Meningite, problemi col farmaco nuova profilassi per 50 ragazzini
L’azienda ha comunicato che l’efficacia è a rischio ma le pasticche erano già state somministrate. Richiamati gli amici di Giovanni Locci. Il dottor Filidei assicura: «Non c’è nessun pericolo, decisione presa a scopo precauzionale»
EMPOLI. Il farmaco utilizzato per la profilassi potrebbe non essere efficace. E così l’Asl 11 decide - in via precauzionale - di richiamare una cinquantina di ragazzini, ai quali saranno somministrate ulteriori dosi dello stesso medicinale, ovviamente di lotti diversi rispetto a quelli giudicati “a rischio”. Dopo la tragedia, la psicosi-contagio e il dolore, la meningite fulminante che è costata la vita al tredicenne Giovanni Locci di Bassa, causa un incidente lungo il percorso di profilassi, al quale sono stati sottoposti i compagni di classe dello sfortunato ragazzino, ma anche i suoi insegnanti, i familiari, i coetanei che salivano sullo stesso scuolabus e tutti coloro che, in generale, erano stati a stretto contatto con lui nell’ultima settimana.
Nella maggior parte dei casi si tratta di pasticche, con le dosi che variano a seconda, per esempio, dell’età e del peso; più raramente di sciroppo. Il problema - in questo caso - deriva dal farmaco utilizzato dai medici sui cinquanta amici di Giovanni.
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Subito dopo la somministrazione, infatti, come ha spiegato l’azienda sanitaria empolese, la casa farmaceutica ha fatto sapere che alcuni lotti non avevano superato il test di efficacia.
In buona sostanza, potevano non funzionare nel migliore dei modi. E tra i lotti in questione c’erano anche proprio quelli somministrati per la profilassi a Cerreto Guidi. Di conseguenza l’Asl ha deciso di avvertire le famiglie dei cinquanta bambini e di somministrare ulteriori dosi (di altri lotti), per garantire l’effetto: «In pratica - spiega Paolo Filidei - direttore dell’unità operativa prevenzione malattie trasmissibili dell’Azienda sanitaria locale di Empoli - non era assicurata l’efficacia delle pasticche, perché era stati riscontrati possibili problemi di assorbimento: c’era il rischio cioè che non si sciogliessero bene una volta arrivate nello stomaco».
Tuttavia «i bambini ai quali avevamo somministrato quel farmaco - assicura Filidei - non corrono alcun rischio: semplicemente dovranno prendere altre quattro pasticche in due giorni, a distanza di dodici ore l’una dall’altra».
Tutto questo riguarda esclusivamente i ragazzini perché a giovani e adulti è stato somministrato un altro tipo di farmaco. Giovanni Locci è morto sabato mattina all’ospedale di Empoli per una sepsi meningococcica. Nelle prossime ore si saprà - grazie alle analisi svolte dal laboratorio dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze - di quale “ceppo” si tratta. Lo sfortunato tredicenne era vaccinato per il “C”, ma ne esistono molti altri tipi. La notizia del decesso aveva fatto scattare la psicosi, con centinaia di persone che si erano rivolte alle strutture sanitarie con il timore di un contagio. Fin dalle ore immediatamente successive al decesso del tredicenne, era stata messa in piedi una specie di “unità di crisi” per affrontare la situazione, con Comune, Asl e forze dell’ordine che avevano lavorato in stretta collaborazione per affrontare una situazione delicata. E i familiari, gli insegnanti, i compagni di classe di Giovanni erano stati sottoposti a profilassi: almeno 80 persone in tutto - secondo i primi dati forniti dall’Asl 11 - che nell’ultima settimana erano state a stretto contatto con lo sfortunato tredicenne.
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Tuttavia, per cercare di dare la massima assistenza e informazione alla popolazione, l’Asl aveva messo a disposizione tre ambulatori (due punti informativi e uno riservato alla somministrazione di farmaci) nel distretto di Cerreto Guidi, dove complessivamente si erano recate nella sola giornata di sabato oltre duecento persone. Ma un centinaio di cittadini si erano rivolti direttamente all’ospedale San Giuseppe di viale Boccaccio a Empoli, per chiedere maggiori delucidazioni su quanto accaduto e sugli eventuali pericoli per la popolazione. A tutto questo si aggiungono le centinaia di telefonate ricevute dall’azienda sanitaria con richieste di informazioni sulla meningite. Proprio anche alla luce di questa situazione l’Asl sottolinea a più riprese che «la decisione di sottoporre nuovamente alla profilassi i bambini è stata presa in via precauzionale» e che «i lotti somministrati non sono assolutamente pericolosi».