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Firenze, Patrizia Gucci chiede la targa per il bisnonno e fondatore della maison. Il Comune: «Provvediamo subito»


	Un momento della sfilata di Gucci in piazza Santo Spirito a Firenze e Patrizia Gucci
Un momento della sfilata di Gucci in piazza Santo Spirito a Firenze e Patrizia Gucci

Con Santo Spirito chiuso per la sfilata, altra polemica sul rapporto coi privati

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FIRENZE. Patrizia Gucci chiede, il Comune risponde. Dopo giorni di dibattito cittadino sull’opportunità di concedere alla casa di moda Santo Spirito e la sua piazza per una sfilata esclusiva, dopo giorni passati a domandarsi se sia la maison a dare prestigio a Firenze o piuttosto una città secolare a conferire valore ad una azienda, arriva una nuova polemica sui rapporti fra pubblico e privati, fra Palazzo Vecchio e un grande investitore.

Ad aprirlo è una delle eredi dei fondatori, Patrizia Gucci, figlia di Paolo e bisnipote di Guccio Gucci, che a poche ore dall’inizio dell’evento invoca l’intitolazione di un luogo e una targa al fondatore. «So che danno riconoscimenti a cantanti e quant'altro», dice riferendosi alle chiavi della città che riceverà a giugno Vasco Rossi, e aggiunge: «Con tutto il rispetto, per carità, e a una persona come il mio bisnonno Guccio Gucci?». Non è un’uscita a caso, Patrizia Gucci sa che c’è una delibera che lo prevede dal 2022. Glielo ha ricordato ieri Eike Schmidt. L’appello dell’esponente della famiglia creatrici (oggi non è più di proprietaà) di una delle griffe italiane più famose nel mondo arriva intorno alle 19. Passa poco più di un’ora che da Palazzo Vecchio arriva una nota: «Ci prendiamo in carico di procedere quanto prima collocare la targa in ricordo di Guccio Gucci», si affretta Caterina Biti, assessora alla toponomastica. «La delibera è del 2022 e cercherò di capire con gli uffici se sono sorte problematiche tecniche durante la procedura. Comunque da parte nostra massimo impegno per completare l'iter in modo che Guccio Guccio sia ricordato come merita con un luogo a lui intitolato nella sua città».

Perbacco, del resto Patrizia Gucci precisa che «come famiglia mi interessa, perché mi sembra che se lo sia meritato. So che hanno dato un grosso “gettone”, ben venga, e spero che ci torni indietro come cittadini», osserva e ricorda il suo passato proprio nel rione di Santo Spirito: «Ho lavorato 12 anni in azienda, di cui una parte in via delle Caldaie. C'è tutta una storia bella di Santo Spirito, e del quartiere, quel palazzo fu acquistato dal mio bisnonno nel 1953». Per la discendente di Guccio là «c'è ancora il cuore pulsante della storia di una famiglia» che «si è occupata dell'azienda per 70 anni: il primo Made in Italy, perché allora non c'era Armani, non c'era Valentino». E allora, ribadisce Patrizia, se Gucci «è un nome importante per la città, cosa ci vuole a fare una targa?». La bisnipote spiega di aver apprezzato gli appelli del centrodestra, ma «non ne faccio una questione politica - precisa -, non c'entra nulla. E l'azienda Gucci, che non è più nostra, fa le sue cose: credo che non le interessi più di tanto, poi non lo so». E se da Confesercenti alla Camera di commercio, dalla Ciaa a Fderalberghi parlano della sfilata come di un’occasione per valorizzare una risorsa ricordando anche la crisi che attraversa il settore moda, per Dmitrij Palagi di Spc «anche per la toponomastica la politica cede alle classi sociali. Idy Diene attende una targa su Ponte Vespucci. Alessandro Orsetti un luogo toponomastico nel Quartiere 5. Ma se la famiglia Gucci chiede di un luogo da intitolare a Guccio Gucci, ecco che la giunta è subito pronta a rassicurare. Va anche notato che quando FdI e Lista Schmidt hanno sollevato lo stesso problema, non ci sono state reazioni. Però evidentemente chi governa dà più peso ai privati che al Consiglio comunale».
 

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