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Pestaggio al liceo, le parole di Annalisa sono un antidoto alla paura

Enzo Brogi
Pestaggio al liceo, le parole di Annalisa sono un antidoto alla paura

Caro Ministro, legga don Milani e la sua lettera per la scuola degli esclusi

28 febbraio 2023
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FIRENZE L’orribile vicenda del pestaggio squadrista al liceo Michelangiolo ha sconvolto un’intera città. La condanna all’aggressione dei giovanotti neri di Azione Studentesca è stata unanime e generale. Partiti, associazioni, sindacati, cittadini che si sono anche raccolti in una manifestazione antifascista. Ma due, più di tutte, le reazioni che hanno rimbombato: da una parte, l’assordante silenzio della presidente del Consiglio Meloni confuso dal chiasso vergognoso del suo ministro dell’Istruzione Valditara e, dall’altra, la magnifica lettera a studenti, docenti e genitori della dirigente scolastica del liceo da Vinci Annalisa Savino.

La presidente, che tra l’altro in gioventù è stata la capa di Azione Studentesca, definendola pure «palestra di formazione della nuova classe dirigente della destra», nella sua carica di capo del governo doveva denunciare ciò che è accaduto. Anche per segnare un distacco da chi anche a Firenze "abita" proprio nello stesso condominio del suo partito, Fratelli d’Italia. Chi parla, invece, è il suo ministro Valditara. Sì, quello che invocava le umiliazioni come occasione di fortificazione degli studenti e che vuole la scuola con fasce salariali, una scuola per i poveri e una per i ricchi.

Si è infastidito per la lettera della Savino parlando di censure e possibili provvedimenti. Inaudito, inaccettabile. «Il pestaggio di alcuni studenti di fronte a una scuola pubblica è una cosa gravissima, che non può essere taciuta», tuona la professoressa Elisabetta Amalfitano del liceo Machiavelli. «La preside Savino ha dichiarato di aver scritto quella lettera perché i suoi studenti non avessero paura.

La reazione dei giovani di fronte all’accaduto è stata prima di tutto la paura. E noi, che nella scuola ci lavoriamo e che a quei ragazzi e a quelle ragazze diamo risposte ogni giorno, non possiamo tacere, come ha fatto il governo. Ci (e li) difenderemo sempre dalla violenza e dall’ignoranza con fermezza e coraggio perché, come scriveva un altro grande antifascista morto di botte dopo un pestaggio fascista, Piero Gobetti, "l’antifascismo è una questione di stile" e se al fascismo sta il "rimestare", a noi conviene il puntualizzare, il definire...

L’antifascismo è una questione morale, prima che politica». Quella lettera è una lezione di storia, di etica e di cultura. Parole chiare, senza orpelli che raccomandano di combattere sempre l’indifferenza e mantenere viva la memoria del Paese e della sua Costituzione. Fosse letta in tutte le scuole per capire da dove veniamo e dove non vogliamo tornare. Siamo in Toscana, nella terra di don Milani e del suo I care. E il pensiero va alla lettera che scrisse con i suoi studenti per una scuola assai lontana da quella evocata da Valditara. Dove la "parola" e non la violenza rende gli uomini liberi, capaci di capire il mondo e di combattere sempre al fianco degli emarginati e degli esclusi. Capaci sempre e senza timore di schierarsi. Sì, dalla parte della giustizia. Legga quel libro, signor ministro.

enzobrogi@altredirezioni.it

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