Caselli e la lotta all’agromafia un progetto per 450 studenti
A Rosignano la giornata conclusiva di un percorso scolastico sulla sofisticazione alimentare Il magistrato insieme a Masini di Coldiretti ha illustrato la proposta di legge che porta la sua firma
ROSIGNANO. La mafia che controlla l’intera filiera alimentare, dalla coltivazione attuata con la pratica del caporalato, alla distribuzione finale: infiltrazioni criminali che mettono a rischio la salute dei cittadini e la stabilità dell’economia sana. Il rapporto 2017 sull’agromafia parla di un giro d’affari di 22 milioni di euro. Questo solo in Italia. A cui si aggiungono investimenti esteri, evasione fiscale per 120 miliardi l’anno, perdita di 120mila posti di lavoro e altri “spiccioli” che portano a un danno complessivo di qualcosa come 300 miliardi di euro/anno. Il dottor Gian Carlo Caselli parla semplice e gli studenti capiscono al volo. Il messaggio dell’ex procuratore antimafia è altrettanto semplice e diretto: «La legalità conviene sempre. A tutti». Ovviamente non alla mafia, che per riprendere le parole di Peppino Impastato, vittima di mafia nel 1978 (lo stesso anno dell’omicidio di Aldo Moro) è «una montagna di merda». E «la merda non è buona da mangiare». Il concetto, sintetizzato all’osso, si attaglia perfettamente all’argomento della giornata ospitata ieri al teatro Solvay, seminario conclusivo del progetto dell’Ufficio scolastico regionale sulla lotta alla sofisticazione alimentare, che ha coinvolto 450 studenti della provincia di Livorno (degli istituti tecnici alberghieri e agrari), insieme a Coldiretti, Unicoop Tirreno, Associazione per i diritti dei cittadini, FareAmbiente.
Frodi e sofisticazioni sono una piaga che colpisce in modo particolare il nostro Paese, dove c’è una concentrazione di prodotti agroalimentari di alta qualità (quasi 280 tra Igp, Dop, Doc ecc). E per difendere questi prodotti vengono messi in atto controlli capillari da parte delle forze di polizia, in particolare Nas e Finanza. Verifiche al top, l’ha definite Caselli, che però si scontrano con una legislazione ormai datata. E dunque lo stesso procuratore, con il professor Stefano Masini dell’Università di Roma (rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione per l’elaborazione della riforma) ha messo a punto una bozza di legge, che introduce l’etichetta narrante, inasprisce le pene e si avvale molto delle intercettazioni, che l’ex Consiglio dei ministri ha approvato. Ora 100 parlamentari neo eletti hanno promesso d’impegnarsi per la sua approvazione.
Ha coordinato l’incontro la giornalista Maria Meini, caposervizio del Tirreno. Masini ha risposto alle domande degli studenti (come si combatte la frode alimentare, perché non si aiutano i giovani a recuperare terreni incolti, quali sono le frodi più comuni e dove vengono commesse...) affiancando Caselli nella descrizione della riforma legislativa.
A spiegare come è articolata la rete dei controlli, il generale di divisione dei carabinieri del Nas Claudio Vincelli e il generale Michele Carbone, comandante regionale della Guardia di Finanza.
Valentina Domenici, docente del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, ha parlato del ruolo della chimica nella scoperta delle sofisticazioni, citando l’esempio più diffuso, quello dell’olio di oliva; Simone Ferri Graziani, presidente di Coldiretti per le province di Livorno e Pisa, ha insistito sulla certificazione delle aziende, strumento di difesa dei consumatori e degli imprenditori onesti. Fernando Gottardi, direzione qualità di Coop Italia, ha illustrato le procedure di controllo sulla filiera attuate da Unicoop, leader nella grande distribuzione. Hanno portato il saluto delle scuole l’assessora regionale all’istruzione Cristina Grieco, Domenico Petruzzo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, e per l’Ufficio scolastico provinciale la dirigente Anna Pezzati e Paola Barontini; padrone di casa il sindaco Alessandro Franchi.