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Firenze, dopo i morti nel cantiere in centinaia sfilano per dire “no” al supermercato: «Un parco alla memoria»

di Valentina Tisi
Una parte del corteo all’arrivo davanti al cantiere di via Mariti dove lo scorso 16 febbraio sono morti cinque operai dopo il crollo di una trave
Una parte del corteo all’arrivo davanti al cantiere di via Mariti dove lo scorso 16 febbraio sono morti cinque operai dopo il crollo di una trave

La proposta: «Realizziamo un giardino per ricordare gli operai morti»

24 marzo 2024
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FIRENZE. Un lungo serpentone di persone che abbraccia il cantiere di via Mariti, i nomi dei cinque operai che hanno perso la vita sono scritti con la vernice spray bianca sulla lunga rete oscurante verde che lo circonda. È la fotografia di una comunità che dice no alle morti sul lavoro, che dice no alla realizzazione dell’ennesimo centro dedicato alla grande distribuzione e che chiede venga realizzato al suo posto un parco dedicato alla memoria di Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi, Mohamed Toukabri, Taoufik Haidar e Luigi Coclite, i cinque operai morti nel crollo del cantiere per la realizzazione del nuovo supermercato a marchio Esselunga. In centinaia ieri sono scesi in strada per ricordare la tragedia accaduta il 16 febbraio e prendere parte al corteo che dall’Esselunga di via di Novoli si è spostato fino al cantiere del supermercato in costruzione in cui è avvenuto l’incidente mortale per poi raggiungere il punto vendita di via Milanesi e fermarsi in piazza Leopoldo. Ad aprire la manifestazione indetta dall’Assemblea 16 febbraio, che prende il nome proprio dalla data della tragedia, è l’enorme striscione scritto dai residenti del quartiere su cui campeggia la frase «No Esselunga sì parco», poco dietro si alza uno striscione rosso, le lettere scritte in bianco recitano «Basta morti sul lavoro».

«Questa assemblea – dicono gli organizzatori – è nata su un marciapiede, ci siamo detti che questa volta non poteva finire così, che non basta più un minuto di silenzio, che dobbiamo rompere le catene dello sfruttamento dei lavoratori e del territorio». «Abbiamo organizzato questa manifestazione – spiega Francesco, uno dei componenti dell’assemblea – perché dopo quello che è successo in via Mariti abbiamo provato a raccogliere le forze per rilanciare da una parte la necessità di cambiare la vivibilità di questa città e quindi di impedire la costruzione del centro commerciale Esselunga in via Mariti per avere un parco pubblico dedicato alle vittime di quella strage, dall’altra di dire che dobbiamo andare a lavorare senza rischiare la vita». Ma nel mirino c’è anche la politica: «I responsabili di quello che è successo – prosegue – vanno dal centrosinistra al centrodestra, per l’appoggio al decreto sugli appalti a cascata e dall’altra parte c’è il sindacalismo confederale che ha firmato tutto. È una situazione che ci mette a rischio tutti i giorni sui posti di lavoro. Abbiamo organizzato una raccolta firme che servirà come nuovo step dopo il corteo per mettere sul piatto il fatto che il centro commerciale in via Mariti non va costruito. È una richiesta che viene direttamente dal quartiere, è una rivendicazione popolare che va avanti da anni, da quando c’era già la questione sull’ex panificio».

Generazioni diverse, tanti i giovanissimi, sfilano fianco a fianco per chiedere un cambio di passo, vogliono che si cominci a parlare sostenibilità e di quartiere verde, i temi sono anche le condizioni di lavoro, il precariato, la mancanza di ispettori e il concentramento di centri di grande distribuzione che si conta nell’area di Novoli, ma c’è spazio anche per la solidarietà alla lotta dei lavoratori della ex Gkn. La rabbia traspare dai cori gridati sfilando per le vie «Basta morti per profitto loro, meglio un parco che morti sul lavoro», sono le parole che risuonano da una parte all’altra del corteo.

Le stesse parole che ritornano nei vari interventi al microfono: «O interrompiamo noi la spirale o non lo farà nessuno», e poi ancora gli studenti: «È un sistema che piange lacrime di coccodrillo». «Non accettiamo passerelle da forze politiche che in 40 anni hanno contributo a deregolamentare il lavoro», sottolinea Sandro Targetti davanti al cantiere dove ancora le persone continuano a portare fiori in ricordo delle cinque vittime.

«Il percorso del corteo – sottolineano i promotori della manifestazione – tocca luoghi che sono la dimostrazione plastica della speculazione commerciale che sta invadendo la nostra città, che si affianca alla speculazione immobiliare e che rende Firenze un grande mercato a cielo aperto dove i diritti del lavoro e il diritto all’abitare sono costantemente compressi a vantaggio dei grandi investitori».

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