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Incendio alla Colorobbia, evacuata l'azienda e un dipendente è rimasto intossicato

Francesco Turchi
L'incendio alla Colorobbia
L'incendio alla Colorobbia

Nello stabilimento vicino a Vinci, le fiamme sono partite da una caldaia. Intervento dei vigili del fuoco e del nucleo Nbcr, in corso accertamenti sulle esalazioni

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VINCI. Ore di fiamme e fumo, che si mescolano a preoccupazione e paura, con centosettanta persone evacuate e una task-force di vigili del fuoco, soccorritori e forze dell’ordine per garantire la sicurezza della zona. Una mattinata di tensione, mercoledì 11 marzo, all’interno dello stabilimento Colorobbia Italia di via Pietramarina a Sovigliana, dove si producono smalti e vernici per piastrelle. Il rogo si è sviluppato nel reparto dove sono stoccati i pigmenti. Un dipendente dell’azienda, tra i primi a intervenire per cercare di domare l’incendio, è rimasto intossicato: medicato sul posto dalla Misericordia, è stato poi trasportato al pronto soccorso del San Giuseppe di Empoli, tuttavia le sue condizioni non sono gravi.

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Secondo una prima ricostruzione, una caldaia si è incendiata, l'olio diatermico (vettore di calore) dell’impianto è schizzato sulla copertura in poliuretano espanso che poi a sua volta ha preso fuoco. A questo punto è suonata la sirena e gli operai sono usciti all’esterno dell’azienda, mentre la colonna di fumo si vedeva già da alcuni chilometri di distanza, facendo temere il peggio. Nel giro di pochissimi minuti sono arrivati i vigili del fuoco di Empoli con due mezzi, supportati dai colleghi di Petrazzi, Firenze, Prato e Pisa.
Nel frattempo l’Asl ha fatto scattare il piano di maxi-emergenza, con numerosi mezzi di soccorsi coinvolti  con la regia del direttore del direttore del dipartimento emergenza-urgenza Alessio Lubrani; sul posto anche polizia, carabinieri (che hanno anche sorvolato la zona a bordo di un elicottero) e gli agenti del comando territoriale della polizia municipale dell’Unione dei Comuni, guidati da Paolo Masini.

Un dispiegamento di forze che testimonia il livello di preoccupazione per la sicurezza e la salute dei dipendenti ma anche degli abitanti della zona, alla luce del tipo di attività, e delle sostanze utilizzate all’interno della Colorobbia, dove si producono smalti e vernici per ceramiche: un’industria chimica classificata nell’inventario nazionale del Ministero dell’ambiente, tra gli impianti a rischio di incidente rilevante connessi all’utilizzo di sostanze pericolose.

I vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme nel giro di un’ora. Decisivo però - come hanno sottolineato gli stessi pompieri - anche il rispetto delle norme di prevenzione incendi della fabbrica, anche nella costruzione stessa della struttura, che hanno evitato che il rogo potesse propagarsi. Una serie di misure che hanno anche consentito di limitare i danni all’interno del capannone.
A quel punto sono intervenuti i tecnici della prevenzione dell'Asl e di Arpat oltre al nucleo specializzato fiorentino Nucleare, batteriologico, chimico e radiologico dei vigili del fuoco per valutare l'eventuale presenza di esalazioni tossiche. Fortunatamente – come ha spiegato il sindaco di Vinci, Giuseppe Torchia, che ha seguito tutte le operazioni insieme a buona parte della giunta – l'incendio non ha interessato il capannone dov'è stoccato il minio, un minerale fortemente tossico. In quel caso sarebbe scattata l'evacuazione anche degli abitanti in un raggio di circa quattrocento metri secondo un apposito piano di emergenza, messo alla prova in passato anche con una maxi-esercitazione, quando venne simulata una grossa perdita di sostanze nocive e tossiche verificatasi in seguito ad un incendio.

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All’interno del capannone interessato dall’incendio, invece, c’erano materie prime - in parte distrutte dalle fiamme - utilizzate per la formulazione di pigmento, che non sono nocive. Intorno alle ore 13 tutti i dipendenti sono rientrati a lavoro, fatta eccezione per il capannone interessato dall'incendio dove sono proseguiti i rilievi dei tecnici per tutta la giornata. Soltanto nella giornata di giovedì 12 marzo però si saprà con certezza se la colonna di fumo che ha tenuto col fiato sospese l’Empolese ha causato conseguenze per la popolazione o se l’allarme potrà essere considerato definitivamente rientrato.

L’Asl 11, sulla base delle prime informazioni acquisite dagli operatori del dipartimento prevenzione intervenuti sul posto (altre  al nucleo specializzato Nucleare, batteriologico, chimico e radiologico dei vigili del fuoco), tranquillizza la popolazione, ma allo stesso tempo spiega che una valutazione definitiva in seguito all’incendio della Colorobbia sarà effettuata nella giornata di giovedì. «Per i materiali coinvolti e per la durata dell’incendio si ritiene che non vi sia stata una esposizione della popolazione a sostanze nocive per la salute. La necessità di effettuare un monitoraggio ambientale insieme con la competente Arpat verrà valutata con l’acquisizione dell’esito degli accertamenti avviati».

Secondo i primi rilievi svolti nella giornata di ieri, anche alla luce del fatto che il rogo non ha interessato materiali nocivi, non dovrebbero essere presi particolari provvedimenti per la tutela della salute pubblica.
Un’indicazione in questa direzione arriva anche dall’Arpat, attraverso la responsabile del Dipartimento Empolese Valdelsa, Laura Balocchi: «Il rogo non ha interessato materie prime pericolose. Comunque faremo una valutazione finale nella giornata di domani (giovedì, ndr), insieme all’Asl 11».

Nel luglio scorso, per esempio, in seguito all’incendio nell’azienda Mazzoni Ferro al Terrafino, il sindaco Brenda Barnini firmò un’ordinanza che vietava il consumo di ortaggi e frutta raccolti nel raggio di cinquecento metri. Ma in quell’occasione andarono in fumo trecento tonnellate di solventi, vernici e fanghi. Un quadro che appare ben diverso rispetto a quanto accaduto alla Colorobbia, dove le fiamme hanno interessato la copertura un poliuretano espanso e materie prime non nocive.


 

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