tempesta demografica, e della conseguente necessità di garantire a tutti una scuola dove studiare, che nasce a Grosseto la Cittadella dello studente, nell’area compresa tra l’Aurelia sud, via Brigate Partigiane, via De’ Barberi e l’Ombrone.
Proprio la Cittadella dello studente è al centro, oggi e domani, del settimo appuntamento di Cap 58100 - Piazze N(u)ove, il corso di Clarisse Arte in collaborazione con Il Tirreno e con il sostegno del centro commerciale Aurelia Antica, che si tiene il giovedì e il venerdì, due volte al mese, e che è affiancato da un incontro pubblico nel quale i cittadini sono chiamati a dire la loro sulle piazze di Grosseto per condividere le loro idee con esperti e istituzioni, in un confronto aperto e positivo.
La storia della Cittadella dello studente la ricostruisce per Il Tirreno l’architetto Pietro Pettini, ex presidente dell’Ordine degli architetti.
La molla che fa scattare l’idea di un campus di scuole proprio in questo luogo, alla periferia sud del capoluogo, è la costruzione, nel 1961 della scuola elementare di via de’ Barberi.
«La scuola elementare – spiega Pettini – fu progettata dagli architetti Gori e Verruccio, gli stessi progettisti del tribunale, entrambi professori di architettura all’università di Firenze. Già alla fine degli anni Cinquanta il Comune di Grosseto aveva cominciato a costruire scuole per eliminare i doppi turni, che costringevano ad andare a scuola un mese la mattina e un giorno il pomeriggio, perché mandavano le aule. La necessità di dotare la città di scuole fece sì che il Comune investisse molto nell’edilizia scolastica».
Le prime ad essere costruite furono le elementari. Alla fine degli anni Sessanta, quando i primi baby boomers dell’immediato dopoguerra sono cresciuti, inizia la necessità di avere scuole superiori, che sono di competenza degli enti provinciali.
La data di nascita della Cittadella dello studente è il 1965. «È in quell’anno – spiega Pettini – che la previsione urbanistica viene inserita nel piano regolatore Luigi Piccinato del 1965, uno dei maggiori urbanisti italiani del Secondo dopoguerra e uno dei più grandi progettisti, che tra le altre cose aveva già partecipato alla stesura del piano dell’Eur del 1942».
Al momento della costruzione della Cittadella Grosseto contava 62.590 abitanti. «L’intervento viene ideato, progettato e realizzato dalla Provincia di Grosseto – spiega Pettini –. Tutti i progetti furono fatti dagli uffici tecnici, sia quello dell’urbanizzazione che dei singoli istituti scolastici. Solo alcuni interventi furono sottoposti a concorsi di progettazione attraverso procedure pubbliche, ad esempio la parte dell’istituto tecnico industriale».
La Cittadella dello studente viene concepita come un campus di tipo nordeuropeo «con la presenza della casa dello studente – prosegue Pettini – scuole superiori, impianti sportivi. Una cittadella autonoma e autosufficiente. Anche l’area fu scelta per la sua dislocazione, raggiungibile bene con mezzi su gomma, dagli autobus che portano i ragazzi da tutta la provincia».
Il primo stralcio risale a fine anni Settanta, inizio anni Ottanta. Il progetto viene fatto dall’Istituto autonomo case popolari, ingegneri Mario e Marcello Giacolini.
«Una delle prime scuole realizzate è stato l’istituto agrario – spiega Pettini – perché uno dei terreni apparteneva all’azienda di Gorarella e c’era un vecchio podere ancora lì presente, poi incorporato all’interno della struttura».
A seguire vengono costruiti gli impianti sportivi, anch’essi funzionali alle scuole, e la casa dello studente.
«Al primo piano – spiega Pettini – c’era la mensa, sotto magazzini e cucine, e sopra tre piani con le camere per gli studenti». Da metà anni Novanta anche i dipendenti degli uffici pubblici cominciarono a utilizzare questa mensa.
La casa dello studente ha funzionato per tutti gli anni Ottanta e alla metà del decennio era a pieno regime. «Dal 1985 però è andata decadendo – spiega Pettini – a causa della progressiva diminuzione degli studenti. Basti pensare che tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta ragioneria aveva anche quindici prime, mentre quest’anno il geometri, per fare un esempio, ha una sola prima».
Del resto le ultime rilevazioni Istat parlano di mezzo milione di nuovi nati, un dato che in proporzione si riflette sul progressivo spopolamento della cittadella dello studente.
Da polo di cultura e studio, la cittadella inizia il suo declino. Negli anni Novanta vengono installati i cancelli che chiudono l’area al tramonto. Nei primi anni Duemila la Provincia e il Comune tentano un rilancio. Viene costruito il centro per l’impiego (2005-2007), si ipotizza di trasferire qui la biblioteca Chelliana, di costruire un centro di ritrovo per i giovani.
Ma la crisi, il calo delle risorse e il tentativo di eliminare gli enti provinciali frenano entusiasmo e iniziative.
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