Firenze, le nega l’orario ridotto per allattare: la docente lavora, ma poi viene punita
La protesta contro la dirigente scolastica alla scuola per adulti alle Sieci
FIRENZE. Ha chiesto i permessi per allattamento che spettano alle neo-mamme, non ottenendo risposta, si sacrifica chiedendo alla madre di accudire la figlia piccolo e va comunque a lavorare per non lasciare scoperte le classi dove insegna. Per tutta risposta la preside, quando si accorge che la docente non ha usufruito della riduzione oraria, avvia contro di lei un provvedimento disciplinare.
È la disavventura capitata ad una neomamma e giovane docente precaria del Centro provinciale per l’istruzione degli adulti Miriam Makeba (Cpia2) de Le Sieci, nel Comune di Pontassieve. A ricostruire l’accaduto è la Flc Cgil fiorentina che ora assiste la lavoratrice. A sostegno del suo caso ieri, lunedì 7 aprile, c’è stato anche un presidio di protesta di lavoratori e lavoratrici, con operatori delle realtà di accoglienza della zona e anche numerose ospiti migranti dei centri di accoglienza. Perché la struttura dove insegna la donna è rivolta anche a stranieri e ragazzi in situazioni di disagio.
La docente ottiene un incarico di supplenza annuale e viene assegnata dal tristemente noto algoritmo delle GPS a Borgo San Lorenzo, a una cinquantina di chilometri da casa, a insegnare presso una delle sedi del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti della provincia.
«La docente – spiega il sindacato – agli inizi di ottobre comunica alla scuola che intende fruire dei cosiddetti permessi per allattamento grazie ai quali può ridurre l’orario di lavoro giornaliero per prendersi cura della figlia; di conseguenza presenta alla dirigente scolastica un’ipotesi di orario ridotto. Dopo alcune mail e telefonate per ottenere il nuovo orario la sua richiesta cade nel vuoto e non le viene mai dato il via libera».
E qui la storia di questa insegnante diventa quasi paradossale: «Pur di non mettere in difficoltà gli studenti, si rassegna a svolgere tutte le proprie ore di lezione e riorganizza la propria vita. chiama in aiuto la madre, residente in un’altra regione, affinché badi alla neonata nelle lunghe ore in cui lei e il marito sono al lavoro».
Passano tre mesi – ricostruisce ancora il sindacato – e solamente agli inizi di gennaio la dirigente scolastica realizza che la docente ha continuato a lavorare per il suo orario integrale e la accusa di averla volutamente tenuta all’oscuro del fatto. «Nonostante la docente, sostenuta dalla Flc Cgil, abbia ricostruito nel dettaglio come si fossero svolti i fatti, la dirigente scolastica è andata avanti per la sua strada e, invece di riconoscere le proprie mancanze, le commina addirittura una sanzione disciplinare».
La vicenda si inserisce in un contesto difficile, sorto a partire dallo scorso settembre, con l’arrivo dell’attuale Dirigente Scolastica alla guida del Cpia2, dopo il quale si è generata una situazione estremamente tesa e conflittuale, al punto da spingere alle dimissioni la quasi totalità dei membri del suo staff. a situazione è via via peggiorata ed è stato richiesto più volte l’intervento sindacale per denunciare la violazione dei diritti contrattuali dei lavoratori. Inoltre sia gli enti locali sia le organizzazioni che lavorano con i migranti – invitati dai sindacati a partecipare a un incontro pubblico tenutosi lo scorso 22 marzo in Comune a Pontassieve – hanno lamentato una gestione caratterizzata da aspetti contraddittori, confusionari e controproducenti rispetto alle esigenze degli studenti della scuola.. Non solo. Non è la prima scuola in cui la presenza della preside genera tensioni.
Dal presidio di ieri sono scaturite ben precise richieste, ricorda Emanuele Rossi, segretario generale della Flc Cgil di Firenze, «alla dirigente scolastica chiediamo di ritirare la sanzione disciplinare – sottolinea –. All’Ufficio scolastico, che avevamo già informato della incresciosa situazione e con cui c’era già stato un incontro per tentare di aprire una fase di confronto e dialogo con la dirigente, chiediamo di intervenire. Ai Comuni del territorio chiediamo di interessarsi maggiormente alle vicende del Cpia».