Pistoia, la sfrattano da casa a 83 anni in carrozzella e con l’ossigeno
Portata via dal 118 in lacrime, ora vive in ospedale in attesa di una Rsa
PISTOIA. Ha 83 anni la signora Luisa. E a causa delle sue gravi patologie croniche è praticamente costretta su una sedia a rotelle, salvo qualche passo fra il letto, la cucina e il bagno, sempre assistita, però, da qualcuno. E con la bombola dell’ossigeno sempre a portata di mano. Nonostante le sue condizioni di salute, da martedì della scorsa settimana, la signora Luisa non ha più una casa.
A sfrattarla dall’alloggio popolare delle Fornaci, nella zona nord di Pistoia, in cui viveva da anni assieme al figlio disabile e disoccupato, sono arrivati i vigili urbani, che, di fronte al certificato in cui il medico curante dichiarava che l’anziana donna non era “trasportabile”, hanno chiamato il 118. Cosicché la signora Luisa, in lacrime, è stata portata via in ambulanza e ricoverata all’ospedale San Jacopo. Da dove, l’altro ieri, è stata trasferita a quello di San Marcello. In attesa che i servizi sociali le trovino una sistemazione in una rsa, che, naturalmente, dovrebbe essere lei a pagare, nonostante abbia soltanto pensione sociale e accompagnamento.
Come spiegato dai figli della donna, il provvedimento di decadenza dell’assegnazione dell’alloggio Spes (la Società pistoiese di edilizia sociale che gestisce le case popolari comunali) è del dicembre 2019. Ed era stato motivato dal servizio Politiche di inclusione sociale del Comune da una presunta violazione del le regole di assegnazione: la signora Luisa veniva accusata di aver “parzialmente ceduto a terzi il contratto di locazione”. In pratica era successo che, a causa dell’aggravarsi della sue condizioni di salute, la signora Luisa (rimasta vedova) aveva dovuto essere assistita assiduamente per un certo periodo dalla figlia, residente a Pistoia ma in un’altra abitazione. La presenza di quest’ultima nell’alloggio popolare era stata però accertata durante alcuni controlli dei vigili urbani. Ed era scattata la segnalazione. Come se la figlia fosse un’estranea a cui l’anziana donna avesse dato ospitalità stabile: eventualità proibita dal contratto di assegnazione.
Nel maggio scorso, Luisa e i figli si sono rivolti a un avvocato e hanno fatto ricorso al giudice civile. Illustrando, cartelle cliniche alla mano, il perché la figlia si trovasse in modo così assiduo nella casa della madre, che, viste le sue condizioni economiche, non poteva certo permettersi un’assistenza a pagamento: insufficienza respiratoria acuta cronica, scompenso cardiaco, ossigenoterapia, protesi a ginocchio e spalla, depressione, vertigini; il tutto, negli ultimi due anni, con molteplici trasporti al pronto soccorso.
Niente da fare. Il primo dicembre, il giudice ha respinto il ricorso. Ed è scattata la procedura per lo sfratto. Che, per la verità, sembrava potesse essere evitato, stando ai colloqui rassicuranti avuti dal nuovo avvocato della signora Luisa con i vertici della Spes e con l’ufficio di gabinetto del sindaco. Invitato a inviare tutta la documentazione al direttore generale del comune, però, il legale – Alessandro Fagni, subentrato poco prima della sentenza al collega precedente– ha avuto una risposta lapidaria: l’ordinanza doveva essere eseguita, dando mandato alla polizia municipale. Cosa che è avvenuta il 7 marzo scorso.
Applicando una sentenza del tribunale, certo, ma quello che ai figli dell’anziana donna non va proprio giù è che il comune non abbia atteso, se non la sentenza di appello su caso (l’avvocato Fagni ha già presentato ricorso), almeno che i servizi sociali avessero individuato almeno la struttura in cui poterla ospitare. Soluzione, quest’ultima, tra l’altro controproducente per l’amministrazione stessa, in quanto più onerosa rispetto a un contributo per un affitto o alla permanenza in un alloggio popolare. Fatto sta che la signora Luisa si è ritrovata catapultata in un letto d’ospedale, in preda alla disperazione, spesso in lacrime, come spiega il figlio, che, a sua volta sfrattato (e, come detto, disabile) ha trovato al momento ospitalità da una parente.