Il Tirreno

Il racconto

Massa, salvano padre e figlia bloccati nell'auto travolta dalla piena: «Solo un ragazzo ci ha aiutati, gli altri facevano i video»

di Barbara Antoni

	A sx Ioan Bogati e Arbi Mullaj, a dx un sottopasso allagato
A sx Ioan Bogati e Arbi Mullaj, a dx un sottopasso allagato

I due soci dell’officina Ag Service, Ioan Bogati e Arbi Mullaj, si sono gettati a nuoto per raggiungere Ciro Gaspari e la figlia Paola, che rischiavano di essere travolti dall’acqua: «Sono degli eroi»

3 MINUTI DI LETTURA





MASSA. «Due eroi». Sono le parole con cui Ciro Gaspari, imprenditore carrarese delle macchine da marmo e già presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, non esita a definire Ioan Bogati e Arbi Mullaj, quarantenne di origine romena il primo, trentatreenne nativo dell’Albania il secondo, entrambi residenti da lungo tempo a Massa, soci dell’officina Ag Service srl in via Longobarda. I due imprenditori hanno salvato Gaspari e la figlia Paola dalla piena in cui, martedì mattina (21 ottobre) sono finiti attraversando il sottopasso ferroviario, in via Marchetti.

Sono 7,40 di martedì mattina, inizia Gaspari la ricostruzione dell’evento che poteva finire in tragedia, «stavo accompagnando mia figlia al lavoro, negli uffici della procura di Massa. Pioveva forte, le strade erano allagate, ma non mi sono reso conto che nel sottopasso che stavo imboccando l’acqua era molto alta. Non sono riuscito a fermare l’auto. Pochi secondi e la macchina si è fermata, l’acqua ha cominciato a entrare e a salire, con grande velocità».

Il primo pensiero del signor Gaspari è stato per la figlia, non vedente. «La situazione è diventata subito ingovernabile – prosegue il racconto –, sono riuscito ad aprire i finestrini, l’acqua entrava da ogni parte. Urlavo, chiedevo aiuto, vedevo altre auto dalla parte opposta».

L’aiuto è giunto dai due imprenditori che, fuori dalla loro azienda, si stavano domandando se, con quelle condizioni meteo, fosse il caso di aprire l’officina o di tornare a casa. «D’un tratto siamo stati raggiunti da due uomini arrivati a nuoto, si erano tuffati per venire a salvarci. Hanno aperto le portiere; io sarei riuscito a uscire anche da solo, ma non avrei mai lasciato sola mia figlia che, non vedente. Se non fossero arrivati loro due saremmo rimasti lì dentro, senza speranza».


«Quando abbiamo visto la Jeep Compass con padre e figlia a bordo entrare nel sottopasso ferroviario, abbiamo iniziato a chiedere aiuto – il racconto di Mullaj –. Abbiamo telefonato al 115 dei vigili del fuoco, ma ci siamo resi conto che non si poteva aspettare neanche un secondo di più. La piena stava portando via l’auto, era quasi completamente sommersa. Così ci siamo tuffati, io e il mio socio. Io ho portato fuori il padre, lui la ragazza dal lato del passeggero. L’acqua era torbida, si vedeva malissimo». Nemmeno un attimo di panico per i due soci, solo tanto coraggio. Vi siete resi conto che stavate mettendo a rischio anche la vostra vita? «Sinceramente no – risponde di getto Mullaj –. L’unica cosa che ci è dispiaciuta è che di tante persone che ci stavano osservando nel nostro tentativo di salvare padre e figlia, solo un ragazzo si è avvicinato per aiutarci, ci ha allungato una pala per afferrarla. Tutti gli altri stavano fermi lungo la strada, facevano foto e video col telefonino».

«Sono contento di quello che abbiamo fatto – le parole di Bogdan –, quelle due persone avevano proprio bisogno di aiuto. Mi dispiace però che tanti stessero a farci i video senza muoversi, è la fotografia del qualunquismo».

Nell’arco di pochissimo sono arrivati anche i vigili del fuoco. Padre e figlia sono stati messi al sicuro, non ci sono state complicazioni per nessuno dei due. Oggi Ciro Gaspari andrà a fare visita ai due soci della Ag Service per ringraziarli. «Ho chiesto alla prefettura che per loro ci sia un encomio – conclude Gaspari –. Due persone di origine straniera si sono dimostrate pronte al sacrificio. Troppo spesso si fa demagogia e retorica senza guardare invece alle persone».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nostro giornale

Editoria

La scalata tricolore del Tirreno: il commento del direttore Cristiano Marcacci