L'incidente
Firenze, le scuse di Meloni dopo la visita a sorpresa al Meyer senza avvertire Giani
Il presidente della Regione si era infuriato per lo sgarbo istituzionale. La primo ministro annuncia anche 66 milioni per gli alluvionati
FIRENZE. S’è rinchiuso nella stanza. Ingrugnato come mai hanno visto dall’inizio del mandato Eugenio Giani i suoi collaboratori. E fra i dem che l’hanno accompagnato mentre saliva lo scalone di Palazzo Strozzi Sacrati infuriato c’è chi giura di averlo sentito sbottare: «Io l’accordo non lo firmo, e non scendo nemmeno ad accoglierla». E così alle 16.15 va in scena il grande scazzo fra il governatore della Regione Toscana e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Effetti di un incidente diplomatico innescato proprio dalla premier, che ha deciso di anticipare la visita al Meyer senza attendere il presidente toscano.
Così adesso in piazza Duomo si sono già attivate le diplomazie, sherpa dem, le colombe, starebbero suggerendo a Giani di non fare scherzi, ingoiare il rospo e scendere nella sala Pegaso a firmare i patti per il pacchetto di finanziamenti europei sul Fondo per lo sviluppo e la coesione. Uno strappo che così incrina l’atmosfera paludata con cui a Palazzo Strozzi Sacrati si era organizzato tutto per accogliere la premier.
Giani, da uomo delle istituzioni, abituato al rispetto dell’etichetta, era pronto a aprire le porta del Palazzo della Regione e poi ad accompagnare la presidente del Consiglio nella visita all’ospedale pediatrico fiorentino. Lo aveva appena detto ai giornalisti in sala stampa. “Firmiamo e poi accompagno la presidente al Meyer, che vuole visitare in quanto da quest’anno è Irccs e per dare una carezza ai bambini di Gaza”. E invece Giorgia ha bruciato Eugenio sul tempo.
»Uno sgarbo istituzionale che dà la misura di come ci trattano questi di destra al governo, noi glielo avevamo detto, ma lui ha voluto fare l’uomo delle istituzioni, e ora lei manda il primo messaggio di assalto alla regione rossa», mugugnano alcuni consiglieri regionali dem dalla sala Pegaso.
Il tentativo di distensione
Intorno alle 16.50 la premier arriva a palazzo. E prima dell’ingresso in sala Pegaso per la firma dell’accordo di programma che dovrebbe sbloccare 530 milioni per strade, tramvie, ciclovie e sanità si trattiene in un incontro privato col governatore. Un tentativo di distensione.
Alla fine la truppa dei consiglieri dem salita nell’ufficio di presidenza convince Giani. L’arrivo in sala Pegaso di governatore e presidente del Consiglio è freddissimo. Giani si siede sulle poltroncine azzurre senza attendere che prima l’abbia fatto la premier; per uno come il governatore, abituato all’osservanza inderogabile alle buone maniere, è il segno evidente di un episodio che l’ha fatto infuriare e ha lasciato un segno
Meloni si scusa con Giani
All’uscita da Palazzo Strozzi Sacrati la premier si è fermata a parlare con i giornalisti e dopo aver ricordato la firma sull'accordo, aggiungendo l’arrivo di 66 milioni per gli alluvionati, ha chiesto scusa al presidente Giani: «Avevamo valutato col presidente Giani di fare una cosa un po' più ampia oggi al Meyer – ammette Meloni – poi ci sono state delle necessità di sicurezza che lo hanno impedito, per cui mi devo scusare con il presidente perché non siamo riusciti a fare la visita che avevamo programmato. Mi prendo l'impegno di tornarci insieme, mi sono limitata a fare questa visita privata a queste due famiglie di questi due bambini che sono curati al Meyer per tenere alta l'attenzione sul ruolo che sta giocando l'Italia in questa fase delicata, soprattutto sulla materia umanitaria».