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Il caso

Porto di Cecina, ipotesi ritiro della concessione: gli scenari possibili

di Martina Trivigno
Porto di Cecina, ipotesi ritiro della concessione: gli scenari possibili

Parla Burgalassi: «Ma ora qualsiasi decisione è prematura»

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CECINA. «Ritirare la concessione del porto di Cecina è una delle possibilità. Ma ce ne sono anche tante altre da valutare attentamente». È cauta la sindaca Lia Burgalassi dopo l’ordinanza della Corte d’Appello di Firenze che accoglie il reclamo di Sales e «respinge la domanda di omologazione del concordato preventivo». E tutto prima che l’acquisto da parte della società Setha si fosse perfezionato, nonostante mancassero poche ore al 31 maggio e alcuni giorni all’udienza fissata a Livorno per l’11 giugno.

Sindaca, cosa rappresenta per voi l’ordinanza della Corte d’Appello?

«In questo momento qualsiasi ipotesi sul futuro del porto è assolutamente prematura: non c’è stato ancora modo di studiare la sentenza che rimette in gioco tutta una serie di attori, tra cui uno dei principali è anche il Comune di Cecina, ma non è un attore esclusivo che, da solo, può prendere decisioni se andare in un senso o nell’altro. Dobbiamo ancora leggere la sentenza, approfondirla con il nostro avvocato e capire poi quale saranno gli atteggiamenti rispetto a questa situazione degli altri interlocutori, prima di tutto la Porto».

Dal territorio, in particolare l’ex sindaco Renzo Cioni e anche l’assessore di Riparbella, Alessandro Lucibelli Piani, spronano il Comune a prendere le redini del porto: cosa nel pensa?

«Parto da una premessa: la questione del porto riguarda il territorio, ma anche soggetti interessati a partire dalla società, dagli acquirenti, dai promittenti acquirenti, dalle categorie economiche della città, come le attività turistiche e commerciali, anche in prospettiva di uno sviluppo della canteristica. Quando sono diventata sindaca, la questione era già in una fase avanzata di concordato, in cui l’amministrazione comunale ha ritenuto di dover tenere una posizione a salvaguardia dell’interesse pubblico e dunque ha ribadito ai promittenti acquirenti, quindi a Setha, la volontà dell’amministrazione comunale di chiedere il rispetto degli impegni presi in convenzione, a partire dall’argine sinistro del fiume Cecina su cui l’amministrazione ha fatto partire l’esecuzione in danno, in quanto viene realizzato con fondi della Regione Toscana. Quindi, fino a questo punto, il ruolo dell’amministrazione comunale è stato quello di ribadire l’interesse pubblico, senza intromettersi in una procedura concordataria tra privati gestita con la mediazione del Tribunale».

Ora però la situazione è cambiata perché il concordato a questo punto non c’è più.

«Sì, infatti si aprono diversi scenari possibili in cui, tra gli attori, rimane comunque la Porto Spa e, su questo punto, i maggiori creditori dovranno prendere delle decisioni in merito al futuro dell’azienda. Credo, però, che sia troppo fresca la notizia per poter dire quale sia la strada da intraprendere, mentre leggo stamattina (ieri, ndr) che c’è chi già propone delle opzioni. Credo che la questione sia talmente seria e importante che sia necessario approfondire e sviscerare tutte le questioni con calma, sentire gli attori interessati e cercare di procedere in una direzione che porti finalmente, dopo anni e anni, a una risoluzione della questione. Ora, finita la fase concordataria, l’amministrazione comunale riprende un ruolo centrale rispetto al futuro del porto, ma non esclusivo, perché comunque il porto è ritornato nella piena proprietà della Porto Spa».

E in questa fase quale sarà il ruolo del Comune?

«L’interesse dell’amministrazione è quello di tutelare l’interesse pubblico, prioritariamente della città, perché ci sono molti interessi e l’amministrazione pubblica deve tutelare in primis l’interesse della città e l’interesse della città è che il porto chiuda la sua travagliata vicenda con il completamento, l’omologazione e lo sviluppo futuro. L’altro interesse riguarda i 350 cittadini, quasi tutti cecinesi, che hanno comprato o dato degli anticipi per acquistare i posti barca: anche loro sono cittadini e, come tali, anche la loro posizione deve essere tenuta in considerazione così come gli interessi economici di tutti, compresi i creditori della Porto Spa».

Ritirare la concessione del porto l’avete messa in conto?

«È una delle possibilità, ma ce ne sono moltissime altre. Bisognerà valutare le varie opzioni sul tavolo e capire qual è l’indirizzo dei vari interlocutori di questa vicenda: cosa vorrà fare la Porto, cosa vorrà fare Sales che, fino ad adesso, si è opposto al concordato per andare verso una procedura giudiziale, quindi rinunciando anche all’assorbimento quasi totale dei propri crediti e, infine, cosa intendono fare anche i promittenti acquirenti (Setha, ndr) la cui posizione questa sentenza in qualche modo focalizza: i soggetti interessati sono molteplici, quindi l’amministrazione comunale proverà a cercare di mettere insieme tutto quanto per vedere quali sono le possibilità per uscire da questa secca».

La sentenza in Appello vi ha colti di sorpresa?

«È vero, questa situazione è giunta imprevista, ma poteva comunque verificarsi l’11 giugno quando il giudice avrebbe analizzato la richiesta di Sales alla chiusura del concordato. Perché , non dimentichiamolo, Sales, oltre a questo ricorso che era passato in Cassazione e poi in Corte d’Appello, ha presentato anche un ricorso al Tribunale di Livorno perché venga chiuso il concordato al 31 dicembre».

Cosa pensa di un eventuale nuovo concordato?

«Sarebbe l’ennesima via molto lunga e pone una serie di interrogativi sulla gestione: bisognerebbe capire intanto quali sono i termini del concordato, quali sono i tempi, quali garanzie ci sono sulla gestione del porto. In questa fase c’è necessità di prudenza e di approfondimento anche giuridico, perché la materia è estremamente complessa. L’opera porto è un’opera importante per la città, anche dal punto di vista dello sviluppo futuro e quindi è necessario cercare tutti di usare prudenza e cercare la soluzione migliore possibile».

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