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Firenze, la paralisi sarà quotidiana con via Bolognese chiusa: traffico in tilt tra Cure, Faentina e Careggi

di Mario Neri

	Il tratto chiuso e la fila
Il tratto chiuso e la fila

Il cantiere di Publiacqua obbliga pendolari del Mugello e fiorentini e dirigersi sulla direttrice che punta verso piazza della Libertà. Ma per fare 3 chilometri ci vogliono 40 minuti

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FIRENZE. La mattina non è più un inizio, ma un’odissea. Un’odissea a passo d’uomo dopo le curve dell’Appennino e i tornanti cittadini, mentre il cuore pulsante della mobilità tra il Mugello e Firenze viene strozzato da un cantiere inevitabile e, al tempo stesso, clamorosamente impattante. La chiusura di via Bolognese — tra vicolo del Cionfo e via Salviati — ha creato, nel giro di poche ore, un effetto domino sulla viabilità cittadina che ha travolto Cure, Faentina, Careggi e tutto il quadrante nord della città.

Publiacqua ha dato il via, martedì 10 giugno, al primo di tre interventi per la sostituzione delle grandi condutture idriche che collegano i serbatoi principali della città. Lavori finanziati dal Pnrr, che riguardano un’infrastruttura strategica — e per questo improrogabili — ma il cui impatto sulla vita quotidiana di migliaia di cittadini è stato, fin dal primo giorno, pesantemente sottovalutato.

Il primo tappo: Salviati-Cure, l’imbuto perfetto

Il mattino dell’11 giugno è un battesimo del fuoco: traffico in tilt dalla Badia Fiesolana al Parterre, con tempi di percorrenza triplicati. Anche chi era abituato a percorrere la Bolognese per imboccare via di Careggi ed andare verso l’ospedale o la zona di Castello e Rifredi si è trovato imbottigliato nel traffico cittadino. «Di solito impiego 15 minuti dalle Caldine, nel Comune di Fiesole, per recarmi al lavoro a Careggi. Oggi sono rimasta oltre mezzora sulla Faentina, si viaggiava a passo d’uomo e fino alle Cure e al Parterre il traffico non scorreva. Poi un po’ meglio, ma per giungere a destinazione ho impiegato un’ora», racconta Anna. Dalla Faentina, dalla Bolognese, ma anche sui viali: ogni direttrice sembrava convergere in un unico imbuto. Le auto provenienti dal Mugello, tagliate fuori dalla Bolognese, sono state dirottate su via Salviati e via Faentina. Ma il sistema è andato in saturazione nel giro di poche ore. Cure, piazza della Libertà, viale Milton, Belfiore: tutto rallentato, se non bloccato.

La pagina Facebook “Traffico Firenze” si è riempita di post indignati, suggerimenti “di sopravvivenza” e mappe disegnate a mano per evitare il blocco: “Fate il Salviatino fino a San Domenico, è l’unico modo per arrivare alle Cure”, consiglia un’utente, “senno vi tocca imprecare come successo a me”. Ma la sensazione condivisa è che ogni strada alternativa rischi di trasformarsi a sua volta in un imbuto.

Le tre fasi di un cantiere strategico

I lavori, lo chiarisce Publiacqua, sono vitali: si interviene su condotte primarie che portano acqua potabile dai serbatoi di Croce al Pino, Pellegrino e Massoni a mezza città. La prima fase si concluderà il 7 luglio, con riapertura temporanea tra il 20 e il 22 giugno per il MotoGP del Mugello.

Poi toccherà a via Salviati, chiusa a monte dell’incrocio dall’8 al 13 luglio. E infine, la fase più lunga e complicata: dal 13 luglio via Bolognese sarà chiusa fino alla Lastra, tagliando completamente il collegamento diretto col centro per i pendolari del Mugello. Un’estate in apnea.

Le alternative: un dedalo di strade troppo strette

L’ordinanza del Comune cerca di disegnare un percorso obbligato, ma la topografia non collabora. I sindaci di Firenze, Fiesole e Vaglia hanno incontrato tecnici e dirigenti di Publiacqua, ma una soluzione strutturale ancora non c’è. Per ora, la strada suggerita è la Faentina — un’arteria già di suo fragile — e una rete di strade secondarie, come via di Basciano e via di San Bartolo, che però non reggono il doppio senso di marcia. Curve a gomito, muretti a secco, carreggiate troppo strette: un patchwork di emergenza che rischia di far esplodere nuovi nodi di traffico dove oggi ancora si scorre.

Il rischio, concreto, è che la crisi di mobilità innescata sulla Bolognese contagi altri settori urbani: chi da Fiesole usava via Salviati per bypassare il centro e arrivare a Careggi ora si riversa sulla Faentina, e viceversa. È il traffico che si sposta, non che si risolve.

La rabbia silenziosa dei pendolari

Tra le proteste meno rumorose, ma forse più gravi, ci sono quelle dei pendolari del Mugello. Da Barberino, da San Piero a Sieve, da Borgo San Lorenzo: tutti contavano sulla Bolognese per arrivare in città. Ora devono fare deviazioni di oltre 30 chilometri, con costi in tempo e carburante. La chiusura della ferrovia Faentina, già da mesi interrotta per lavori, completa il quadro di isolamento.

E mentre il Comune promette navette e deviazioni, resta la sensazione di una gestione d’emergenza che si appoggia troppo sulla buona volontà degli automobilisti.

Firenze stretta in una morsa: la lezione da imparare

Le chiusure simultanee — via Bolognese, linea ferroviaria Faentina, i cantieri sparsi in città per la tramvia che correrà verso Bagno a Ripoli — raccontano una città ostaggio del proprio sviluppo. Il Pnrr porta infrastrutture, ma anche caos se non coordinato. E Firenze, più che in altre città, paga il prezzo di un territorio collinare e già congestionato.

Una mobilità resiliente richiede previsioni, alternative vere, comunicazioni puntuali. Perché il traffico, come l’acqua, trova sempre una via d’uscita. Ma non sempre è quella giusta.

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