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Estate 2025, sorpresa: anche Forte dei Marmi è in crisi. La profezia di un balneare e perché l’esclusività sta diventando una “trappola”

di Angelo Petri

	Una veduta di Forte dei Marmi
Una veduta di Forte dei Marmi

Gli hotel di lusso lavorano di più con arabi e sauditi, ma ad agosto sono pieni solo al 70%. Luigi Bianchi: «Gli altri raccolgono le briciole e danno la colpa al meteo. Abbiamo perso quella fascia che ci ha reso quello che siamo»

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FORTE DEI MARMI. Forte dei Marmi sempre più esclusiva. Lo si legge sulla cronaca, lo si sente dappertutto. Si racconta che per prolungare un soggiorno in villa di un solo giorno agli ospiti che avevano perso l’aereo siano stati chiesti 1.700 euro. Gli alberghi, del resto, lasciano spazio a tanti cinque stelle: alcuni sono già sul mercato, altri lo saranno a breve. E anche i prezzi immobiliari sono tornati a correre, segnalando stavolta non solo una costante ricerca per le ville di Roma Imperiale o delle parti nobili di Vittoria Apuana, ma un inedito interesse per le aree centrali.

L’allarme

Ma l’esclusività ha un prezzo e Forte sembra iniziare a pagarlo. A lanciare l’allarme è il presidente degli albergatori Paolo Corchia che ha sottolineato come agosto, un tempo mese tradizionale delle ferie degli italiani, oggi denunci ancora troppi buchi nelle prenotazioni. E che quel 70% di camere occupate registrato dagli albergatori lo sono, ma da stranieri: perlopiù arabi e sauditi.

Qualcuno lo profetizzò...

Qualche vecchio operatore così ricorda con una certa nostalgia i bei tempi, quando Forte dei Marmi era davvero per tutti, e pur conservando una trattamento speciale per gli ospiti più facoltosi non deludeva neanche il ceto medio, e nemmeno perfino i frequentatori del Bagno Prunaca, come affettuosamente al Forte chiamano da sempre le spiagge libere al confine con Cinquale. Profeta di questa situazione fu due anni fa Luigi Bianchi, un operatore turistico che allora puntò l’indice proprio contro la “Montecarlo della Toscana”. «Lo scrissi due anni fa: essere esclusivi – spiega – vuol dire escludere quella fascia che ci ha reso quello che siamo. Lavorano davvero dieci alberghi, dieci stabilimenti e cinque ristoranti. Gli altri raccolgono le briciole e danno la colpa una volta al meteo, una volta alle guerre, a breve ci saranno anche i dazi».

Bianchi prosegue: «La verità è che se una notte in albergo o in una casa in affitto ti costano un occhio della testa, in quanti se le possono permettere? La risposta è: quelli che vedete. Per fortuna ci sono gli stranieri – prosegue – ma il paese è sempre meno attrattivo, perché invece di continuare a essere qualcosa di diverso, a saper dire no alla massificazione, ha iniziato ad uniformarsi alle altre zone con la scusa del “ce lo chiede il cliente”. Sapete quante cose chiedono a me? Ma la risposta è no: è sui “no” detti che è cresciuto questo paese, soprattutto quando sarebbe stato più facile dire sì. Ma i nostri vecchi erano gente tutta di un pezzo, che ti ricordava che eri un ospite: gradito, certo, ma pur sempre ospite. Abbiamo abbassato troppo la testa e il giochino si è rotto».

Il nodo dell’urbanistica

Per Paola Dori, nota blogger cittadina, una spiegazione invece va cercata addirittura nel piano operativo «che ha previsto la ristrutturazione e l'ampliamento di 14 schede norma per gli alberghi per una loro riqualificazione extra lusso. Molti alberghi sono cantieri e quindi oggi sono chiusi. Se quelli rimasti aperti – continua Dori – sono pieni per la metà o il 60% dei posti letto, questo andamento del mercato turistico contraddirebbe le previsioni e lo sviluppo urbanistico programmato per il futuro del modello di Forte dei Marmi. Io non mi preoccuperei tanto per questa estate ma per il trend economico che si prospetta a livello nazionale per il mercato interno. L'aumento dei posti letto in hotel a 5 stelle è rivolto agli stranieri extra-europei ma il mercato extra-europeo è soggetto a variabili macroeconomiche e geopolitiche. Diciamo che è l'esatto contrario del turismo stabile generazionale che ha fatto la fortuna di Forte dei Marmi».

Verso il collasso?

Che abbia ragione, dunque, un politico di lunga militanza come Silla Silvestri, che affermò che «una certa percentuale, piccola, lavora e il resto guarda e non lavora. Quindi si va al collasso. Bisogna ripensare il modo di fare turismo?».

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