Raul Szabo, un jolly dalla Romania. «Lavoro e studio con hobby il calcio»
Alla fidanzata la dedica del primo gol
VIAREGGIO. Fa parte della tipologia di giocatori che ogni allenatore sogna di avere a disposizione. Uno come Raul Szabo può interpretare più di un ruolo sia a centrocampo che in difesa. E perché no, garantisce lui, magari anche in attacco. Insomma un jolly, come si diceva una volta, o un giocatore universale per stare a tempi più recenti, ben gradito dal tecnico Bucci.
E proprio domenica scorsa Raul ha dato prova di farsi valere dalle parti della porta avversaria realizzando il gol che ha dato il là alla preziosa vittoria del Pietrasanta sugli Amici Miei. Il suo primo gol in campionato, con tanto di dedica per la fidanzata Sara. Ventidue anni compiuti da poco più di un mese, è arrivato in Italia dalla natia Timisoara, città della Romania che proprio quest’anno sarà tra le capitali europee della cultura, quando era poco più di un bambino, assieme al fratello, al seguito di mamma Victoria e papà Mihai dal quale ha ereditato la passione per il calcio. Nelle categorie giovanili ha vestito le maglie di Don Bosco Mazzola, dove ha iniziato a 5 anni sotto la guida di Fabrizio Orlandi, Versilia, Atletico Forte, Sporting Pietrasanta, Viareggio, Massese e Lido di Camaiore. Poi dopo una stagione al Seravezza in serie D – senza mai esordire – il ritorno al Pietrasanta, con il quale nella passata stagione ha vinto il campionato di Prima categoria.
A chi va la dedica per il suo primo gol stagionale?
«A Sara, la mia fidanzata. Quando giochiamo in casa viene sempre a vedere la partita».
Da chi ha ereditato la passione per il calcio?
«Da mio papà. Da giovane ha giocato nelle categorie dilettanti poi è passato a fare l’arbitro dirigendo gare nella serie C e serie D romena».
Come si è trovato al suo arrivo in Italia. Ha vissuto qualche episodio di razzismo?
«Assolutamente no. Quando siamo arrivati in Italia abbiamo abitato a Levigliani, poi a Ponte di Tavole e adesso a Pozzi davanti al Buon Riposo. E non ho mai vissuto sulla mia pelle episodi simili».
È tornato qualche volta a Timisoara?
«Qualche volta sono andato a trovare nonno Mihai e nonna Maria. Anche se gli impegni di lavoro e con il calcio non mi lasciano troppo tempo».
Oltre a giocare a calcio cosa fa nella vita?
«Lavoro mezza giornata come muratore. Allo stesso tempo frequento l’università alla facoltà di Scienze motorie».
Tanti impegni: come riesce a gestire il tutto?
«Al momento ci riesco bene. Poi nel futuro staremo a vedere».
Cosa vorrebbe fare da grande?
«Mi piacerebbe sfruttare la laurea per rimanere nel mondo del calcio e farne una professione. O magari fare l’insegnante in qualche scuola. Anche se non è facile».
Torniamo al calcio. Qual è il ruolo che predilige di più?
«Ho iniziato a giocare come attaccante, ai tempi della Massese nei giovanissimi B segnai 24 gol in 14 partite. Poi ho fatto il trequartista, la mezz’ala ed il terzino. Nella Juniores ho giocato anche una partita in porta. Direi che riesco ad adattarmi in qualsiasi ruolo, anche se forse quello del centrocampista è quello che mi piace maggiormente».
Si descriva calcisticamente attraverso pregi e difetti.
«Tra i pregi metterei la grinta e la facilità di corsa, tra i difetti quello di perdere la concentrazione in certi momenti della partita».
Fa il tifo per qualche squadra in particolare?
«Simpatizzo per la Juventus ma niente di più».
Quindi non segue il calcio in televisione?
«Vedo solo le partite più importanti della Nazionale o delle competizioni europee dei club. Qualche volta seguo le gare della Premier League perché mi piace come giocano le squadre inglesi».
Ha un idolo in particolare?
«Messi. Per me è il calcio».
È ancora giovane. Punta a salire di qualche categoria?
«Mi aveva cercato la Pontremolese in Eccellenza. Ma ero impegnato con l’esame di maturità e poi avevo dato la parola a Simone Baldacci che avrei giocato a Pietrasanta».
E se capitasse una nuova occasione?
«Non lo so. A me piace giocare, quindi salire di categoria per poi rimanere in panchina non fa per me. Poi più sali di categoria ed aumenta l’impegno per gli allenamenti: dovrei vedere come posso far coincidere gli impegni calcistici con il lavoro. Il calcio resta un hobby».
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