Così i dazi di Trump ci “soffocano”: a rischio 18mila posti di lavoro a Firenze (e provincia)
Dalla moda alla farmaceutica e al vino: l’export fiorentino va in crisi e pure il turismo comincia a risentirne
FIRENZE. Come un vento gelido che soffia improvviso sulle colline della Toscana, i dazi di Trump stanno spegnendo il motore dell’economia fiorentina, che conta circa 6 miliardi di euro di export verso gli Stati Uniti, quasi un quarto dell’intero export toscano. È un colpo forte, che rischia di mettere in ginocchio settori simbolo della città, dalla moda al vino, dal farmaceutico all’agroalimentare, trasformando la regione da laboratorio di eccellenza a terreno fragile, esposto alle intemperie di una guerra commerciale che qui si fa sentire con tutta la sua durezza.
L’allarme arriva innanzitutto dalla Camera di commercio di Firenze, che monitora con attenzione la situazione: la Metrocittà esporta oltre 25 miliardi di euro all’anno, di cui circa 6 miliardi diretti negli Stati Uniti, piazzandosi al terzo posto in Italia per valore delle esportazioni e seconda solo a Milano verso il mercato americano. Significa che il 10% di tutto ciò che l’Italia vende agli Usa arriva proprio da Firenze, una cifra che traduce in numeri il peso delle tensioni commerciali in corso.
Numeri e settori
Con l’aumento dei dazi al 30%, imposti dall’amministrazione Trump, i costi per i consumatori americani lievitano, la domanda si riduce e di conseguenza le aziende fiorentine devono affrontare un contraccolpo pesante. «Le stime più recenti parlano di un calo potenziale delle esportazioni che potrebbe superare il miliardo di euro, con gravi ripercussioni anche sull’occupazione. Solo pochi mesi fa, con un’ipotesi di dazi al 20%, il rischio veniva stimato intorno agli 800 milioni di euro; oggi, con la tariffa più alta, la situazione si aggrava notevolmente», dice il presidente della Camera di commercio di Firenze, Massimo Manetti.
Tra i settori più colpiti quello farmaceutico, che rappresenta metà dell’export fiorentino verso gli Usa. A seguire, la meccanica e la moda – quest’ultima già in crisi nel 2024 con perdite a doppia cifra – e l’agroalimentare, con il vino in testa, considerato il fiore all’occhiello dell’export toscano di alta qualità verso gli Stati Uniti. Il turismo, altra voce fondamentale per Firenze, è investito da un doppio effetto negativo: da una parte il rialzo dei prezzi per i cittadini americani, tra dazi e svalutazione del dollaro (tra il 10 e il 15%), che rende più costoso viaggiare in Europa; dall’altra, il calo del potere d’acquisto che ne deriva. Al primo semestre 2025, la città registra ancora un -13,3% nelle presenze turistiche rispetto al periodo pre-Covid. La Camera di commercio stima un milione di visitatori in meno solo nel primo semestre, mentre in Toscana, secondo i dati aggiornati al 6 luglio, i pagamenti con carta di credito segnano un preoccupante calo del 23,7%, segno di una contrazione reale dei consumi.
Per far fronte a questo scenario, la Camera di commercio ha intensificato le iniziative di sostegno alle imprese, moltiplicando gli Exporthub Days dedicati soprattutto ai mercati asiatici e aprendo bandi per la partecipazione a fiere internazionali e missioni commerciali, ad esempio in Tunisia, per cercare di diversificare i mercati di sbocco e non dipendere troppo dall’America.
Non meno allarmante è il grido lanciato dalla Cisl, che definisce la provincia di Firenze come la seconda più colpita d’Italia. Il segretario generale Fabio Franchi sottolinea come migliaia di posti di lavoro siano a rischio in un tessuto produttivo già fragile. Per la Cisl è urgente un intervento politico rapido e deciso per difendere il sistema produttivo locale, mettendo al centro temi come l’innovazione, la dimensione aziendale, gli investimenti in ricerca e sviluppo e la valorizzazione del capitale umano.
Nel quadro regionale, l’allarme arriva anche da ReportAziende.it, che quantifica l’impatto complessivo dei dazi in Toscana: un rischio di perdita superiore ai 3 miliardi di euro nelle esportazioni, con una possibile contrazione occupazionale tra 15.000 e 18.000 posti di lavoro. Le filiere maggiormente esposte sono quelle del vino Doc e Igt, della moda e pelletteria di alta gamma, della gioielleria orafa e dell’agroalimentare certificato, prodotti che rappresentano la spina dorsale dell’identità produttiva e culturale regionale. Nel solo territorio fiorentino, l’export colpito vale circa 285 milioni di euro, collocando la provincia oltre la metà della classifica regionale per incidenza.
Coldiretti Toscana conferma il quadro, evidenziando come l’impatto dei dazi – che arriverebbero al 30% e, per il vino, a una tassazione complessiva del 35% – potrebbe costare oltre 300 milioni di euro alle imprese e ai consumatori toscani. L’olio extravergine, primo prodotto agricolo Made in Tuscany esportato negli Usa, e il vino, al secondo posto, insieme rappresentano il 93% del flusso agroalimentare regionale verso gli Stati Uniti. Il rallentamento e la conseguente diminuzione delle esportazioni rischiano di generare una crisi paragonabile solo al crollo generato dalla pandemia.