Si finge malato e va a vedere Fiorentina-Juve: licenziato, il giudice lo reintegra
Accusò una sciatalgia per andare a vedere la partita al Franchi: ecco cosa dice la sentenza del giudice del lavoro Giorgio Rispoli
FIRENZE. Si era dato malato, simulando una sciatalgia, per recarsi allo stadio ad assistere a una partita all’Artemio Franchi. Per questo motivo, un operaio era stato licenziato dal suo datore di lavoro. Tutto ruota intorno alla gara tra la Viola e la Juve del 21 maggio 2022 (2 a 0 il risultato finale). Il lavoratore fu visto insieme ad un amico allo stadio di via Manfredo Fanti: era partito dal Valdarno, dove abita, ed aveva guidato lui all’andata e al ritorno. Era allegro e si muoveva senza alcun problema. Secondo l’azienda aveva architettato tutto da tempo, acquistando il biglietto in anticipo e inventandosi il problema di salute con la compiacenza di un medico. Ora però c’è il colpo di scena. perché il giudice del lavoro di Arezzo, Giorgio Rispoli, quella sciatalgia non era un malessere che obbligava il lavoratore a restare in casa in attesa della visita fiscale.
La vicenda, che è stata anticipata dal Corriere di Arezzo, va a chiudere una vertenza che andava avanti da diversi mesi e che ha visto il magistrato pronunciarsi una seconda volta in favore del ricorrente. L'azienda, venuta a sapere della presenza alla partita dell'uomo nonostante l'assenza per malattia, aveva fatto scattare il licenziamento per giusta causa. Nel mirino del datore di lavoro il fatto che l’operaio era stato visto muoversi "con disinvoltura" e "allegro", si legge nelle carte processuali. Sei mesi dopo, però, questa storiabalzò agli onori delle cronache dopo un articolo de l giornale aretino. Il giudice Rispoli decise di stralciare il provvedimento e reintegrare l'operaio, con tanto di pagamento delle cinque mensilità non accreditategli e il versamento dei contributi. In quel caso il ricorso dell'operaio venne considerato fondato. Una prima vittoria a cui è seguito il raddoppio ai primi di marzo 2023. Il 'due a zero' si può trovare in una sentenza di otto pagine del tribunale di Arezzo, in cui il licenziamento è stato di nuovo considerato illegittimo.
Insomma, scrive Luca Serafini sul Corriere di Arezzo, «assistere ad una partita, secondo il giudice Rispoli, “non richiede particolari sforzi”. A nulla vale poi, per il magistrato, che inizialmente il dipendente abbia negato la circostanza (non fu messo a verbale e negli atti difensivi ha candidamente ammesso di acver tifato dal vivo la squadra del cuore). Alla luce di tutto quanto, il giudice del lavoro del tribunale di Arezzo, ha confermato l’ordinanza originaria che l’impresa contestava: licenziamento stracciato perché illegittimo, reintegro con indennità relative, spese di lite a carico della ditta che dunque incassa la condanna».
Il risultato di tutta questa storia è l'ordine, da parte del Tribunale di Arezzo, di reintegrare il dipendente nel suo posto di lavoro, con condanna dell'azienda a pagare anche le spese di causa. Per il tifoso in questione è come aver segnato il terzo gol di quella partita che fu già trionfale per i suoi colori. Solo che questo pallone in fondo alla rete se lo gode solo lui. Certo, la ditta in cui lavora l’uomo ora potrà fare ricorso in appello ma prima di decidere quale strada prendere bisognerà leggere le motivazioni integrali della sentenza anche sembra assai improbabile che il giudizio di Rispoli possa essere ribaltato. Perché nelle otto pagine scritte dal giudice si definisce l’espulsione dal posto di lavoro adottata, un provvedimento non giustificato dai comportamenti del dipendente. Ecco il motivo che ha indotto il magistrato a ordinare il reintegro del quarantenne. Con buona pace della sua sciatalgia.
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