Il Tirreno

Firenze

Corte dei conti

Matteo Renzi assolto in appello per le nomine del suo staff come sindaco di Firenze

di Pietro Barghigiani
Matteo Renzi assolto in appello per le nomine del suo staff come sindaco di Firenze

I giudici contabili ribaltano il primo grado e bacchettano la corte che lo condannò nel 2022

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FIRENZE. Nessun danno erariale per aver affidato due incarichi dirigenziali fiduciari a persone che non avevano la laurea. In appello la Corte dei conti accoglie i ricorsi dell’attuale senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, 50 anni, all’epoca sindaco di Firenze, di Claudio Martini, 72 anni, di Pontassieve, ex dirigente comunale, e di Sarina Liga, 70 anni, residente in provincia di Savona.

Nel 2022 i giudici contabili avevano condannato i tre, ciascuno per il proprio ruolo da quello politico a quello tecnico, per due incarichi sottoscritti nel luglio 2009. Renzi doveva pagare a Palazzo Vecchio 69.738 euro, gli allora dirigenti comunali Martini (34.969 euro) e Liga (313.821 euro). In appello sono state accolte le argomentazioni delle difese dei tre imputati di danno erariale. Nella sentenza si chiarisce che la legge è esplicita nel prevedere che il ruolo di staff «può essere parametrato a quello dirigenziale prescindendo dal possesso del titolo di studio».

Quello che a Firenze era stato ritenuto un comportamento illegittimo, a Roma è stato cancellato a livello di colpa grave «acclarata la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato».

La decisione dei giudici d'appello

In sostanza i giudici di secondo grado hanno valutato come lo stesso collegio contabile fiorentino «non avesse preso posizione espressa sulla questione dei conseguenti requisiti – tra cui il possesso dei titoli di studio – necessari per il conferimento di incarichi dirigenziali», ma che avesse condannato sulla base di una richiesta risarcitoria diversa da quella avanzata dalla Procura. Gli incarichi erano stati conferiti a Marco Agnoletti (nominato responsabile dell’ufficio per la comunicazione esterna di Palazzo Vecchio) e a Bruno Cavini (nominato portavoce del sindaco). Secondo la sentenza di Firenze, i due nuovi dirigenti non sarebbero stati laureati come previsto dalla legge e chi aveva dato loro l’incarico doveva conoscere e seguire i regolamenti. «Agnoletti aveva conseguito il diploma di scuola media superiore – recitava la sentenza di condanna – mentre Cavini aveva addirittura conseguito solo il diploma di scuola media inferiore». Dunque, sempre secondo la Corte dei conti, i due nuovi dirigenti avrebbero percepito «una retribuzione non proporzionata al titolo di studio posseduto». E quelle somme venivano chieste a Renzi e ai due dirigenti che avevano proceduto alla parte tecnica della nomina dando seguito alla volontà politica. La sentenza d’appello azzera tutto anche perché «il giudice territoriale ha deciso la causa in violazione del principio della domanda, condannando sulla base di una causa petendi non prospettata dalla Procura». E ancora: «a fronte di una inequivoca domanda risarcitoria fondata sul difetto del necessario titolo di studio in capo ai soggetti ai quali sono stati conferiti gli incarichi, la sentenza di condanna ha invece ritenuto sussistente la responsabilità degli odierni appellanti per ragioni del tutto diverse da quelle prospettate dall’atto introduttivo del giudizio». Tradotto: nulla è dovuto al Comune.l
 

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