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Empoli, i disturbi alimentari in aumento fra i giovani (soprattutto le ragazze)

di Sara Venchiarutti
Ilenia Giunti dirigente medico psichiatra psicoterapeuta e referente per la sede di Empoli del Centro disturbi alimentari dell’Asl Toscana Centro
Ilenia Giunti dirigente medico psichiatra psicoterapeuta e referente per la sede di Empoli del Centro disturbi alimentari dell’Asl Toscana Centro

Il centro dell’Asl ha registrato una impennata dopo il Covid. Ilenia Giunti: «Serve un’equipe multidisciplinare e la cura è lunga»

25 marzo 2024
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EMPOLI. L’età di chi soffre di disturbi dell’alimentazione e nutrizione si è abbassata. Sono sempre più giovani. Dai 13 anni in su. «Prima vedere pazienti di 13 anni era raro. Ora non più. Se ne vedono tanti di ragazzi e soprattutto ragazze in tarda adolescenza. Il disturbo alimentare è diventato più precoce», dice Ilenia Giunti, dirigente medico psichiatra, psicoterapeuta e referente per la sede di Empoli del Centro disturbi alimentari dell’Asl Toscana Centro. Lo hanno notato medici, psichiatri, dietisti, infermieri, pediatri, ginecologi e tutte le professionalità che lavorano in sinergia al Centro di via Mamante a Empoli. Così come è impossibile non notare un altro aspetto. «Dal Covid in poi – spiega la dottoressa Giunti – abbiamo registrato un incremento esponenziale dei casi: un più 30 per cento annuale».

L’anno scorso, nel 2023, al centro di Empoli – a cui fa riferimento soprattutto l’area dell’Empolese Valdelsa – sono arrivati 167 nuovi pazienti con disturbi dell’alimentazione e nutrizione: anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata, chiamato anche “binge eating”. I controlli invece sono stati 1800. E se da un lato l’età si è abbassata, dall’altro sono proprio loro, i giovani, a sviluppare maggiormente questa tipologia di disturbi. «Nella sede di Empoli – spiega Giunti – la fascia anagrafica più rappresentata è quella dei 17-20 anni, che corrisponde a un 40 per cento delle visite. A seguire poi – circa un 15 per cento - la fascia dai 21 ai 25 anni». Insomma, oltre la metà delle visite dovute all’insorgere dei disturbi legati all’alimentazione colpisce i giovani dai 17 ai 25 anni. C’è però da dire che «da noi, benché ci siamo comunque attrezzati, non c’è la neuropsichiatria infantile: i pazienti più piccoli che ci arrivano – spiega Giunti – di solito vengono mandati alla sede del Centro di Firenze. E infatti lì la seconda fascia più rappresentata è quella dai 13 ai 16 anni, con minori provenienti anche dalla zona empolese». Difficile trovare le cause per spiegare questo aumento. Di sicuro in parte «c’entra il contesto sociale, i messaggi che arrivano dai social e dai media influenzano moltissimo, ci dicono ancora che le forme fisiche sono importanti», sottolinea la dottoressa. E il Covid ha sicuramente accelerato delle fragilità già presenti. «La riduzione delle occasioni sociali – aggiunge Giunti – ha aumentato il tempo trascorso sui social, e quindi c’è stata una maggiore attenzione al nucleo centrale del disturbo, all’attenzione per il peso, le forme corporee e il fisico».

Più colpite le ragazze, le donne. «Sono soprattutto le femmine a soffrire di questi disturbi, anche se – assicura Giunti – negli ultimi anni c’è stato un incremento anche del genere maschile». Finora i dati si riferiscono al servizio ambulatoriale. Ma, sottolinea Giunti, «questa tipologia di disturbi richiede diversi step di cura. Non esiste in Italia un servizio che abbia tutti i livelli di cura, che sono diversi anche per intensità: si va dall’ambulatorio specialistico ai ricoveri al day hospital. Ed è impossibile pensare che una sola struttura possa ospitarli tutti». Ecco perché al Centro dell’Asl Toscana Centro sta iniziando ora a svilupparsi, con partenza dall’anno scorso, un sistema piuttosto innovativo. In pratica «una rete che a livello di territorio – spiega Giunti – ci permette di avere una copertura totale di tutti gli step».

La collaborazione si chiama “Florence Network” e riunisce l’Asl, l’ospedale di Careggi e l’ospedale pediatrico Meyer. «In questo modo – sottolinea Giunti – tutti gli step di cura sono “coperti”». All’ospedale di Empoli, il San Giuseppe, c’è un posto letto dedicato al servizio psichiatrico di diagnosi e cura specifico sui disturbi alimentari. Qui nel 2023 sono stati ricoverati otto pazienti, sei femmine e due maschi. L’età media è di 23 anni. E se fare rete è fondamentale, lo è altrettanto la multidisciplinarietà. «Si tratta di disturbi molto lunghi la guarigione richiede anni. E per curarsi – sottolinea la dottoressa – serve un’equipe multidisciplinare: medici, dietisti, psichiatri, psicologi, educatori, infermieri, ginecologi, pediatri. Poi cerchiamo di puntare molto sulla famiglia come fonte di aiuto per accettarsi come si è. Le famiglie hanno un ruolo importante nel percorso di cura».
 

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