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La nuova Fiorentina di Stefano Pioli: le (prime) prove di formazione

Il neo tecnico
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Il neo tecnico ha messo sotto la lente tutti i giocatori viola a disposizione: saranno indicativi i primi test

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FIRENZE. Cresce l’attesa e l’entusiasmo intorno alla nuova Fiorentina di Stefano Pioli. L’impatto del tecnico sulla piazza è stato ottimo e una conferenza stampa di presentazione ricca di spunti ha acceso ancora di più la curiosità per la prossima stagione. Ma come giocherà la Fiorentina 2025-26? La questione del modulo ha rappresentato uno dei tormentoni della passata stagione viola. Raffaele Palladino era partito con il 4-2-3-1, un sistema di gioco “alla Pioli” che nella prima parte di torneo ha regalato una bella striscia positiva. La rivoluzione si è concretizzata a metà campionato, a causa di un calo di rendimento evidente, ed è iniziata dalla difesa, schierata a tre con i due esterni alti. Il 3-5-2 ha prodotto alcune tra le prestazioni più convincenti della Fiorentina di Palladino e se il tecnico campano fosse rimasto sarebbe, con ogni probabilità, ripartito da lì.

La storia personale di Stefano Pioli è lontana dalla difesa a tre e anche nelle sue migliori stagioni l’allenatore emiliano ha rinunciato raramente ai due centrali. Basti pensare all’accoppiata Kalulu-Tomori del Milan 2021-22, con Hernandez e Calabria ai lati e il magnifico schermo di Kessie e Tonali a centrocampo per il 4-2-3-1 che regalò ai rossoneri il 19° scudetto. Pioli, però, ha dimostrato più volte di essere un tecnico duttile, non dogmatico, in grado di inserire variazioni significative negli schemi preconfezionati, e per questo potrebbe anche decidere di ripartire dal 3-5-2 assecondando umori e caratteristiche di alcuni uomini-chiave (su tutti Robin Gosens) per poi sistemare progressivamente la squadra in campo con idee più vicine al suo modo di vedere il calcio.

E il 4-3-3? Per i sostenitori di questo modulo c’è un precedente importante ed è la Fiorentina del 2017-18, la prima del biennio targato Pioli. L’undici gigliato era stato impostato e pensato secondo i dettami del 4-2-3-1, ma quella squadra, uscita dal “tiki taka” di Paolo Sousa, aveva bisogno di diversa concretezza e profondità. Da questa esigenza nacque la “Fiorentina verticale”, per utilizzare il termine coniato al tempo. Meno uscite dal basso, verticalizzazione costante, più conclusioni verso la porta avversaria. Potrebbe essere una suggestione interessante considerando anche la batteria di attaccanti a disposizione, tutti di primissima fascia.

E a tal proposito, potranno mai giocare assieme Gudmundsson, Dzeko e Kean? Sempre che, scaduta finalmente la clausola rescissoria, non arrivi qualche offerta “pazza” last minute per Moise mentre si lavora al rinnovo (quattro anni). Il tridente fa sognare i tifosi e anche i diretti interessati, nelle interviste, hanno speso qualche battuta in merito. L’evoluzione (o, se preferite, il ritorno) al 4-3-3 “verticale”, in linea teorica, lo consentirebbe, anche se la soluzione più logica rimane quella a due punte, con una soluzione d’assalto (con Kean e Dzeko) e una più tecnica e di movimento (con Kean e Gudmunsson). Anche questa considerazione può avvicinare al 3-5-2 come idea di partenza.
Ma al netto degli interpreti attualmente a disposizione, che formazione potrebbe venir fuori? L’“undici”, a ben vedere, risulterebbe molto affine agli equilibri e alle cose migliori del passato campionato. De Gea in porta, linea a tre con Pablo Marì al centro, Ranieri e Comuzzo ai lati, centrocampo sempre a tre con gli inamovibili Fagioli-Mandragora e la novità Fazzini, Gosens e Dodò esterni di provata efficacia nel campionato italiano, Dzeko o Gudmunsson a fianco di Kean. Si, è una Fiorentina che potrebbe risultare convincente da subito, senza passare da esperimenti e aggiustamenti. Plausibile, dunque, che Pioli decida di ripartire da qui per poi aggiustare il tiro e iniziare a mettere qualcosa di suo con il passare delle giornate. Ne capiremo sicuramente di più dopo le prime amichevoli della pre-season.

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