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Empoli, la storia da film del gioiello Popov: dalla fuga dalla guerra in Ucraina al gol da sogno
Il giocatore, classe 2007, si era affacciato in prima squadra già dalla scorsa estate, nel ritiro targato da mister D’Aversa
EMPOLI. Quel maledetto 24 febbraio 2022 lui, Bohdan Popov, non c’era. Quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina - o “operazione speciale”, secondo la definizione del Cremlino - era in Polonia per disputare un torneo internazionale giovanile con la Dinamo Kiev. Ma gli orrori della guerra non hanno risparmiato il nuovo gioiello (grezzo) di casa Empoli che sabato ha consumato il suo esordio coi grandi, la sua prima in B, spazzando via il Padova con due reti.
Si era affacciato in prima squadra, l’attaccante, già dalla scorsa estate, nel ritiro targato D’Aversa. Popov è nato il 4 aprile del 2007 a Nyzyn, città ucraina (65.830 anime prima del conflitto) nell'oblast di Cernihiv, e dalla sua parte non ha solo l’età e un fisico importante (è alto 193 centimetri) ma anche il talento. Quanto alle motivazioni, poi, è facile immaginare che siano ben oltre la soglia massima consentita. L’azzurro, infatti, se lo è ritrovato addosso proprio per sfuggire all’inferno. Ad oggi la sua vicenda sarebbe già degna di un film. Come detto al momento dello scoppio della guerra Popov era in Polonia, al sicuro o almeno fuori portata di bombe e missili. Ma a casa non ci è mai tornato. Si è scoperto, d’improvviso, rifugiato e l’Italia lo ha accolto. Una casa famiglia della provincia di Massa-Carrara, per l’esattezza. Ed è qui che il pallone torna protagonista al posto di proiettili e paura. Lo nota un procuratore che lo propone all’Empoli. «Ok – rispondono i responsabili del vivaio Federico Bargagna e Matteo Silvesti – gli daremo un’occhiata». Basta e avanza: Popov è visto e preso. Nel serbatoio azzurro conferma di avere le doti, tanto da giocarsi anche una finale scudetto che l’Under 17.
Certo si parla pur sempre di un ragazzo di 18 anni. Che la vita ha costretto a crescere e maturare prima del tempo, è vero, ma che ancora di passi da compiere ne ha molti. Come sottolineava, parlando di lui, il presidente Fabrizio Corsi (che i suoi ragazzi, quelli del vivaio, li conosce tutti) un anno fa: «Al netto delle peripezie che Bohdan ha, purtroppo, già dovuto affrontare, si tratta di un talento vero. L’altezza lo aiuta, ma ha anche un’ottima tecnica e soprattutto è molto ben coordinato nei movimenti. Ha tutto per arrivare e, potenzialmente, anche molto in alto. Naturalmente deve crescere e noi dovremo essere bravi a farglielo fare nei tempi e nei modi giusti. Anche a livello fisico dovrà lavorare molto e bene. Ha bisogno di mettere chili e muscoli, ma senza snaturarsi o perdere le doti».
Lavoro fisico consumato molto nella scorsa stagione, non a caso segnata da diversi problemi fisici, ma che ora comincia a pagare. Sull’altro aspetto determinante, la testa, purtroppo ci ha pensato la vita. In Ucraina, infatti, Popov ha dovuto lasciare la famiglia (la mamma lavora in una delle aziende classificate come “indispensabili” per lo sforzo bellico). Intanto lui può continuare a coltivare il suo sogno. Non andrà bruciato, dopo questo primo exploit, ma la fabbrica dei campioni che sia chiama Empoli è il posto giusto...