Il caso

Cecina, morta sulla Porsche guidata dall’amica: in carcere anche chi ha noleggiato l’auto

di Sabrina Chiellini
La vittima dello scontro e i resti della Porsche
La vittima dello scontro e i resti della Porsche

Giada Russo: l’uomo deve scontare 7 anni di pena, aveva fornito la vettura guidata da Martina Mucci

23 maggio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





CECINA. C’è una seconda persona finita in carcere per la tragedia costata la vita a Giada Russo, 21 anni, di Rosignano, avvenuta la notte tra il 23 e il 24 settembre 2017 lungo la Vecchia Aurelia tra San Vincenzo e Donoratico.

Nei giorni scorsi i carabinieri di Cecina hanno arrestato e trasferito in carcere a Pisa, Martina Mucci, 24enne, di Cecina. Quella notte c’era lei alla guida della Porsche andata a schiantarsi contro un albero. I militari hanno dato esecuzione – è stato spiegato – a un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Firenze – Ufficio Esecuzioni Penali. Il provvedimento è scaturito nell’ambito del procedimento penale instaurato nel 2017 per il reato di omicidio stradale e falso materiale che ha visto coinvolta la giovane di Cecina, che allora aveva 19 anni, e altre due persone. Mucci deve scontare la pena di quattro anni e 8 mesi di reclusione, essendole stata ridotta la pena in secondo grado dopo che a Livorno era stata condannata a sette anni di reclusione (oltre a 12mila euro di sanzione amministrativa) . Stessa pena in primo grado anche per Francesco Lucchesi, 48 anni, commerciante d’auto, allora residente in provincia di Lucca.

Ieri mattina è emerso che per la morte di Giada Russo poche settimane fa a Ferrara, è finito in carcere anche Francesco Lucchesi, condannato a sette anni di reclusione nel giudizio di primo grado. A differenza della Mucci, Lucchesi non ha fatto ricorso in Appello e quindi per lui è diventata esecutiva la pena iniziale. In seguito all’incidente mortale e ad altri fatti Lucchesi si è trasferito a Ferrara dove aveva trovato un lavoro. Dagli atti dell’inchiesta sulla morte di Giada, coordinata dalla pubblico ministero Antonella Tenerani, erano infatti emerse anche altre responsabilità oltre a quelle della conducente. La diciannovenne non aveva mai conseguito la patente e il documento che aveva con sé (sparito in un primo momento) era risultato falsificato e dunque inesistente. Va detto che anche se avesse avuto la patente, non avrebbe potuto condurre un’auto di quella cilindrata.

Inoltre la Porsche era un regalo di compleanno per Martina, idea che, stando alle accuse, era stata in qualche modo resa possibile da Lucchesi (garante del noleggio e colui che materialmente aveva messo a disposizione della Mucci la potente Porsche) anche se a mettere la firma sugli atti del noleggio “figurava” la mamma, uscita dalla vicenda giudiziaria con un’assoluzione. Il reato di falso contestato agli imputati era poi legato anche a una ricevuta di attestazione di validità della patente poi risultata “taroccata”.

Lucchesi era stato condannato in assenza e il suo difensore ha depositato alla Corte d’Appello di Firenze un’istanza di revoca del giudicato. La difesa conta in questo modo, cercando di dimostrare che Lucchesi non ha ricevuto le notifiche degli atti giudiziari, di poter presentare ricorso ai giudici dell’Appello così da ottenere una riduzione della pena, come è stato per l’altra imputata Martina Mucci. Tra l’altro entrambi risultano coinvolti, pur con ruoli diversi, nella truffa delle auto di lusso collegata al fallimento della concessionaria di AutoElle di Migliarino, nel comune di Vecchiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Ambiente e paesaggio

Il fotovoltaico invade i campi toscani ma per i Comuni è uno sfregio al paesaggio

di Sara Venchiarutti
Le iniziative