Economia
Annegato a 10 anni a Bilancino, l’inchiesta per omicidio: si cerca nel groviglio di competenze sul lago artificiale
Disposta l’autopsia per capire se Mohamed Erraji ha avuto un malore o è stato tradito dalla corrente
FIRENZE. Cercare i colpevoli in un lago senza padroni, districare le competenze di una tragedia che potrebbe non essersi consumata soltanto fra i mulinelli di corrente e i fondali limacciosi del Bilancino. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo dopo la morte di Mohamed Erraji, appena 10 anni, inghiottito dalle acque dell’invaso artificiale di Barberino del Mugello domenica 15 giugno. Nessun nome sul registro degli indagati, ma una sola certezza: un bambino è morto. E ora bisogna capire se qualcuno doveva – e poteva – impedirlo.
Le indagini
I magistrati vogliono sapere come è successo, e se qualcuno - un adulto, un gestore, un’autorità - avrebbe dovuto impedire che accadesse. Vogliono spiegare perché Mohamed è affondato nel lago e nessuno lo ha riportato su in tempo. Perché un bambino, che stava giocando in un’area apparentemente balneabile, ha smesso di respirare sotto due metri d’acqua, senza che nessuno potesse fare nulla. L’autopsia è stata disposta. Non servirà a dire quello che il lago ha detto con l’ultima bolla d’aria: che Mohamed è annegato, che forse non sapeva nuotare, che l’acqua era più profonda di quanto sembrasse, scura, torbida. Ma potrà confermare le tempistiche, escludere o meno un malore, e dare una prima risposta a dolore e rabbia.
Il nodo delle competenze
Il lago è pubblico, aperto, gratuito. È libertà, certo. Ma anche rischio, se nessuno controlla. Se non c’è un presidio fisso, un bagnino, una sorveglianza. Il Bilancino è bello, grande, utile. Ma è sicuro? Qualcuno doveva vigilare? Non Publiacqua, che fa sapere di avere solo la competenza su gestione idrica e opere come la diga, la torre di presa, la casa di guardia. Ma a chi tocca il controllo della balneazione? Di solito, ai gestori delle spiaggette date in concessione. Ma Mohamed si era allontanato dalla Cavallina. Non era in un punto con assistenza e attrezzature. Ha imboccato un sentiero fra le fronde che conduce in un punto non interdetto se non «in caso di presenza di mezzi aerei, oltre i 15 metri dalla riva». E quando si è tuffato era a circa 7 metri dalla riva erbosa. E lì a chi tocca? Comune? Metrocittà? Oppure a nessuno, poiché non c’è nessun obbligo di vigilanza, dunque chi vi si avventura lo fa a proprio rischio e pericolo? La procura cercherà di sciogliere il nodo su questo. Per ora resta quello che strozza la voce a mamma Imane e babbo Mohammed. I genitori ieri hanno raccontato di nuovo gli ultimi istanti del piccolo, rinavigato la disperazione della scomparsa nelle acque.
«Il punto di cui si parla – spiega la sindaca di Barberino, Sara Di Maio – è in località Torracchione. Non si tratta di spiaggia attrezzata, ma di area balneabile libera. Le sponde del lago sono demaniali, di proprietà della Regione e sopra la quota di massimo invaso del Comune che, per questo, e in virtù di un accordo sostitutivo con la Regione, si occupa delle attività di valorizzazione turistico-ambientale che non contrastino con la destinazione dello stesso a fini idropotabili e anche della manutenzione delle aree verdi che compongono il parco di Bilancino». Insomma: la gestione è diffusa, ma nessuno controlla davvero.
Chi era il bambino
Mohamed, origini marocchine, era un figlio di seconda generazione. A Sesto Fiorentino c’era nato e fiorito. Giocava nei Pulcini del Rinascita Doccia. C’era arrivato un anno fa. Lo ricordano come un bambino sempre sorridente. In alcune foto lo si vede mentre solleva un trofeo, il suo primo trofeo. Vivace, scattante. Anche il fratellino di sette anni gioca lì. Ieri, 16 giugno, si sarebbero dovuto ritrovare tutti insieme per la cena di fine stagione, ma la società sportiva ha annullato tutto. «Siamo vicini alla famiglia, in questo momento rispettiamo il lutto che l’ha colpita», dice il vicepresidente Francesco Casari. Quel bimbo inghiottito nel lago costruito per salvare Firenze dalle alluvioni è l’ennesima vittima di una scia che non si ferma, come se l’invaso artificiale pretendesse una vita quasi ogni anno per preservarne migliaia. Un infernale obolo oscuro.
I tragici precedenti
E allora riaffiorano tutte le altre storie. Il lago ha memoria. E non è corta. Nel 2015, un diciannovenne, Mirko Reali, morì dopo un tuffo da una piattaforma gonfiabile: il gestore fu condannato per omicidio colposo. Nel 2021, una trentunenne sparì in acqua mentre nuotava con le amiche: la ritrovarono due giorni dopo. Nel 2016, un canoista si perse, e il suo corpo riemerse solo nel 2018. Tra il 2011 e il 2021, almeno sei persone sono morte qui. E sempre più o meno allo stesso modo: scivolati dentro un'acqua che sembra tranquilla, ma è piena di mulinelli, correnti fangose. Il fascicolo adesso è lì. Si chiama “atti relativi al decesso di Mohamed Erraji”. Dentro ci saranno testimonianze, relazioni dei vigili del fuoco, rilievi della scientifica. Ciò che non ci sarà, mai, è l’urlo lanciato dai familiari quando i sommozzatori l’hanno riportato a riva. Non ci sarà il tempo che si è fermato. Né il rumore di una vita che va giù e non torna più a galla.