«Sono stato io, ma non volevo». Ha confessato il giovane fermato per l’omicidio del suo patrigno
FIRENZE. Ha confessato José Manuel Parco Eguizabal, il ventenne peruviano arrestato dagli agenti della squadra mobile con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio avvenuto in un’abitazione di via dell’Olmatello la sera di lunedì. Ha ammesso di essere stato lui a uccidere il patrigno. Lo ha detto davanti al gip Angelo Antonio Pezzuti, ieri mattina nel corso dell’udienza per la convalida del fermo di indiziato di delitto a cui era stato sottoposto. «Non volevo ucciderlo - avrebbe detto - volevo solo fermarlo prima che picchiasse mia madre».
La vittima, Jorge Ismael Borja Castillo, di 41 anni, è morto dissanguato per una coltellata che gli ha reciso un’arteria all’altezza della spalla. Parlando davanti al giudice il ventenne, difeso dall’avvocato Elisa Baldocci, ha ammesso di essere stato lui il colpevole, ma ha precisato che la sua intenzione non era quella di uccidere. Voleva intervenire per paura che il patrigno picchiasse la madre, poiché tra i due, che erano ubriachi, era scoppiata una violenta lite dovuta al fatto che lei non riusciva a trovare il suo cellulare. Il giovane, che nelle ore successive all’episodio si era dichiarato innocente, ha dato la sua versione dei fatti. Ossia che il patrigno, nel tentativo di disarmarlo, si sarebbe avvicinato con violenza contro il coltello, urtando contro la lama e ferendosi a morte. Il gip, a seguito dell’udienza, ha convalidato il fermo e disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, accogliendo la richiesta del pm Antonino Nastasi, titolare dell’inchiesta.Il giovane è stato bloccato lunedì sera dai poliziotti della squadra mobile. Quando è stato interrogato ha detto di essere uscito di casa, poi di essere rientrato e di aver trovato il patrigno ferito.
A incastrarlo è stata la testimonianza della sorella. La donna, che al momento dell’omicidio si trovava nella casa ma in un’altra stanza, ha detto che il fratello le aveva confessato l’omicidio. Gli investigatori hanno ascoltato anche la madre del ragazzo, che però, probabilmente per proteggerlo, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Poi è arrivata la confessione dell’indagato. Il suo racconto ovviamente dovrà essere verificato nel corso delle indagini, anche alla luce degli esiti dell’autopsia. «Il mio assistito è ancora sotto choc - spiega l’avvocato Elisa Baldocci -, e all’udienza è apparso provato e devastato per l’accaduto». La vittima, un ex badante, è stato ucciso da un singolo fendente, che gli ha reciso l’arteria succlavia portandolo al decesso per dissanguamento.
La ferita, larga circa due centimetri e mezzo e profonda otto centimetri, è compatibile con uno dei coltelli ca cucina, a lama seghettata, che sono stati sequestrati nell’abitazione dagli agenti della polizia scientifica. In passato, secondo gli accertamenti eseguiti, tra il ragazzo e il patrigno c’erano già stati degli screzi e i due erano già venuti alla mani.